L'appello di Giuliano Giuliani: "A Roma non fatevi fregare"
Il 4 aprile del 1967, a New York, Martin Luther King pronunciò un discorso memorabile. Disse fra l’altro, si era in piena guerra del Vietnam, che non avrebbe più potuto pretendere dai neri dei ghetti che non usassero la violenza senza essersi prima espresso con chiarezza e determinazione “contro il maggior veicolo di violenza nel mondo d’oggi, il governo degli Stati Uniti d’America.”
Sono trascorsi 37 anni. Non c’è la guerra del Vietnam, c’è la guerra in Iraq. Prima ancora che si scoprissero le infamie delle torture, quel giudizio di Luther King è di una attualità impressionante. Per questa ragione George W. Bush non c’entra niente con la liberazione di Roma, con l’eroismo dei soldati statunitensi che contribuirono ad abbattere il nazifascismo e a liberare l’Europa. Per questa ragione è giusto e sacrosanto manifestare contro la inopportuna e sgradita presenza di Bush (Michael Moore dice che non è neppure presidente, perché senza i brogli documentati non sarebbe stato eletto).
Come manifestare? Nell’unico modo giusto, legittimo, condiviso, utile, capace di conquistare alla causa della pace ulteriori consensi: in modo pacifico e nonviolento. Ho letto l’intervista a Walter Veltroni sull’Unità: spero che la sua fiducia in un comportamento corretto delle forze dell’ordine, come per altro è avvenuto in diverse occasioni dopo Genova, trovi conferma. Ho letto l’intervista a Luca Casarini sulla Stampa: non sono d’accordo. Voglio dirlo ai ragazzi nei quali prevale un sentimento di rabbia: non lasciatevi fregare, ricordatevi di Genova. Voglio dire a Luca, con affetto e sofferenza, che a Genova i bancomat, le vetrine, le automobili sono stati rotti e bruciati per colpa delle forze dello Stato: o direttamente o permettendo che altri, del tutto estranei al movimento, lo facessero. E che non sarebbe più possibile sostenere questa verità, neanche con le immagini e le testimonianze che la dimostrano, se non prendessimo le distanze da quelle cose idiote e inutili, o peggio ancora se ce ne rendessimo responsabili. Non c’è nessun atto bestiale che possa giustificare un atto, sicuramente meno grave, ma anch’esso sbagliato. Oltretutto, non è proprio il caso di aiutare questa destra orrenda, che semina paura e sulla paura cerca di riconquistare il terreno che ha perso.
Dove manifestare? Non parlo di percorsi, penso a una espressione diffusa della nostra volontà di pace e del fastidio per una visita inopportuna. Tantissimi cittadini vogliono farlo ma non possono venire a Roma. E allora, perché non portare nella piazza principale della propria città, del proprio paese, la bandiera arcobaleno, tenersi per mano, portare al collo un cartello con quella frase di Luther King, dimostrare la nostra speranza nelle tante agorà che dobbiamo saper costruire?
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