Alla 19a edizione dal 1986, la marcia aveva come slogan: "Disarmiamo le menti, le mani."

Migliaia di persone alla marcia per la Pace a Boves, in Piemonte.

Si è svolta domenica 21 settembre 2025 una grande iniziativa per la Pace coordinata dalla Diocesi di Cuneo e Fossano e da numerose associazioni, cooperative e istituzioni, religiose e laiche, della provincia di Cuneo.
22 settembre 2025
Pietro Anania

Si è svolta domenica 21 settembre, in Provincia di Cuneo, la diciannovesima edizione della "Carovana per la Pace" promossa dalla Diocesi di Cuneo e Fossano. Edizione particolarmente significativa perché inserita, quest'anno, nel fitto calendario di eventi dedicati alla solidarietà con Gaza, vittima da giorni della brutale offensiva delle IDF, le Forze di Difesa Israeliane. La marcia è un appuntamento fisso del pacifismo di ispirazione cattolica in Provincia di Cuneo; in questa edizione hanno aderito associazioni e sigle di ispirazione laica, come ANPI, Emergency, il Coordinamento Pace e Disarmo Cuneo e le Donne in Cammino per la Pace, oltre a numerose associazioni e cooperative sociali attive sul territorio. Presenti anche, in prima fila, i rappresentanti di 15 municipi della Provincia, capoluogo compreso. nessuna

Il Momento dell'arrivo in Piazza Italia a Boves, dopo una tappa al Memoriale della Deportazione di Borgo San Dalmazzo, di una folla di alcune migliaia di persone, su cui svettano in ugual numero, bandiere della pace e della Palestina, dà speranza sulle capacità di mobilitazione del movimento pacifista locale, raccolto intorno alla chiamata una Diocesi di ispirazione apertamente multietnica e solidale con le sofferenze della popolazione palestinese. Boves e Borgo San Dalmazzo sono luoghi particolarmente significativi nella storia delle deportazioni naziste avvenute durante la Seconda Guerra Mondiale: a causa della loro vicinanza con la frontiera francese, videro dal 1943 l'allestimento di campi intermedi di deportazione di prigionieri ebrei e prigionieri di guerra italiani, ma nello stesso periodo furono culla del nascente movimento partigiano, coordinato tra gli altri dal cuneese Duccio Galimberti.

Sono intervenuti dal palco, fra gli altri, Don Flavio Luciano, Le Donne in Cammino, l'attivista congolese John Mpaliza e il giornalista Gad Lerner. Don Flavio, prete apertamente schierato per una società meticcia e interculturale, era già salito all’onore delle cronache locali nel 2021 per aver concesso alla comunità musulmana di Fossano di celebrare la festa dell’Eid-El-Fitr negli spazi della parrocchia, in seguito alla mancata autorizzazione a svolgere la festa nei locali della moschea - ufficialmente, per ragioni sanitarie - da parte dell’allora giunta di centro-destra della città.

Donne in Cammino per la Pace è un movimento nato a inizio 2024 e oggi diffuso in oltre 200 comuni in tutta Italia, caratterizzato da sit-in silenziosi, dal colore nero (a lutto) degli abiti indossati dalle partecipanti, dall’insistente richiesta di un cessate il fuoco a Gaza e dal ruolo preponderante delle donne, identificate come portatrici di una cultura di cura e di Pace.

John Mpaliza, classe 1969, è un attivista per i diritti umani nato in Zaire (oggi, RDC - Repubblica Democratica del Congo), già a vent’anni vittima di persecuzione politica nel suo paese di origine, dal quale è poi fuggito, trovando asilo e residenza in Italia dopo un iniziale, difficile periodo come bracciante agricolo in Puglia. Dal 2014 anima numerose iniziative e marce per la pace, impegno che gli ha valso il soprannome di “peace walking man”. John Mpaliza si è pronunciato contro l’apartheid in Palestina e altrove.

Gad Lerner, nato a Beirut da genitori ebrei nel 1954, è giornalista, conduttore televisivo e autore del libro “Gaza. Amore e Odio per Israele”, pubblicato per Feltrinelli in maggio 2024. Non nuovo a manifestazioni in sostegno a Gaza, era alla sua prima partecipazione alla marcia di Boves. Dal palco, ha dichiarato un comune sentire con l’indignazione e l’emozione dei partecipanti rispetto alla situazione attuale, e ha espresso il proprio accordo con lo slogan “Palestina Libera” e con il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte del Regno Unito. Ha poi chiesto di non negare l’umanità ai cittadini israeliani che, dandosi “un alibi morale” stanno osando “massacrare un popolo intero (...) disumanizzando e (...) dando una colpa collettiva a un altro popolo” (quello palestinese), per evitare che si inneschino ulteriori massacri da ambo le parti, giustificati proprio da tale visione disumanizzante. Ha inoltre indicato come esempio da seguire il territorio di Boves e Borgo San Dalmazzo, dove nel 1943 “Si è vista la barbarie, eppure si è iniziato il processo di liberazione di questo Paese”, e ha chiesto che “cessi questa follia, questa barbarie, carneficina, massacro, sterminio in Palestina” e si avvii “un processo di reciproco riconoscimento tra Israeliani e Palestinesi”. Ha insistito sulla necessità di fare pressione sul governo Israeliano perché cessi la carneficina, aiutando allo stesso tempo la dissidenza in Israele. A tal proposito ha citato, infine, Alexander Langer e il suo invito ad essere -per lottare contro la guerra in un contesto di nazionalismo aggressivo- “traditori della propria comunità, ma non transfughi”, con l’obiettivo di “avviare processi di pace”.

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