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Diossina Ilva, nuovo scontro. Taranto attacca il Governo

Il sindaco: «Chi sbaglia tra ministero e Arpa?. Non mi interessa, so solo che i tumori sono in aumento. Occorre conoscere anche i dati relativi alle altre aziende dell'area industriale tarantina, non c'è solo l'Ilva». Il dicastero dell'Ambiente ha contestato i dati utilizzati utilizzati dall'Agenzia regionale. Losappio: «Confermo piena fiducia sulle attività di Arpa Puglia».
22 agosto 2008
Cesare Bechis
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Ezio Stefàno, Sindaco di Taranto TARANTO — La polemica sulla metodologia seguita per misurare gli inquinanti emessi dallo stabilimento siderurgico è solo una questione di forma. Il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno (nella foto a destra con il patron dell'Ilva Emilio Riva), la scansa e va dritto al cuore del problema. «Non entro nel merito dei metodi impiegati dall'Agenzia regionale per misurare l'inquinamento industriale. Io conosco i dati preoccupanti sull'aumento dei tumori a Taranto, in particolare nei quartieri più vicini all'area industriale. Per me non è una sorpresa sapere che nella nostra città alcuni tumori legati all'inquinamento aumentano anno dopo anno e colpiscono sempre più spesso le fasce giovanili. A me interessa soltanto questo».

Ambiente contro Arpa

Il sindaco vuole restare fuori dalla diatriba tra ministero dell'Ambiente e Arpa riportata ieri da Repubblica. Il dicastero guidato da Stefania Prestigiacomo ha contestato all'Agenzia diretta da Giorgio Assennato che i sistemi utilizzati per misurare le fonti inquinanti nel 2005 e 2006 non hanno seguito le indicazioni fornite dal ministero nel 2007. I dati riscontrati li ritiene, perciò, inutilizzabili. È come dare via libera all'Ilva: si può non tenere conto di parametri, vincoli e limiti perché tanto l'Arpa non utilizza il corretto metodo per «prendere le misure» alla cokeria e all'agglomerato dell'Ilva di Taranto.

La difesa di Assennato è stata fin troppo facile vista la razionale impossibilità di adottare due anni prima criteri impostati successivamente. E il direttore generale ha confermato, in ogni caso, la validità e la completezza delle misurazioni fatte indipendentemente dalla metodologia usata.

La posizione di Taranto

Al sindaco della città tra le più inquinate d'Italia poco importa. «Non mi interessa tutto ciò, non posso discuterne. Già trent'anni fa dicevo che le patologie tumorali aumentavano e che una delle cause fosse l'inquinamento di origine industriale. Allora mi contestavano perché mancavano gli esami.

Questo è un discorso teorico, la realtà è che i morti sono aumentati anno dopo anno e poco importa che gli esami corrispondano a una metodica riconosciuta o no. Il mesotelioma pleurico non bada a come viene misurata la diossina o l'amianto. C'è e colpisce molte persone perché in quarant'anni non è stato fatto nulla. Questo è il fatto vero e ciò che interessa ai cittadini e non se il campionamento viene fatto in un modo o nell'altro. Per adesso abbiamo la riprova su alcune patologie ma ci sono studi in corso per vedere se altre patologie in aumento sono legate alla diossina. Questo è il quadro della città di Taranto che abbiamo sotto gli occhi e a cui guardiamo con preoccupazione».

Da clinico e medico ospedaliero Stefàno non ignora la situazione epidemiologica tarantina, conosce cause ed effetti, fa collegamenti tra questione ambientale e salute collettiva. «Ovviamente sappiamo che i guai vengono da lontano, a maggior ragione bisogna rispettare i valori limite e va fatta una programmazione seria. Bisogna raggiungere un risultato importante, l'Ilva deve diventare ecocompatibile e deve adottare tutti i metodi esistenti per ridurre gli elementi inquinanti. Vediamo cosa spetta fare allo Stato e quali sono le regole e i vincoli da rispettare e facciamoli rispettare».

Il sindaco, in ogni caso, ammette che l'inquinamento della città non dipende in via esclusiva dall'Ilva. «Occorre conoscere anche i dati relativi alle altre aziende dell'area industriale tarantina, non c'è solo l'Ilva. Certo lo stabilimento siderurgico è enorme e la sua produzione incide notevolmente nel creare una seria questione ambientale però nessuno deve dimenticare che l'area industriale tarantina è affollata di aziende. Non per altro l'autorizzazione integrata ambientale le riguarda tutte.

