Una rete di tubature per rubare gasolio all'Eni
TARANTO — Non era una vera e propria raffineria parallela e abusiva, ma una rete di trasporto e distribuzione di prodotti petroliferi clandestina. Ieri mattina gli uomini della Guardia di Finanza di Taranto, diretti dal capitano Cosimo Virgilio, hanno scoperto e smantellato una galleria di tubature, completamente interrata e lunga chilometri, attraverso la quale carburante raffinato nell'impianto tarantino veniva trasportato all'esterno, immagazzinato in un silos della capacità di duecento tonnellate oppure trasferito mediante bocche volanti direttamente in fusti e bidoni. I finanzieri hanno sottoposto a sequestro preventivo d'urgenza, firmato dal sostituto Daniela Putignano, un'estensione di terreno di circa sedici ettari la cui proprietà è suddivisa tra Eni, Comune e privati.
Le ipotesi di reato su cui lavora il magistrato sono: furto aggravato e continuato, sottrazione di prodotti sottoposti ad accise, contrabbando perché l'area sequestrata rientra nella zona di vigilanza doganale.
Allo stato non è possibile quantificare il danno economico, anche se le tonnellate di gasolio trafugato negli anni sono verosimilmente migliaia né il danno procurato allo Stato per l'evasione fiscale e alla stessa Eni cui il prodotto è stato sottratto. Gli indagati sono una ventina. L'operazione è partita oltre un anno fa su segnalazione dell'azienda petrolifera che, tra l'altro, ha dato un notevole contributo alla Guardia di Finanza come attrezzature e competenze.
L'indagine è andata avanti in parallelo con i provvedimenti dell'azienda, che sospese 56 lavoratori per omessa vigilanza proprio in relazione ai furti di carburante, e si imbattè anche nel sequestro di 435 tonnellate di prodotti petroliferi (gasolio e benzina) da vendere al mercato parallelo.
L'operazione avvenne nel maggio dell'anno scorso quando fu bloccata un'autobotte e venne scoperto il silos. Portò all'arresto di due persone e a una denuncia. Il contenitore nel quale veniva stivato il gasolio trafugato, ad alto tasso di zolfo ma utilizzabile comunque nell'autotrasporto, è esterno al perimetro della raffineria, è stato chiuso e sigillato dal maggio scorso, e costituisce il punto d'arrivo della rete clandestina.
Questa parte da un tubo di aggancio dislocato lungo il ciclo di produzione dentro il perimetro dell'impianto, si sviluppa in parte dentro e poi fuori dall'area della raffineria e trova il contatto all'esterno mediante punti di attacco per «manichette » volanti e nel silos ormai smantellato.
Il coinvolgimento di personale dipendente dalla raffineria viene ritenuto scontato da parte del magistrato e della Guardia di Finanza anche perché pezzi delle condotte abusive e alcune pompe hanno il marchio aziendale e sono di proprietà dell'Eni. Dai sopralluoghi continuano a venir fuori altre condotte interrate lungo le quali i finanziari hanno individuato n numerose perdite con conseguente dispersione di carburante nel terreno. Di qui eventuali ulteriori ipotesi di reato legati all'inquinamento e alla sicurezza.
Ad agosto dell'anno scorso proprio in quest'area si sviluppò un grande incendio domato soltanto dopo molte ore dai vigili del fuoco.
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