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Dialogo con il Comune per rispondere ai comitati anti-fabbrica

«L'Ilva punta ancora su Taranto»

Rischi industriali. Riva annuncia 500 milioni di investimenti su sicurezza e ambiente nel 2008-2009. Taranto senza Alternativa, Palombella (Uilm): «Occorre più impegno contro smog e infortuni, ma non si può chiedere alla proprietà di chiudere il siderurgico»
3 dicembre 2007
Domenico Palmiotti
Fonte: Sole 24 Ore, Il (Sud)

- L'Ilva e Taranto provano a rilanciare il dialogo.Con l'obiettivo di arrivare a una tregua duratura, proprio nel momento in cui si moltiplicano i comitati locali che premono per una città senza inquinamento e polveri, cresce l'allarme per i tumori la cui ascesa è attribuita alla situazione ambientale e cerca di prendere quota un "movimento" anti-fabbrica. Senza contare le fortissime tensioni degli anni passati, con ripercussioni anche giudiziarie. Sicurezza, ambiente e rapporti con gli Enti locali sono i tre fronti su cui il gruppo Riva (proprietario dell'Ilva dal '95) sta lavorando. Il tutto investendo su sicurezza 500 milioni per il prossimo biennio, dopo i quasi 600 già spesi nel 2006.

L'estensione della fabbrica (il doppio della superficie della città) la complessità del ciclo produttivo (Taranto è una fabbrica a ciclo integrale: arrivano le materie prime e vengono trasformate in semilavorati o prodotti verticalizzati) e i numeri (13mila occupati diretti, 9milioni l'anno di tonnellate di acciaio) rendono difficile e temporalmente lungo il tragitto che dovrà portare il siderurgico a migliorare la sua compatibilità ambientale. «Ma questa – dice Ezio Stefàno, sindaco di Taranto – è l'unica strada possibile. Ci stiamo impegnando per costruire con Riva un nuovo rapporto basato sul rispetto della città». «Chiedere all'Ilvadi chiudere è impensabile – sostiene Rocco Palombella, segretario Uilm Taranto –.Prendiamo atto del nuovo rapporto tra Ilva e città, ma a Riva chiediamo di fare di più e d'investire perchè ci siano meno infortuni einquinamento. È l'unico modo per stoppare il partito anti-fabbrica ».

Secondo l'ultimo rapporto della società inglese Risk Management Services, cui l'Ilva si è rivolta per un check-up sulle condizioni di sicurezza dello stabilimento, nel biennio 2006-2007 è calata del 25% la frequenza degli infortuni con assenza da lavoro rispetto al picco del 2005. È stata realizzata per il 33% la revisione delle procedure di valutazione dei rischi e della sicurezza avviata nel 2006 e la maggior parte dei reparti dovrebbe completarla a metà 2008.

Raddoppiato (ora è a 45 unità) il numero dei dipendenti dedicati ai servizi di sicurezza. Punto ancora critico, le imprese di appalto, che per il rapporto restano «distanziate dai progressi dell'organizzazione Ilva nell'osservanza delle norme, nei livelli di addestramento e nell'approccio culturale alla sicurezza sul lavoro».

Quanto all'ambiente,nell'ambito dell'Atto di intesa tra Ilva, sindacati e istituzioni (il primo risale al 2003 aggiornato con una serie di Atti successivi), l'Ilva ha dismesso i 949 trasformatori con Pcb (policlorobifenile, altamente inquinante), coperto 52 nastri trasportatori interni su 97 ed effettuato 564 interventi di bonifica dell'amianto. Altri impegni sono poi stati assunti dall'Ilva sulle cokerie (anni fa quattro batterie dell'impianto furono chiuse dalla Procura perchè fortemente inquinanti) e sull'impianto di agglomerazione, da cui fuoriesce diossina. Tutte le cokerie, entro settembre 2008, saranno dotate di nuove macchine caricatrici e di sistemi per aspirazione e abbattimento delle polveri durante il caricamento del fossile e lo sfornamento del coke.

Per l'agglomerazione, invece, pur essendo l'emissione di diossina entro ilimiti nazionali – come ha riconosciuto anche il monitoraggio dell'Agenzia regionale di protezione ambientale –, l'Ilva annuncia di voler dotare entro il 2009 quest'impianto di «tecnologia adeguata a ridurre l'attuale livello di concentrazione della diossina nei fumi dell'impianto di agglomerazione ». «E' vero che l'Ilva è nei parametri nazionali per la diossina –dice il sindaco –,ma è altrettanto vero che questi parametri sono ormai superati da quelli adottati in molti Paesi europei che su questo terreno sono più rigorosi. Per questo, con un atto di indirizzo del Consiglio comunale, abbiamo chiesto al Governo di riesaminare i parametri sulla diossina».

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