La terra, l'acqua, l'aria, la pace sono affari nostri

3 ottobre 2008
Maria Rosaria Mariniello e Nadia Nappo

Noi donne in nero di Napoli vogliamo sostenere con la nostra diretta partecipazione e presenza la lotta che da oltre due anni vede impegnate le donne e gli uomini del Presidio No Dal Molin per non far costruire una nuova base militare che gli Stati Uniti vorrebbero fare proprio nel centro di Vicenza. Per testimoniare la nostra vicinanza al Presidio No Dal Molin, abbiamo organizzato a Piazza Dante una vigil il 2 ottobre giornata mondiale della nonviolenza e il 3 ottobre al Videodrome Multisala Modernissimo la proiezione di tre filmati sulle donne del presidio e la storia del progetto della nuova base al centro di Vicenza.

Delegazione del Gruppo Donne NO DAL MOLIN per la PACE a Bruxelles, Parlamento Europeo

Questa lotta ci riguarda, riguarda tutte le donne e tutti gli uomini che ripudiano le guerre. Abbiamo visto in questi anni crescere la follia delle "guerre preventive" e delle "guerre umanitarie" dietro le quali si sono nascoste le politiche di aggressione del mondo, provocando morti e povertà.
Questa lotta di cittadini/e di Vicenza ci riguarda perché il territorio coinvolto nella costruzione della base militare, oltre a diventare base di guerra, sarebbe sottratto di un bene comune, l'acqua. Proprio sotto la nuova base si trova una delle più importanti falde acquifere del nord Italia.
Questa lotta ci riguarda perché mette al centro il diritto delle comunità locali di decidere quale destinazione dare al territorio in cui si vive e si lavora, volendo privilegiare la salute, la sicurezza umana e la pace.

Questa lotta ci riguarda perché anche noi abbiamo assistito all'uso che si è fatto e che si fa del nostro territorio regionale devastato dai rifiuti tossici, ed ancora di più, secondo i progetti governativi, si continuerà il degrado facendo discariche gigantesche e inceneritori velenosi.

La lotta di Vicenza ha fortemente relazionato i temi della difesa del territorio e del disarmo con l'amore per la propria terra e il desiderio di pace. Il movimento si è collegato con tutta la città e ha creato una rete di solidarietà nazionale ed internazionale, fino ad ottenere che il 5 ottobre fosse previsto lo svolgimento di una consultazione popolare per chiedere ai vicentini se vogliono che l'area del Dal Molin sia acquisita dal comune di Vicenza per scopi civili e non bellici, o far passare la linea degli Stati Uniti per una nuova base militare, che dovrebbe essere la più grande d'Europa.
La lotta del No Dal Molin ha visto una grande presenza femminile che, nel voler difendere la propria terra, non solo esprime il desiderio di salvaguardare il territorio, ma anche la volontà di non essere complici di guerre e violenze sulle popolazioni di altri paesi come già sta avvenendo in tutto il mondo. Quel che più interessa alle donne del presidio è un'altra politica, la pratica a partire dall'esperienza fatta attraverso la relazioni, la mediazione, la diversità. La presenza delle donne nel presidio è molto visibile e questo è divenuto un luogo focale: lì c'è un'energia diversa e si riesce a percepire. Il gruppo donne è nato poco più di un anno fa dal desiderio di alcune di fare insieme delle riflessioni su quello che stava accadendo ad ognuna di loro. Le donne che hanno dato vita a questo gruppo vengono da diversi percorsi politici e differenti storie. "Col tempo il loro linguaggio e la loro pratica ha fatto presa, dato ispirazione e misura"(1) Questa loro esperienza è un vero tesoro perché ha cambiato il loro presente e segnerà il loro futuro. I guadagni sono tanti ed importanti, come l'aver costruito una comunità affettuosa e l'aver tessuto relazioni che attraversano le differenze e i conflitti. Questa partecipazione attiva di tante donne al presidio le ha portate fino al Parlamento Europeo per chiedere impegni precisi in ordine alla garanzia di poter svolgere la consultazione sulla nuova base USA il 5 ottobre, anche con pronunciamenti da parte dei parlamentari UE o dello stesso parlamento europeo. Infatti le forti pressioni anche sul piano giuridico per impedirne lo svolgimento della consultazione degli abitanti, hanno portato al pronunciamento del Consiglio di Stato che, con "grande efficienza e tempestività", ha emesso l'ordinanza di inammissibilità del referendum perché "ha per oggetto un auspicio del Comune di Vicenza al momento irrealizzabile" dunque inutile per il Consiglio di Stato il pronunciamento dei cittadini di Vicenza. Comunque si potrà fare una consultazione autogestita, saranno allestiti ben 53 gazebi collocati in vari punti della città.

