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Una rete di tubature per rubare gasolio all'Eni

L'inchiesta La scoperta della guardia di finanza, una ventina gli indagati. Condotte sotterranee abusive nella raffineria. Sequestrata una cisterna capace di contenere duecento tonnellate di carburante. Coinvolti dipendenti dell'impianto
20 gennaio 2009
Cesare Bechis
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Raffineria ENI di Taranto
TARANTO — Non era una vera e propria raffineria parallela e abusiva, ma una rete di trasporto e distribuzione di prodotti petroliferi clandestina. Ieri mattina gli uomini della Guardia di Finanza di Taranto, diretti dal capitano Cosimo Virgilio, hanno scoperto e smantellato una galleria di tubature, completamente interrata e lunga chilometri, attraverso la quale carburante raffinato nell'impianto tarantino veniva trasportato all'esterno, immagazzinato in un silos della capacità di duecento tonnellate oppure trasferito mediante bocche volanti direttamente in fusti e bidoni. I finanzieri hanno sottoposto a sequestro preventivo d'urgenza, firmato dal sostituto Daniela Putignano, un'estensione di terreno di circa sedici ettari la cui proprietà è suddivisa tra Eni, Comune e privati.

Le ipotesi di reato su cui lavora il magistrato sono: furto aggravato e continuato, sottrazione di prodotti sottoposti ad accise, contrabbando perché l'area sequestrata rientra nella zona di vigilanza doganale.

Allo stato non è possibile quantificare il danno economico, anche se le tonnellate di gasolio trafugato negli anni sono verosimilmente migliaia né il danno procurato allo Stato per l'evasione fiscale e alla stessa Eni cui il prodotto è stato sottratto. Gli indagati sono una ventina. L'operazione è partita oltre un anno fa su segnalazione dell'azienda petrolifera che, tra l'altro, ha dato un notevole contributo alla Guardia di Finanza come attrezzature e competenze.

L'indagine è andata avanti in parallelo con i provvedimenti dell'azienda, che sospese 56 lavoratori per omessa vigilanza proprio in relazione ai furti di carburante, e si imbattè anche nel sequestro di 435 tonnellate di prodotti petroliferi (gasolio e benzina) da vendere al mercato parallelo.

L'operazione avvenne nel maggio dell'anno scorso quando fu bloccata un'autobotte e venne scoperto il silos. Portò all'arresto di due persone e a una denuncia. Il contenitore nel quale veniva stivato il gasolio trafugato, ad alto tasso di zolfo ma utilizzabile comunque nell'autotrasporto, è esterno al perimetro della raffineria, è stato chiuso e sigillato dal maggio scorso, e costituisce il punto d'arrivo della rete clandestina.

Questa parte da un tubo di aggancio dislocato lungo il ciclo di produzione dentro il perimetro dell'impianto, si sviluppa in parte dentro e poi fuori dall'area della raffineria e trova il contatto all'esterno mediante punti di attacco per «manichette » volanti e nel silos ormai smantellato.

Il coinvolgimento di personale dipendente dalla raffineria viene ritenuto scontato da parte del magistrato e della Guardia di Finanza anche perché pezzi delle condotte abusive e alcune pompe hanno il marchio aziendale e sono di proprietà dell'Eni. Dai sopralluoghi continuano a venir fuori altre condotte interrate lungo le quali i finanziari hanno individuato n numerose perdite con conseguente dispersione di carburante nel terreno. Di qui eventuali ulteriori ipotesi di reato legati all'inquinamento e alla sicurezza.

Ad agosto dell'anno scorso proprio in quest'area si sviluppò un grande incendio domato soltanto dopo molte ore dai vigili del fuoco.

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