La resistenza civile nonviolenta ha un tasso di successo del 59% contro il 27% di quella violenta

Il mondo ha bisogno della lotta nonviolenta

Nonostante le guerre in corso ci sono segnali di una controtendenza che mostrano come i metodi della nonviolenza stiano tornando sulla scena a cominciare dalla Global Sumud Flottilla.
2 ottobre 2025
Giuseppe La Porta

Oggi 2 ottobre, data di nascita di Gandhi, si celebra la Giornata Internazionale della Nonviolenza, promossa dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2007. In quale contesto globale? Decine di guerre non “dimenticate” ma semplicemente ignorate, il ritorno di un conflitto armato potenzialmente mondiale in Europa, un atroce genocidio a Gaza innescato dal perverso circolo vizioso della violenza. In quale tempo storico? Quello in cui militarismo e militarizzazione delle coscienze divorano terreno, dai massicci piani di riarmo della NATO ed europei, al dibattuto ripristino del servizio militare in Germania, all’esibizione di carri armati e military training alla Fiera del Levante, fino all’addestramento con i droni nelle scuole lituane. La nonviolenza rimane così la grande prospettiva spesso assente dal dibattito pubblico.

Iniziativa per la pace a Boves

Eppure la nonviolenza, che non è certo passività, è una strategia politica articolata ed efficace, attuata in primis da Gandhi e teorizzata anche da studiosi come J. Galtung e G. Sharp. Si basa su un principio semplice ma rivoluzionario: il potere dei governanti deriva dal consenso e dalla cooperazione dei governati. La lotta nonviolenta mira proprio a indebolire o bloccare queste fonti del potere. Si articola in un vasto repertorio di azioni: dalla protesta alla non-cooperazione (scioperi, boicottaggi), fino all'intervento diretto, come nel caso della disobbedienza civile. 

Ci sono però segnali di una controtendenza, che mostrino come i metodi della nonviolenza stiano tornando sulla scena, contro il genocidio e ad opera della società civile? Senza presunzione di completezza, se ne possono elencare alcuni:

  1. Innanzitutto, lGlobal Sumud Flottilla, che vuole spezzare, con un’azione diretta dichiaratamente nonviolenta, il blocco israeliano imposto a Gaza anche via mare e far nascere un corridoio umanitario per gli aiuti alimentari e sanitari. Un’iniziativa coraggiosa ed ammirevole, che ha smosso le coscienze e riattivato emozioni e passioni nell’opinione pubblica internazionale.
  2. La lotta dei portuali che stanno bloccando carichi di armi e munizioni destinati ad Israele (a Genova, Livorno, Ravenna e Taranto, ma anche in Francia, Spagna, Grecia, Tunisia...). Come scrive G. Granato su il Fatto Quotidiano: “In tempi in cui la politica sembra ridotta a pura performance comunicativa, torna l’elemento materiale, l’azione concreta che può modificare la realtà e non solo la sua rappresentazione”.
  3. Il rilancio, a livello internazionale, della Campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), mirata soprattutto all’economia e alla politica israeliana, come già accadde con successo per il Sudafrica dell’apartheid. Esempio ne è anche il boicottaggio dell’azienda farmaceutica israeliana TEVA, promosso in varie città italiane e recentemente anche a Foggia.
  4. La grande adesione allo sciopero del 22 settembre, proclamato dalle organizzazioni sindacali di base (lo sciopero è un tipico, storico esempio di boicottaggio e non-cooperazione).
  5. Le grandi manifestazioni di piazza ed i cortei che hanno visto partecipi diverse centinaia di migliaia di persone il 22 settembre, con occupazioni e blocchi – nella quasi totalità pacifici – di stazioni, tangenziali e autostrade, cioè con azioni di disobbedienza civile di massa.
  6. Le imponenti proteste per la presenza di una squadra israeliana al giro ciclistico di Spagna, che hanno portato anche ad annullare l'ultima tappa e a ridurre il percorso di un’altra.
  7. L'abbandono dell’Assemblea ONU da parte di moltissime delegazioni prima che Netanyahu iniziasse lì a parlare il 26 settembre.
  8. L’Oscar 2025 assegnato come miglior documentario a No Other Land, diretto da un collettivo israelo-palestinese, che mostra la resistenza nonviolenta in Cisgiordania all'occupazione israeliana e agli attacchi dei coloni.

Caratteristica comune a quasi tutte queste azioni è la straordinaria mobilitazione dal basso ed intergenerazionale, cifra peculiare anche della resistenza civile nonviolenta.

Chi consideri la nonviolenza una prospettiva utopistica deve fare i conti con i dati. Le ricerche di Erica Chenoweth, docente ad Harvard, sono chiare: analizzando 628 casi storici dal 1900 al 2019, ha evidenziato che la resistenza civile nonviolenta ha un tasso di successo del 59% (contro il 27% di quella violenta).

Come mostra l’esempio della Flotilla, la nonviolenza non è la scelta dei deboli, ma dei forti, che hanno il coraggio di lottare per un mondo migliore senza perdere la propria umanità.

Note: Una versione ridotta di questo testo è stata pubblicata oggi dalla Gazzetta del Mezzogiorno.

Qui trovate un podcast sulla giornata della nonviolenza curato da Carlo Gubitosa
https://castopod.cgubi.synology.me/@123podcast/episodes/2-ottobre-giornata-mondiale-della-nonviolenza

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