In Europa, sono fattore di enorme preoccupazione le politiche repressive, così come gli atteggiamenti xenofobi e intolleranti, nei confronti dell'immigrazione clandestina e delle minoranze. Esempio di queste politiche e di questi atteggiamenti è la decisione del governo italiano di rendere reato l'immigrazione clandestina.
Le istituzioni hanno elaborato un sistema normativo contro i comportamenti intolleranti e razzisti.L'articolo 3 della Costituzione della Repubblica, in Italia, prevede che tutti cittadini abbiano pari dignità sociale e siano uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali. Rispetto a questi principi, si vieta di ricostituire il partito fascista e di diffondere idee razziste e l'incitazione alla discriminazione razziale.
Le indagini della scuola psicanalitica di Francoforte hanno cercato di individuare i tratti e le caratteristiche di una personalità orientata al razzismo, alla xenofobia e all'antisemitismo, considerando il pensiero rigido e la personalità autoritaria, come una sorta di ricettacolo per l'insorgenza del pregiudizio antisemita e razzista quali elementi di un pensiero standardizzato e conformista.
I ragazzi allevati secondo lo stile educativo autoritario tendono a reprimere i sentimenti negativi nei confronti di genitori severi e a sviluppare un atteggiamento di sottomissione verso l'autorità, ma anche a proiettare contro persone più deboli le loro frustrazioni. La personalità autoritaria è caratterizzata da rigidità, stereotipi, incapacità di tollerare l'ambivalenza e il cambiamento.
Secondo Adorno, lo stereotipo antisemita e razzista è un potere completamente antiilluministico, naturalista, irrazionale e superstizioso che si afferma anche in una società razionale e tecnologica. Questo aspetto dell'analisi pone l'accento sulla personalità dell'individuo intollerante, mentre gli studi di psicologia sociale degli ultimi decenni accentuano e pongono in evidenza le dimensioni sociali del pensiero e del contesto che agevolano il formarsi dello stereotipo e del pregiudizio etnico e di genere.
Palmonari sostiene che il naturale sviluppo di un'interazione fra l'attività cognitiva dei bambini e delle bambine, la risonanza emotiva e l'ambiente socio-culturale determinano l'insorgere delle categorie concettuali dello stereotipo e del pregiudizio. Le caratteristiche personali, quali la rigidità ed economicità di pensiero, le frustrazioni e la conseguente dimensione relazionale intraindividuale, determinano l'insorgere della concezione intollerante nella relazione.
Dunque, quali sono i principali elementi che spiegano la nascita e l'evoluzione del pregiudizio, dell'intolleranza e dell'odio razzista e antisemita? Gli studi sul pregiudizio sono riconducibili alle relazioni sociali e ai processi di categorizzazione che tendono ad amplificare le differenze tra i gruppi e rafforzare le somiglianze all'interno degli stessi. Alla base del pensiero prevenuto e preconcettuale, sussistono meccanismi di categorizzazione che permettono di inserire gli “altri”, automaticamente, in predefinite tipologie distinte per caratteristiche di genere, età, ceto sociale, etnia, e altro ancora. I pregiudizi che sorgono nei gruppi e fra i gruppi sono riconducibili alla teoria realistica del conflitto che evidenzia le contese sociali per l'utilizzo delle risorse e la competitività sul piano economico e politico.
