«Dove sono i dati sulla diossina?»
Dal 2002 al 2007 il Ministero della Salute ha condotto 72 analisi sulle diossine e i Pcb in alcuni alimenti di Taranto nell’ambito del “Piano Nazionale per la ricerca dei Residui (PNR)”. Gli alimenti analizzati sono risultati sistematicamente “a norma” e in nessun caso è stata segnalata la presenza di pericoli per la salute.
Della vicenda si sono interessati Paola D’Andria, presidente dell’Ail di Taranto e Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, che hanno interpellato il direttore
della Direzione Generale della Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione, il dottor Silvio Borrello, il quale ha dichiarato di non disporre, nella sua sede romana, dei 72 rapporti di prova.
Inoltre, il dirigente ha aggiunto che tali rapporti a sono in possesso della Regione Puglia. Cercando sul sito internet dell’ente regionale i rappresentanti di Ail e Peacelink non hanno trovato alcuna traccia dei documenti. in questione. Per tale motivo hanno deciso di scrivere direttamente all’assessore regionale alla trasparenza
Gugliermo Minervini.
«Tali rapporti di prova sono importanti da consultare pubblicamente, uno per uno, alimento per alimento, in quanto contengono le misurazioni di tutte le diossine e i pcb di ogni singola analisi e le metodiche con cui le analisi stesse sono state svolte in laboratorio - si legge nella lettera - i rapporti di prova sono in altri termini i “certificati” delle analisi da cui risulta con esattezza quanti picogrammi sono stati rintracciati in ogni congenere di diossine e pcb. Pertanto, chiediamo di sapere in che pagina web del sito della Regione essi sono eventualmente pubblicati. Nel caso non lo fossero, chiediamo che siano pubblicati nel più breve tempo possibile». Peacelink e Ail chiedono informazioni dettagliate sullo spettrometro di massa utilizzato per l’effettuazione di tali analisi, su chi ha coordinato per la Regione Puglia l’intera operazione dei prelievi e quali di essi, eventualmente, hanno interessato le aree e le masserie confinanti con i perimetri degli stabilimenti industriali.
«Ciò al fine di avere piena contezza di una vicenda che ha portato a delineare per Taranto, nel periodo compreso tra il 2002 e il 2007, un quadro “tranquillizzante” quando tranquillizzante non era», concludono Marescotti e D’Andria.
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