CharlieHebdo

Non si uccide un disegno.

7 gennaio 2015
Antonio Caso

http://www.serviziocivilemagazine.it/images/stories/2011/novembre/charlie_hebdo.jpg

Uccidere un disegno vuol dire uccidere un bambino.
Un bambino in tutti i sensi, tra le macerie di Gaza, sotto le polveri di Taranto e in chissà quanti altri luoghi del mondo in questo preciso istante.
Un bambino interiore, stamattina, a Parigi nella redazione di un giornale satirico.
Stamattina hanno ucciso dei bambini che con l’intelligenza vera, dei bambini, provavano a non avere paura del mondo prendendosene gioco, semplicemente colorandolo.
Sarebbe semplice dire che è stato un attentato, che la Francia è sotto attacco, che noi siamo sotto attacco, ma non è solo così, è troppo facile così.
Quanti sono sotto attacco da anni, ogni giorno, senza che nessuna delle nostre coscienze sia mossa da questo?
Paradossalmente chi è stato ucciso oggi era uno dei pochi che le nostre coscienze provava a smuoverle schierandosi sempre contro ogni forma di oppressione.
Oggi è un 11 settembre e non mi riferisco solo a quello di New York, ma anche a quello della Moneda, perchè oggi un sogno è in cenere.
Sarebbe ipocrita dire che non ci sono dita da puntare, ci sono dita da puntare verso chi di noi non si informa, verso chi delega tutto senza pensare che guerra e violenza chiamano solo altra guerra e altra violenza, verso chi non ha più la curiosità di un bambino, verso chi non ha uguaglianza nello sguardo e nella mente, quella stessa uguaglianza che ai bambini viene spontanea.
Charlie Hebdo era uguaglianza. Charlie Hebdo era curiosità. Charlie Hebdo era voglia di informarsi e di non lasciare nessuno indietro, non voleva fermare il Mondo per scendere, ma voleva denunciare che troppi esseri umani scendevano per colpa d’altri e nel peggiore dei modi.
Oggi 7 gennaio 2014 è un altro, uno dei tanti 11 settembre, l’altro giorno lo è stato in Pakistan, un po’ di tempo fa in Messico.
Chi se li ricorda gli studenti, come noi, scomparsi nel nulla?
Costruire una cultura di pace, di uguaglianza, di curiosità, di disegni. Questa è l’unica arma che abbiamo contro il terrorismo e non ditemi che non è vero.
Come si fa, anche volendo, a perquisire ogni essere umano?
Charlie Hebdo ancora una volta ha mostrato la nostra ipocrisia.
Speriamo di fermare il terrorismo, effettivamente come?
Chiediamocelo e chiediamolo soprattutto.
Come? Perquisendo ogni essere umano che ci passa accanto?
La “guerra al terrorismo”, obiettivamente, in cosa consiste se chi muore, lì e qui, continuano ad essere i bambini?
Charlie Hebdo era verità.
Quale sarebbe la verità di chi destabilizza paesi e popoli come se fossero castelli di carta e crea mostri?
Quale sarebbe la verità che ci viene presentata?
Non c'è bisogno di essere esperti di geopolitica, basta, come diceva un altro bambino ucciso, restare umani per capirlo.
In questo momento, più che mai, non dobbiamo cedere di un passo a chi vuole sfruttare dei bambini morti per ucciderne altri.
Di solito dopo un fatto di violenza, dopo un attentato, si dice che si perda l’innocenza.
Vi prego, non sia questo il caso, Charlie Hebdo era l’innocenza.
Riprendiamocela, riprendiamoci i disegni, riprendiamoci i bambini.

#JeSuisCharlie
#CharlieHebdo

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