Il concetto di identità sociale è costituito dagli aspetti dell'immagine di sé che derivano dalle categorie sociali, di cui l'individuo percepisce l'appartenenza. La teoria di Bandura, relativa al disimpegno morale, evidenzia i meccanismi tramite cui l'individuo arriva a compiere azioni immorali, giustificando il proprio comportamento, usando eufemismi, distorcendo le conseguenze, dislocando le responsabilità. Inoltre, nella società autoritaria, monolitica e ideologica, strutturata in senso gerarchico, sono abituali i meccanismi di discriminazione. In tali contesti, come nella Germania nazista, è possibile osservare una progressione di azioni che muovono critica e dissenso contro il gruppo bersaglio, discreditandolo e autorizzando ripercussioni violente e brutali, giustificando il discredito stesso, perché tali atteggiamenti sfociano nella considerazione che il capro espiatorio costituisce una categoria sociale inferiore e degenerata. Fromm aveva evidenziato come nei regimi totalitari la vita e la sorte dei cittadini viene riposta nelle azioni politiche e nelle decisioni di un capo assoluto, dove la mancanza di condivisione democratica e di autonomia critica costituisce elemento di rischio per la possibile comparsa di meccanismi di distruzione.
In situazioni di insicurezza sociale e di difficili condizioni di vita, le circostanze possono attivare sentimenti di ostilità e rivalsa nei confronti di persone percepite come responsabili di simili problemi. Infatti, colpevolizzare gli altri, trasformarli in capri espiatori, diminuisce le proprie responsabilità. Questi processi possono rappresentare motivo di conflitto e fomentare i fenomeni di antisemitismo, razzismo e xenofobia. In ogni programma politico di contrasto del pregiudizio, assumono importanza la tipologia di struttura sociale, le disposizioni culturali, le condizioni economiche e sociali, la presenza di conflitto, i rapporti tra gruppi, la storia collettiva e le predisposizioni individuali.
In una società democratica, dove sono in atto meccanismi di condivisione e partecipazione alle decisioni, tramite la considerazione della cittadinanza attiva, nell'autonomia critica, soprattutto tramite il rilievo posto all'istruzione scolastica e alla libertà degli ambiti di stampa, risulta possibile considerare la presenza di anticorpi atti a prevenire gli elementi che ingenerano lo stereotipo, il pregiudizio e la discriminazione che, inevitabilmente innescano meccanismi di distruzione e atrocità collettive.
Attualmente tutto questo non appare così scontato, a causa delle degenerazioni del gioco democratico, rischio sempre presente in caso di affidamento totale delle istituzioni al capo carismatico e anche perché il meccanismo del capro espiatorio agisce in condizioni di crisi sociale, morale e politica e di insicurezza e di incertezza istituzionale.
Articoli correlati
- Putin: il nuovo Bush?
Lo sfondone di George W. Bush smaschera la guerra in Iraq e dà ragione a Assange
Commettendo ciò che molti giornali chiamano “il lapsus freudiano del secolo”, l’ex presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha inavvertitamente definito la propria invasione dell’Iraq nel 2003 come “ingiustificata e brutale.” Proprio ciò che Julian Assange aveva rivelato 12 anni fa.23 maggio 2022 - Patrick Boylan - Affollata assemblea preparativa a Roma
Il 20 maggio i lavoratori e le realtà sociali di tutta l’Italia scioperano per dire NO alla guerra
“Il padronato vuole comprarci col bonus governativo di €200? Se li metta in quel posto”, ha tuonato un rappresentante sindacale. “Noi, il 20, scioperiamo contro la sua guerra che causa inflazione, aumento di prezzi, cassa integrazione nelle industrie vulnerabili, tagli alla sanità e ai servizi".8 maggio 2022 - Patrick Boylan - Scomparsi i negoziati e la parola "pace"
Dolci, terribili scivolamenti del discorso pubblico sulla guerra in Ucraina
Il discorso pubblico sulla guerra in corso si va modificando in modo rapido e sostanziale ma, al contempo, poco visibile e perciò “indolore”. Questi cambiamenti così rilevanti raramente sono oggetto di discussione in quanto tali e questo può contribuire a renderli invisibili ai nostri occhi.1 maggio 2022 - Daniela Calzolaio - Estradizione di Julian Assange
Il caso va archiviato
L’Occidente giustamente condanna il bavaglio ai media russi. Sarebbe tuttavia più persuasivo se il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, fosse libero22 marzo 2022 - Bernd Pickert
Sociale.network