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La Sinistra invecchiata

La posta in palio del governo della Puglia è molto alta: in gioco c'è la qualità stessa del riformismo del XXI secolo, che è il problema fondamentale a cui una nuova cultura politica della sinistra deve oggi, urgentemente, trovare una risposta.
5 agosto 2008
Francesco Fistetti
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

- Che Paolo Ferrero abbia deciso di inaugurare il suo lavoro di neosegretario di Rifondazione comunista incontrando gli operai dell'Ilva di Taranto, la più grande fabbrica del Mezzogiorno, proprio nella regione governata da chi è stato suo diretto antagonista in un congresso dominato più dalla logica amico/nemico che dalla dialettica maggioranza/minoranza, non è certo un caso.

Ferrero ha voluto testimoniare, come si diceva una volta, la sua scelta di classe, quella di essere dalla parte dei più deboli o, per usare le sue parole, dalla parte della «povera gente». Un gesto simbolico che, tuttavia, mostra, se mi si passa l'espressione, tutto il primitivismo di una cultura politica che si illude di affrontare i temi dello sviluppo sostenibile rinchiudendosi nel perimetro della fabbrica e rifiutandosi di fare i conti con le istituzioni centrali e locali. Ferrero, infatti, non sa che da tempo c'è un contenzioso in atto tra l'Ilva e la regione Puglia per la riduzione dei limiti della diossina e per migliorare le condizioni di lavoro che continuano a registrare una mattanza spaventosa di lavoratori.

Come conciliare il diritto alla salute di intere popolazioni con l'occupazione: è questo uno dei nodi che le società postmoderne e globalizzate saranno chiamate a sciogliere in termini spesso sempre più drammatici. E' un dato di fatto, acclarato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e da ricerche scientifiche qualificate, che a Taranto e a Brindisi vi è uno dei tassi più alti di patologie tumorali imputabili alla diffusione nell'aria di sostanza tossiche ed inquinanti.

E' evidente che la risposta a questo nodo epocale — che riguarda le forme dello sviluppo, l'organizzazione del ciclo produttivo, l'applicazione delle tecnologie, specie della cosiddetta rivoluzione digitale, gli «effetti controintuitivi » di queste ultime — non è né a priori né a senso unico. Su questo terreno si dislocano e si confrontano interessi di classe, visioni del mondo, valori antropologici e socio- culturali. La discriminante tra destra e sinistra passa da qui.

Chi pensa che esista una via obbligata ed una soluzione lineare e a portata di mano, sbaglia clamorosamente, perché non si rende conto che si danno sempre delle alternative tra cui scegliere. E la mediazione, a cui la politica mira, non è mai neutrale, ma codifica sempre dei rapporti di forza. Per questo una sinistra riformista del XXI secolo ha bisogno non di sterili denegazioni dell'esistente, tanto meno di Utopie (con la maiuscola), che peraltro si sono rivelate tragiche nell'esperienza politica del Novecento, ma ha bisogno di una immaginazione concreta e di una sperimentazione coraggiosa, capace di affrontare i nuovi dilemmi con categorie concettuali e pratiche del tutto nuove rispetto al passato.

Ferrero non ha capito che la Puglia era il laboratorio politico più avanzato non solo per Rc, ma per l'intera sinistra. La posta in palio del governo della Puglia è molto alta: in gioco c'è la qualità stessa del riformismo del XXI secolo, che è il problema fondamentale a cui una nuova cultura politica della sinistra deve oggi, urgentemente, trovare una risposta.

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