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Cinque Comuni contro la discarica Vergine

Taranto, Fragagnano, Lizzano, Faggiano e Monteparano si oppongono alla decisione di Regione e Provincia. No all'ampliamento, c'è un ricorso al Tar. «Quell'autorizzazione è illegittima» Contestate le «lacune istruttorie»
14 novembre 2008
Nazareno Dinoi
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

- TARANTO — E' ancora scontro tra enti istituzionali ionici sul tema dell'ambiente. Questa volta ad aprire una lite giudiziaria contro Regione Puglia, Provincia di Taranto, Arpa, Asl e Ministero alle Infrastrutture, è una coalizione composta da cinque comuni ionici, capeggiata dalla città capoluogo, che si oppone all'ampliamento della discarica per rifiuti speciali non pericolosi di Fragagnano. Le amministrazioni che hanno presentato ricorso sono quelle di Taranto, Fragagnano, Lizzano, Faggiano e Monteparano.

I rispettivi sindaci hanno già dato mandato all'avvocato Antonio Lupo che li rappresenterà nella richiesta di annullamento dell'autorizzazione integrata ambientale rilasciata al progetto presentato dall'impresa «Vergine Srl», proprietaria di un impianto già esistente per lo smaltimento di rifiuti speciali o solidi urbani trattati in località «Mennole » e «Palombara». Le due località che si trovano tra Fragagnano e Lizzano ricadono in un'isola amministrativa del Comune di Taranto.

Le autorizzazioni di cui si chiede l'annullamento riguardano maggiorazioni di quantità di raccolta in due vasche di raccolta che in totale avranno una capienza di tre milioni e trecentomila metri cubi di rifiuti. I progetti in questione sono stati già discussi ed approvati dalla conferenza di servizi appositamente convocata.

I comuni ricorrenti chiedono l'annullamento, previa sospensione, degli effetti di questo strumento di consultazione al quale partecipano gli enti locali interessati, associazioni, organismi di controllo sanitario e tecnico, Provincia, Regione e ministero. Ed è con questi ultimi che se la prendono i cinque sindaci.

Nel ricorso presentato al Tar, infatti, le amministrazioni locali rivendicano la presunta illegittimità, per violazioni di legge, di tutti gli atti impugnati: verbali di assenso della conferenza dei servizi, certificazioni dell'Arpa e della Asl, valutazione integrata ambientale e così via.

Tra i rilievi contestati, le «lacune istruttorie» del procedimento Aia «non essendoci a monte una valutazione integrata ambientale complessiva degli impianti di smaltimento della Vergine e non essendoci persino una Via in grado di coprire l'ampliamento del secondo lotto di 500mila metri cubi». In sostanza i cinque comuni denunciano l'avvenuto rilascio dell'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, in assenza di una completa valutazione d'impatto ambientale su ogni singolo impianto.

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