Ancora si rafforza il grave deficit di democrazia sostenuta con la militarizzazione dei territori. Anche su questo aspetto gli abitanti di Napoli e Campania hanno vissuto situazione molto dolorose, sia per la problematica armamenti che questioni rifiuti e violenza indiscriminata della "camorra".

Sulla problematica degli armamenti possiamo ricordare che Napoli è la città con più istallazioni militari della nostra penisola, questa città è diventata snodo del traffico di portaerei, sottomarini a propulsione nucleare e armamenti di ogni genere. Si tratta di sottomarini o portaerei i cui motori sfruttano l'energia nucleare, cioè reattori nucleari come quelli delle centrali, e che trasportano armi nucleari. I pericoli sono quindi gli stessi delle centrali nucleari, sia per le popolazione che per l'ambiente. Non è ammissibile la presenza di navi militari a propulsione nucleare in porti situati in zone con presenza di popolazione civile.

Per noi, donne in nero di Napoli, è significativo agire con altre e altri per rendere visibile questa concentrazione militare, e così avviare una trasformazione di tale situazione. Una politica dell'amore e della nonviolenza non può essere rappresentata da una città armata come è diventata Napoli.

Per la questione rifiuti vorremmo ancora una volta riportare l'attenzione sulla rovina della nostra terra: "Terre colte, belle, amate diventano discariche, immonde con tutti i nostri resti indifferenziati, forse anche resti umani, piene di lecito e illecito, probabile fonte di devianza ambientale, che ci rimandano anche a tutta la pubblicità di un mondo lindo, incontaminato. Fino a decretare il segreto di Stato, il territorio è militarizzato ed ognuna/o è fuori, diventa un resto non partecipe." - ma anche per la mondezza la politica di donne può avere un punto focale - "Proprio a partire dalla nostra esperienza politica, una politica fatta di relazioni, che si rapporta ai corpi viventi, si può disegnare uno spazio che tenga presente il quotidiano, il domestico, così da non costruire luoghi di parti, di chi ha valore e di chi è senza valore. Per questo si può oggi tra donne, per il mondo, valorizzare l'amore che abbiamo per l'ambiente e per la salute, dove i rifiuti non sono scarto ma valore aggiunto. Il saper ospitare tra noi anche ciò che appariva immondo, l'esperienza del quotidiano e della vita domestica ci restituiscono questa possibilità." (2)

In ultimo la violenza indiscriminata della camorra è cosa che viviamo direttamente nel nostro quotidiano e trasforma le nostre esistenze, riprendiamo dalla lettera di Saviano: nella nostra terra sono ormai mesi e mesi che un manipolo di killer si aggira indisturbato massacrando soprattutto persone innocenti.[...] Sedici vittime in meno di sei mesi. Qualsiasi paese democratico con una situazione del genere avrebbe vacillato. Qui da noi, nonostante tutto, neanche se n'è parlato. Neanche si era a conoscenza da Roma in su di questa scia di sangue e di questo terrorismo, che non parla arabo, che non ha stelle a cinque punte, ma comanda e domina senza contrasto.
Ammazzano chiunque si opponga. Ammazzano chiunque capiti sotto tiro, senza riguardi per nessuno.
[...] Come vi immaginate questa terra? Se è vero, come disse Danilo Dolci, che ciascuno cresce solo se è sognato, voi come ve li sognate questi luoghi? Non c'è stata mai così tanta attenzione rivolta alle vostre terre e quel che vi è avvenuto e vi avviene. Eppure non sembra cambiato molto. [...] Perché la devastazione cresce proporzionalmente con i loro affari, perché è irreversibile come la terra una volta per tutte appestata, perché non conosce limiti. [...] Bisogna trovare la forza di cambiare. (3)

Per tutto questo sembra rilevante che tante donne oggi vivano una idea collettiva di bene comune, e si impegnano ad immaginare la libertà della loro terra, come le donne 29 agosto di Acerra, le donne di Chiaiano e il Gruppo donne del Presidio No Dal Molin.

Noi restiamo, con l'esercizio dei nostri mezzi nonviolenti e del nostri corpi, in solidarietà e comunanza, a sostenere la lotta dei cittadini/e di Vicenza che non vogliono la costruzione di un'altra base di morte.

Note: 1) Silvia Marastoni, Le donne di Vicenzai, «Via Dogana», n. 85, giugno 2008, p. 3 .
2) Proteggiamo la terra dai rifiuti e dalle guerre, in Peacelink, Argomenti - L’altra metà del cielo, 25 luglio 2008, http://www.peacelink.it/ . Inoltre consigliamo di leggere l’editoriale del n. 4 2008 della rivista «Ada teoria femminista», http://www.adateoriafemminista.it/ .
3) Roberto Saviano, Lettera a Gomorra tra killer e omertà, «la Repubblica», 22 settembre 2008, p. 23-25
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