Lecce ha alzato la voce per Gaza e contro il riarmo
La manifestazione, documentata nelle foto che presentiamo in questo articolo, ha dato visibilità a un moto di indignazione di chi non si rassegna davanti all’orrore. Gli organizzatori hanno richiamato l’attenzione su ciò che sta accadendo a Gaza, dove sono ripresi gli attacchi israeliani, aumentando giorno dopo giorno il numero delle vittime civili: oltre 51.000, tra cui donne e bambini, spesso affamati, assetati, segregati in case ridotte a macerie.
Durante il corteo è risuonata forte la denuncia dei crimini contro l’umanità, più volte, invano, denunciati dalle organizzazioni internazionali, Onu in primis. Un dramma che sta segnando una delle pagine più buie della storia umana.
“Impossibile restare indifferenti”.
Lo hanno ripetuto, dando voce a quella tensione morale che ancora resiste sotto la coltre del conformismo e dell’indifferenza.
Il corteo ha anche lanciato un forte messaggio contro la folle corsa al riarmo, denunciando l'interesse dei fabbricanti e dei mercanti di armi che alimentano conflitti e tragedie umane. “Vogliamo cercare di scuotere le coscienze”, hanno sottolineato gli organizzatori, nella convinzione che la protesta possa crescere e rompere il silenzio, aprendo spazi di solidarietà e al contempo di disobbedienza alla logica perversa della guerra che senza scrupoli uccide i civili.
Le immagini della manifestazione raccontano la volontà di superare la rassegnazione e l'indifferenza. E' la testimonianza preziosa di chi, anche in tempi difficili, sceglie di vedere e di agire.
Questo il comunicato degli organizzatori.
Tre anni di attesa per una risonanza magnetica. Frane e alluvioni che spazzano via vite umane. Tagli continui allo stato sociale.
La risposta del partito unico della guerra ai bisogni della popolazione è aumentare i costi sul cittadino, tagliando ancora di più pensioni, servizi, accessi alle cure mediche e all’istruzione, spostando risorse destinate alle famiglie, nelle tasche dei fabbricanti di armi.
Ottocento miliardi di euro per portarci in una guerra impari, che non ci serve e non vogliamo; che non verrà combattuta né dai nostri governanti né, tantomeno, da quei mercati finanziari che hanno nelle mani le leve del comando. Saranno i nostri giovani, gli stessi a cui viene negata un’istruzione decente e un lavoro dignitoso, a diventare carne da macello.
Le ripercussioni, lo sappiamo tutti, saranno catastrofiche sia sul pianeta che su chiunque lo abiti.
Al contempo il nostro paese continua a essere schierato in sostegno di Israele, che sta sterminando un intero popolo nella totale impunità, garantendogli armi e rapporti diplomatici, in violazione della convenzione sul genocidio e delle determinazioni della Corte Penale Internazionale.
Li abbiamo osservati immobili mentre calpestavano la nostra Costituzione. Con un colpo di mano hanno emanato il decreto legge “sicurezza”, che lede i diritti con la repressione.
NOI A TUTTO QUESTO DICIAMO BASTA!
Nessuno può rimanere in silenzio. Occorre mobilitarsi in difesa dei diritti, per fermare il genocidio in Palestina, il riarmo e l’economia di guerra.
Adriana De Mitri, responsabile del nodo, aveva rilanciato nei giorni precedenti l’invito ad aderire: "Contro la guerra e le conseguenze della guerra nelle nostre vite, scendiamo in piazza. Unite e determinate, persone e realtà associative. Cerchiamo di essere in tante. Per la Palestina. Contro il riarmo".
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