Anche delle altre è necessario conoscere il tipo e le quantità di emissioni, se rispettano limiti e parametri, se osservano le leggi allo stesso modo che chiediamo all'Ilva. Non dobbiamo trascurare, infine, che qualche responsabilità ce l'ha anche il traffico automobilistico. Ci daremo da fare per ridurre l'apporto inquinante del traffico cittadino. Pensiamo a nuovi parcheggi e ad altri sistemi. Ci daremo da fare per ridurlo».

E la Regione fa fronte comune con l'Agenzia

TARANTO — Messa sotto accusa dal ministero dell'Ambiente per i metodi usati nelle misurazioni degli inquinanti dell'Ilva di Taranto, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale trova un difensore nell'assessore regionale all'Ecologia Michele Losappio.

«La Regione - commenta Losappio - conferma la piena fiducia verso la professionalità e la qualità scientifica dell'attività di Arpa Puglia, specificatamente ancor di più, nel caso di Ilva. La completa sinergia istituzionale definita tra Regione, Provincia, Comuni di Taranto e Statte ed Arpa e la piattaforma sulla riduzione delle diossine e sull'attuazione del protocollo d'intesa presentato all'opinione pubblica costituiscono la migliore garanzia per i tarantini e i pugliesi sulla necessità di coniugare sempre più la tutela della salute e del territorio con il lavoro e lo sviluppo. Di ciò la Regione è grata alle Istituzioni ed alla sua agenzia».

Regione (Losappio), Arpa (Assennato), Provincia (Florido), Taranto (Stefàno) e Statte (Miccoli) hanno sottoscritto tutti insieme il protocollo d'intesa che getta le basi e fissa i vincoli per il recupero ambientale del territorio jonico e per la ecocompatibilità dello stabilimento siderurgico. In quel documento sono contenute le misure da adottare per ridurre i fattori dell'inquinamento e tenerne sotto controllo le fonti, al di sotto dei limiti previsti dalle leggi.
Ciò che non ha soddisfatto in pieno cittadini, territorio ed enti locali sono i tempi che l'azienda siderurgica s'è data per portare a termine il programma di adeguamento degli impianti.

Troppo lunghi per giudizio quasi unanime. Su quest'aspetto poi s'è innestata, qualche giorno fa, la polemica tra ministero dell'Ambiente e agenzia regionale per la protezione ambientale. All'Arpa è stata contestata la metodologia utilizzata per effettuare le misurazioni delle emissioni industriali nello stabilimento siderurgico. Una questione di forma più che di sostanza dal momento che i valori rilevati hanno, in ogni caso, una loro consistenza e difficilmente possono essere vanificati sul piano scientifico e del valore sostanziale.

Boccia: «Riva investa gli utili O la politica dica basta»

«L'Ilva deve investire per la riduzione della diossina a Taranto una parte degli utili di questi anni. Non è ammissibile nel 2008 che un'azienda produca utili per 2,5 miliardi in quattro anni e non investa nulla sul territorio più martoriato e sfruttato. Ilva deve farlo subito, impiegando tutte le risorse disponibili e necessarie per ridurre l'impatto ambientale.

Se non lo farà, la politica deve avere il coraggio di dire basta». È quanto affermato dal deputato del Pd Francesco Boccia dopo che il ministero dell'Ambiente ha contestato la validità delle analisi compiute dall'Arpa sulle immissioni di diossina del siderurgico tarantino. Per Boccia, «è finito il tempo di anteporre strumentalmente il diritto a un posto di lavoro rispetto al diritto alla salute.

Anche perchè qui siamo di fronte a un Governo che diventa efficientista quando deve rilasciare autorizzazioni per nuovi investimenti (e saremmo d'accordo perché le imprese hanno bisogno di tempi certi) e lento, se non addirittura pasticcione, quando deve certificare certezze sull'inquinamento. A Taranto non si può più giocare con la vita degli altri». «Sull'impossibilità di stabilire gli indicatori per l'Autorizzazione Integrale Ambientale per l'investimento previsto a Taranto e sulle rilevazioni di diossina presenterò un dossier in Parlamento a settembre».

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