Guadagnolo: «Gli abbracci per le fontanelle, un gesto che equivale ad un gesto di resa incondizionata»
Caro sindaco, ho letto il tuo sfogo sulla stampa. Faccio alcune premesse affinché il mio pensiero non venga travisato. Non appartengo, come sai bene, a nessuna delle categorie da te citate che “dovrebbero vergognarsi”, in più sai bene quanta stima e quanta considerazione ho di te come persona e quanto io creda nella possibilità che la tua giunta possa rappresentare una svolta per tirare fuori la città dalle secche nelle quali si trova.
L’aver fatto il sindaco mi porta innanzitutto a comprendere le difficoltà nelle quali si trova un altro sindaco, a non essere mai partigiano e ad assumere la forma mentis della ricerca del bene comune a prescindere dai ruoli e dagli schieramenti.
Nessuno quindi meglio di me comprende e apprezza gli sforzi che stai facendo per venire a capo di una situazione difficile e le difficoltà che devi affrontare quotidianamente.
Tutto ciò premesso devo dirti però che, in merito all’”evento” dell’inaugurazione della fontanella al cimitero pagata dall’Ilva, condivido le critiche mosse dal dottor Introcaso e da ampi settori dell’opinione pubblica tarantina. E sarebbe bene che qualche volta anche tu accettassi qualche critica poiché fa bene e invita a pensare. L’enfasi data all’episodio, (al di là della bontà dell’iniziativa), è stata certamente fuori luogo ed è stata funzionale, (magari senza intenzione né tua né di Archinà che è persona perbene), solo all’immagine dell’azienda apparsa come la benefattrice della città, immagine che ancora una volta con la tua lettera-sfogo contribuisci in buonafede a confermare e ad accreditare.
Attraverso le tue strette di mano e i tuoi plateali abbracci al rappresentante di Riva è passato in città il messaggio subliminale che si, insomma, a Taranto c’è qualche problema ambientale però in fondo l’azienda è vicina alla città ed è disponibile a collaborare e a risolvere i suoi problemi.
E invece non è così perché non può bastare una fontanella per mettere in secondo piano le responsabilità che essa ha avuto in passato come Partecipazioni Statali e continua ad avere come Ilva nel disastro ambientale della città ed a far dimenticare l’aggressione all’ambiente che continua senza sosta, le malattie e i tumori, le morti bianche che si susseguono con tragica cronometrica periodicità nel suo stabilimento.
Si perché lo scempio, malgrado la firma di atti d’intesa, continua. Saprai certamente che l’allegato III del D.M. 2.4.2002 n. 60 definisce i valori limite che non devono superare le emissioni di particolato PM10, 50 microgrammi/mc che non deve essere superato più di 35 volte per anno.
Ebbene, nel 2007 in soli due mesi la centralina di rilevamento di Via Machiavelli sui Tamburi ha registrato ben 45 superamenti rispetto ai 35 che la legge pone come limite annuo raggiungendo il 6 e il 13 luglio 2007 il limite intollerabile di 199 microgrammi/mc rispetto ai 50 previsti dalla legge.
Ti sei chiesto cosa avranno pensato le madri, le mogli, i figli, i fratelli e sorelle delle centinaia di lavoratori morti in fabbrica di fronte al loro sindaco che abbraccia e bacia il rappresentante dell’Ilva? E la città? Finora sull’ambiente ha scherzato? Ti sei chiesto cosa avranno pensato le centinaia di persone che hanno avuto familiari morti per tumori accertati derivanti da inquinamento da polveri d’acciaio come certificato da ricerche sanitarie mirate (il dottor Patrizio Mazza ne ha pubblicato di recente l’incidenza sui bambini), cosa avranno pensato quei cittadini che ogni giorno sono costretti a respirare e a spazzare dai loro balconi polvere di minerale, cosa avrà pensato il dottor Franco Sebastio che da anni combatte una solitaria battaglia giudiziaria in nome del diritto della città a vivere in un ambiente pulito?
Vedi, caro sindaco, i gesti che un sindaco compie, assumono un significato simbolico che va al di là della volontà dello stesso sindaco e della stessa realtà. Quel tuo gesto è stato letto dai più come una resa senza condizioni e una svendita della dignità della città per il classico piatto di lenticchie. Quel gesto ha bruciato anni e anni di lotte di cittadini per la difesa del proprio ambiente, faticose sentenze di condanna, il dolore e la sofferenza di tante famiglie che hanno perduto nello stabilimento padri, fratelli e figli. Tu hai il dovere di rappresentare le sofferenze, il dolore e i diritti di questa gente e te ne devi strafottere dei rapporti diplomatici con Riva e dei fair play istituzionali! Tu non puoi e non devi dimenticare di essere il sindaco di una grande città che è in credito nei confronti di Riva per fatti gravissimi certamente non risarcibili con quattro fontanelle.
Tu dici che l’Ilva non è il mostro da combattere e da cui non accettare nemmeno il saluto. E invece si, è proprio il mostro, la controparte della città da cui non accettare nemmeno il saluto se questo vuol significare abbassare la guardia e non chiedere conto. Come chiami tu una fabbrica responsabile dell’attuale disastro ambientale che continua, l’odioso ricatto occupazionale che condanna questa città a scegliere se morire di fame o di tumore? Anche se le istituzioni l’hanno tradita ritirando, in nome di un protocollo equivoco e rinunciatario, la costituzione di parte civile in tribunale sappi che la città continua moralmente ad esserlo.
Strette di mano? Possono solo esserci solo quelle dettate dal fair play formale tra parti avverse nei tribunali. Almeno fino a quando qualcuno non si metterà in testa che questa città va rispettata poiché non è una città di africani da colonizzare ma è abitata da gente titolare di una dignità alta che intende far rispettare e determinata a lottare per il proprio diritto a vivere. I posti di lavoro? Non dimenticare mai caro Sindaco che il signor Riva non è venuto a Taranto per fare beneficenza né fa parte della congrega dei Fatebenefratelli.
Con la stima di sempre
Mario Guadagnolo
Già sindaco di Taranto
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