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Caro ministro, ecco perchè sbagli

La famiglia Fornaro, titolare di uno degli allevamenti i cui capi di bestiame sono stati abbattuti nelle scorse settimane perchè contaminati dalla diossina dell'area industriale, ci ha inviato il seguente intervento.
27 dicembre 2008

Perché?
«Il 23 dicembre abbiamo letto sul Corriere del Giorno che l’ex presidente della Regione Puglia, attuale ministro Raffaele Fitto, ha affermato che l’ambiente per il territorio di Taranto è fra le priorità, ma non è la priorità assoluta perché è in corso una crisi mondiale i cui effetti rischiano di essere letali per il territorio stesso. Forse, parlando di ambientalismo e di problemi ambientali, nell’immaginario collettivo si evocano situazioni in cui persone coltivano visioni utopiche e idealizzano il rapporto con la natura. Oggi, la conoscenza acquisita dovrebbe permetterci di valutare diversamente le cose e, se questa non dovesse bastare, il buon senso potrebbe aiutarci. A volte però il buon senso ci abbandona, come purtroppo notiamo ripetutamente, così ci resta l’esperienza, sì! Un’amara esperienza.

Noi allevatori lo sappiamo bene, il 10 e l’11 dicembre 2008 non li dimenticheremo mai più! Abbiamo visto quali sono le conseguenze quando l’ambiente non ha la priorità. Qualcuno ha detto che l’esperienza non è quello che ci capita, ma ciò che facciamo con quello che ci capita. Noi chiediamo e ci chiediamo: cosa stiamo facendo?

Per l’allevamento e l’agricoltura il buio è totale, ma non vogliamo pensare a questo, oggi cerchiamo di ampliare la nostra visione e ci guardiamo intorno. Vediamo un governo che prima contesta la realtà del problema ambientale relativizzando i dati raccolti dall’Arpa, poi si eclissa completamente, ed oggi, usando il pretesto della crisi economica permette di porre in secondo piano la vita, la salute, il futuro e paradossalmente il lavoro, proprio quel lavoro che ci si vanta di preservare.

Non c’è dubbio che debba prevalere “un dialogo che prevenga anche i rischi di aggravamento di una crisi occupazionale”, ma questo vuol dire cedere al ricatto occupazionale in nome di uno pseudo dialogo che ci ha portato a questo punto? Fino ad oggi c’è stato un monologo… e se la politica non limiterà i danni di questo monologo che ha riempito le orecchie dei cittadini di parole e l’ambiente di diossina, dove andremo?

La nostra più grande paura è che questo dialogo possa servire a prendere tempo per spremere la città di Taranto fino all’ultim a goccia di sangue e per costruire in altri paesi industrie che possano essere futuri palcoscenici dove
continuare ad avvelenare persone senza essere disturbati. Se una cosa del genere dovesse verificarsi, i tarantini resterebbero senza lavoro lo stesso e nessuno potrebbe farci niente perché la crisi economica deve essere superata; il prezzo da pagare non è mai troppo alto!

Creare un conflitto fra i diritti di tutti i lavoratori, fra quelli dell’industria e quelli dell’agricoltura, permette di gettare fumo negli occhi dei cittadini e scaricare chi di dovere dalle proprie responsabilità. Come allevatori coinvolti direttamente in questo disastro abbiamo un sogno: quello di vedere realizzarsi la priorità della giustizia e di un comportamento etico che permetta l’adempimento del compito più alto della politica per la realizzazione del bene comune ed inevitabilmente dell’ambiente».

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