Ilva Taranto, c'è l'accordo diossina
Il compromesso tra l'industria e la tutela dell'ambiente riguarda i fumi alla diossina che escono dallo stabilimento, e le parti negoziali sono la Presidenza del consiglio, nella persona del sottosegretario Gianni Letta, e la Regione Puglia, rappresentata dal presidente Nichi Vendola (oltre ai ministri dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo e degli Affari regionali Raffaele Fitto, al gruppo siderurgico Riva, al sindacato, agli organismi scientifici di controllo e alle istituzioni tarantine).
Nei fatti, l'acciaieria può continuare a produrre, a patto che diminuisca la diossina liberata nell'aria che i tarantini respirano. In alternativa, lo stabilimento avrebbe dovuto fermarsi, come prescrivono i limiti rigorosi alle emissioni fissati da una legge regionale pugliese. E 15mila addetti sarebbero rimasti senza lavoro (23mila, se si conta l'indotto). Oppure, oggi il Consiglio dei ministri avrebbe dovuto emanare all'ultimo minuto un decreto salvacciaio che avrebbe configurato uno scontro fra le istituzioni e una violazione dell'autonomia della Regione.
Ieri la Puglia si è impegnata a cambiare entro marzo la legge regionale e a luglio il limite di 2,5 nanogrammi di diossina per metro cubo d'aria emessa. L'Ilva comunque costruirà un impianto per abbattere i composti pericolosi. Le istituzioni di controllo ambientale (quella nazionale Ispra e quella regionale Arpa) studieranno le tecniche ambientali usate in altri Paesi.
Il grande impianto tarantino non è solamente un polo produttivo irrinunciabile e di grande valenza industriale, ma è anche assai inquinante e a Taranto – si avvicinano le elezioni provinciali, previste a giugno –il tema ambientale è rovente. L'anno scorso la Regione aveva deciso di forzare la mano approvando una legge che – inapplicabile – abbassava i limiti massimi di emissione rispetto alle norme italiane e anticipava di un paio d'anni quelli europei.
Qualche commento. Il presidente della regione Puglia Nichi Vendola ha ringraziato Letta per la grande capacità di mediazione: «Abbiamo dimostrato che si possono tenere insieme l'occupazione e il diritto alla salute. L'Ilva occupa 15mila addetti, ma a Taranto ci sono più casi di cancro e leucemia che altrove». Stefania Prestigiacomo aggiunge che l'accordo è positivo «per l'ambiente e per l'occupazione»; aggiunge Fitto: «Un grande esempio di responsabilità istituzionale ». Il sindacalista Marco Bentivogli, della Fim, osserva che l'accordo è frutto «anche del lavoro negoziale del sindacato».
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