NELL’ARCA…SOTTO IL DILUVIO …VERSO L’ARCOBALENO Il conflitto come via alla pace
Ancora una volta il Sud, due anni fa nella Locride, con il vescovo P.Giancarlo Bregantini, ora nella diocesi di Termoli Larino, ha accolto la Marcia per la Pace del 31 dicembre, appuntamento a cura di Pax Christi Italia, Caritas Italiana e Ufficio Lavoro, pace, giustizia e salvaguardia del creato della CEI.
Da 36 anni questo gesto, che coinvolge molte persone e gruppi, giovani e non solo di ogni parte d’Italia, è dedicato al tema della giornata mondiale della pace, ed il vescovo emerito già presidente di Pax Christi, Mons.Bettazzi, che abbiamo festeggiato per il suo ottantesimo compleanno e quarantesimo anniversario di episcopato, ha il primato di avere fatto tutte le marce. Molti bolzanini lo ricorderanno nel felice momento che era stata per noi la marcia a Bolzano, alla fine ’90, insieme all’allora presidente, il vescovo sempre amato d.Tonino Bello e anche allora a numerosissimi partecipanti.
Da alcuni anni la Marcia serale, che già era sempre preceduta nel pomeriggio da una tavola rotonda ed una veglia di preghiera,concludendosi poi con l’Eucarestia nella cattedrale, è anticipata da un convegno di un giorno e mezzo per dare più spazio alla riflessione, all’incontro e al confronto con la realtà locale. Quest’anno l’icona biblica dell’arca di Noè parlava di segno dell’alleanza e di tempo della ricostruzione in una terra martoriata dal recente terremoto di poco più di un anno fa, con le ferite ancora aperte.
Sono stata con un gruppo alcune ore a S.Giuliano, nell’entroterra montuoso, in silenzio, a stare con loro, ad ascoltare il loro giovane parroco che ci parlava del vissuto, della loro necessità di riappropriarsi della quotidianità, dopo essere stati ‘invasi’ da cose, visite, persone, da forme di solidarietà tante volte inopportune, quando non si parte dal bisogno reale.
Casualmente ci trovavamo lì proprio nel giorno 31, anniversario di quel terribile 31 ottobre 2002, e abbiamo potuto condividere con i genitori delle piccole vittime la Messa che li riunisce ogni mese . Un ‘occasione preziosa per pregare con questa comunità ferita, dignitosa. Una piccola comunità che ci insegna sulla propria pelle che ciò che conta è l’essere chiesa, non necessariamente il fare. Si può fare a meno di tante cose. E il coraggio di andare avanti. – ìmpari - ci è stato detto -che la memoria di chi non c’è più va vissuta nella storia di chi c’è. Molti, dopo il terremoto in Iran sono andati dal parroco dicendo che bisogna fare qualcosa per loro. La presenza del loro vescovo, Mons.Tommaso Valentinetti, da poco più di un anno presidente della sezione italiana di Pax Christi, è avvertita vicina, a portata di mano. Ed è lo stesso vescovo che nella concelebrazione conclusiva a Termoli ha passato la raccolta delle offerte, corrispondente alla rinuncia della cena o cenone, da noi pensata come solidarietà alla sua gente, ad altri terremotati, quelli della recente calamità in Iran,interpretando l’apertura e generosità della sua gente.
Sono risuonate tante parole ricche di significato, di vita e di speranza in questi due giorni; in particolare mi ha toccato l’appassionata e lucida lettura del nostro momento storico da parte di d.Luigi Ciotti, amico stimato anche da tanti bolzanini, testimone infaticabile: l’alleanza come impegno a costruire uguaglianza, permettere all’altro di uscire dalle sue privazioni e povertà; la necessità di costruire un nuovo senso comune anche per l’Europa, e di riprendere le condizioni di uguaglianza anche in Italia, che sono state smarrite. L’uguaglianza dei cittadini riguardo ai diritti sociali si è degradata. L’uguaglianza e la solidarietà sembrano disvalori. Oggi è in perdita il senso della legalità, ma senza questa il forte schiaccia il debole. La chiesa deve avere più coraggio: l’illegalità è nemica della pace. Ed insieme, lungo il tragitto della Marcia altre testimonianze, come quella del giovane kossovaro che nella recente guerra si è rifiutato di scegliere la violenza e per questo è stato perseguitato. E la voce del vescovo ausiliare di Bagdad, Mons.Warduni, che insieme ad altri vescovi della chiesa caldea d’Iraq risuona da tempo come canna nel deserto, chiedendo pace e smascherando i motivi nascosti di questa guerra senza fine.
Storie di un popolo della pace sommerso ma visibile, per chi ha occhi per vedere.
Un’ultima immagine: in questo variegato popolo in marcia nella notte piovosa di capodanno a Termoli, che confluisce nella capiente chiesa di S.Francesco in periferia, sono presenti nove vescovi. Mi fanno pensare a un Concilio per la pace, forse un anticipo di quel Concilio ecumenico per la pace già auspicato da Bonhoeffer in un periodo così buio della storia non lontana. Ancora continuiamo ad attenderlo, a prepararlo.
Dal Molise, una terra ricca di cultura, storia e tradizioni, ma economicamente povera e martoriata del nostro Sud, tanta speranza, tanta luce.
Un po’ come a Betlemme!
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