Via 2 milioni, Taranto senza verde
TARANTO - Sono stati tagliati ancor prima di essere piantati. Strano destino quello degli alberi di Taranto. A migliaia dovevano spuntare tra l´Ilva e la città. Dovevano ammortizzare gli effetti delle gigantesche ciminiere e dei parchi minerali che quotidianamente rovesciano fumi e polveri sul centro abitato. Per l´acquisto di quegli alberi il ministero dell´Ambiente aveva stanziato due milioni di euro.
Quei soldi, però, sono stati inghiottiti dalla politica dei tagli, inaugurata dal nuovo esecutivo. In finanziaria, il fiumiciattolo di quattrini è stato dirottato in altri capitoli di spesa. E così l´accordo siglato dall´ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio e il sindaco Ippazìo Stefàno è stato stracciato. E della zona cuscinetto a verde tra la grande industria ed i quartieri tarantini non se ne farà più niente.
"Si tratta di una pagina dolorosa per la democrazia" strepita il sindaco di Taranto Stefàno. "Non si può accettare che il governo non rispetti quanto stabilito dai suoi predecessori in una materia così importante come l´ambiente. Si fosse trattato di una scelta politica aggiunge avrei anche capito. Ma così è come togliere l´aria alla gente e non si può che restare annichiliti".
Il primo cittadino schiuma rabbia al telefono, ricordando il giorno dell´accordo. Appena eletto, all´indomani del crac da 900 milioni di euro della città, saltò sulla sua macchina per andare a firmare per quei due milioni di finanziamento da tradurre in alberi e piante. "Non c´erano soldi per l´auto di servizio racconta ma era troppo importante raccogliere quell´invito.
Taranto è la città più inquinata d´Italia e per converso è quella con meno aree a verde. Volevo assicurarmi gli alberi da donare idealmente agli anziani e ai bimbi di questa città. Firmammo alla presenza del direttore generale del ministero dell´Ambiente. Sembrava tutto fatto, ma ora quei soldi sono spariti". Già perché i fondi per la riforestazione, così come erano stati battezzati, sono stati polverizzati. Con buona pace dell´ossigeno che gli alberi dovevano garantire agli esausti polmoni dei tarantini.
"Quando l´Italsider di Stato arrivò a Taranto spiega il sindaco Stefàno furono buttati giù migliaia di ulivi per liberare i suoli sui quali realizzare il siderurgico. Un colpo non indifferente per la nostra economia, ma bisognava fare spazio alla fabbrica che avrebbe garantito lavoro e sviluppo. Ora c´era la possibilità di restituire solo in parte quanto c´era stato tolto. Ed invece c´è toccata una atroce beffa. Ancor più inaccettabile conclude Stefàno - perché al Comune avevano già progettato ed individuato le aree per la forestazione. Lavoro sprecato perché ancora una volta da Roma si è deciso di prendere a schiaffi questa città".
"Sottrarre quei fondi a Taranto è inconcepibile" aggiunge Mimmo Lomelo, assessore alla pubblica istruzione della Regione Puglia e responsabile degli enti locali per i Verdi. "Stiamo parlando di un intervento stabilito con tanto di protocollo firmato al Ministero nell´ambito di una politica di recupero graduale di una zona disastrata dal punto di vista ambientale. Il governo aggiunge avrebbe dovuto rilanciare il programma del verde a Taranto, mostrando rispetto per una comunità costretta a convivere con imponenti livelli di inquinamento. Invece si è scelto di eliminare quanto era già stato fatto".
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