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Ilva e Tamburi: non tutte le colpe sono di Riva

Vi proponiamo con simpatia la nuova missiva del "pirotecnico" Professor Federico Pirro in difesa del Re dell'acciaio. Tarantini, avete voglia di rispondere al Professore? Assessore Cervellera come rispondiamo al prof?
5 dicembre 2008
Federico Pirro
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

La manifestazione di Taranto per la tutela di ambiente, salute e lavoro e per un'accelerazione degli investimenti - peraltro già in corso da tempo da parte dell'Ilva - per il contenimento dell'impatto sull'ecosistema dei complessi industriali merita tempestive risposte anche da parte della Regione e dell'Amministrazione comunale, soprattutto per quel che concerne il risanamento del Quartiere Tamburi che è il più colpito da decenni dall'inquinamento.
Emilio Riva
Premesso che quell'insediamento residenziale non è stato voluto dal Gruppo Riva presso il Siderurgico e i suoi parchi minerali - che dal 1960, durante la costruzione dell'impianto, non furono localizzati sul lato mare dai dirigenti della Finsider - v'è da chiedere alle Autorità competenti a che punto siano gli interventi da tempo previsti per la difesa del Quartiere, e se la loro realizzazione non meriti la stessa determinazione della Giunta regionale nell'approvare il disegno di legge sulle emissioni di diossina. Com'è noto, nel 2007 la Regione - in mancanza dei progetti esecutivi e cantierabili da parte del Comune - revocò 49 milioni previsti a suo tempo dall'accordo con l'Ilva e il territorio.

Dopo, si è appreso (dalla stampa) che la Regione ne avrebbe stanziati 70, sui fondi 2007-2013 per interventi più ampi, compresa la costruzione di 220 nuovi alloggi nei quali trasferire gli abitanti del Quartiere più esposti all'inquinamento. Di questi 70 milioni, 10 ne erano stati anticipati e l'Assessore Cervellera ha dichiarato che servono per il nuovo mercato, da localizzarsi (si suppone) nello stesso quartiere. E i progetti per l'impiego degli altri 60 a che punto sono? Sono di competenza del Comune? E se sì, esso è in grado di elaborarli, o deve intervenire un commissario ad acta? E quando partiranno i cantieri per l'utilizzo di quei finanziamenti? O dovranno essere revocati ancora una volta? E tutto ciò è noto ai movimenti ambientalisti? E se sì, perché non protestano con la stessa forza manifestata contro l'impatto delle grandi industrie?

Ancora: è stato realizzato il collaudo dell'impianto di superaffinamento del depuratore Gennarini, le cui acque l'Ilva si è da tempo dichiarata disponibile a utilizzare, riducendo i prelievi dall'Aqp? E se quel collaudo non è stato ancora compiuto, chi ne è responsabile? E l'Autorità competente, Regione o Aqp che sia, non ha da intervenire (d'imperio) perché avvenga? E se si tardasse ancora, non sarebbe ravvisabile un qualche ritardo di atto d'ufficio?

Taranto e il suo Quartiere più colpito, dunque, attendono risposte puntuali e tempestive anche dalle Istituzioni, le cui inadempienze - a differenza di quelle delle aziende e dei loro interventi per l'ambientalizzazione non sono mai censurati con forza e, se necessario, suppliti con atti sostitutivi per la realizzazione delle opere previste.

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