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Milioni di euro dei contribuenti … in discarica

Progetto “Cymodocea nodosa”. Sinistra Democratica interverrà con decisione nel prossimo Consiglio Provinciale tramite la Consigliera Marilena Dinoi per evitare che milioni di euro finiscano letteralmente in discarica.
10 aprile 2009
Marcello Caracciolo

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Esprimo sconcerto e stupore in merito all’iniziativa annunciata dall’Amm.ne Provinciale di Taranto, riguardante la rimozione meccanica ed il successivo smaltimento in discarica di ingenti quantitativi di foglie di Cymodocea nodosa depositatesi sui litorali jonici durante l’inverno e per la quale è prevista una spesa complessiva di circa 2.600.000 euro con il coinvolgimento dell’ATO1(l’Ambito territoriale ottimale, che riunisce i comuni interessati alla problematica e cioè Taranto, Massafra, Palagiano, Palagianello, Ginosa, Castellaneta).

Quello che vuole apparire come una “particolare attenzione” verso i litorali in primavera, rivela invece gravi azioni di depauperamento costiero.

Da millenni le foglie cadute sia di posidonia che di cymodocea nodosa, durante le mareggiate invernali si depositano lungo i litorali, formando strutture denominate “banquette” che modificano il profilo della spiaggia determinando un avanzamento della linea di riva dissipando l’energia delle onde, altrimenti scaricata direttamente sulla spiaggia, certamente non trascurabile tanto che localmente essa può assumere importanza strategica.

Inoltre l’elevata biomassa animale a guscio carbonatico, (presente nella prateria quando cessa il suo ciclo vitale) produce una congrua parte di quei frammenti che, sotto forma di sedimenti carbonatici, andranno a ripascere le spiagge costiere, come dire nuova sabbia. Se queste azioni di “pulizia degli arenili” vengono fatte prima di giugno, in caso di nuove mareggiate, si rischia non solo di doverle ripetere ma cosa ancor più grave, ci sarebbe la certezza di profonde modifiche del profilo della spiaggia rimasta senza protezione all’azione delle mareggiate. Ne consegue un impoverimento generale della capacità del mare di autodepurarsi, una riduzione della zoocenosi costiera ed una enorme erosione dei litorali sabbiosi. La rimozione deve essere pianificata nel periodo estivo, in cui è minore la probabilità che si verifichino eventi meteomarini estremi.

Oltre al problema della scelta del periodo per intervenire, è doveroso sottolineare che le “banquette” sono formate da foglie e sabbia in quantità variabili, ed in caso di rimozione meccanica, insieme alle “banquette” si rimuove quindi della sabbia, incidendo in questo modo sul bilancio sedimentario delle spiagge. La rimozione di 100 m3 di “banquette”, in spiagge a granulometria grossolana, causa un'asportazione di 11.2 tonnellate (circa 6 m3) di sabbia. Nel caso delle spiagge con granulometria media l'asportazione di sabbia per 100 m3 di “banquette” rimossi è di circa 2.3 tonnellate (1.3 m3).

La sottrazione di ingenti quantità di materiale vegetale spiaggiato può quindi essere critica ed è necessaria la massima cautela poiché i nutrienti derivanti dalle “banquettes” e le particelle di detrito contribuiscono in modo non trascurabile alla produttività costiera globale (si consideri come molti pesci allo stadio giovanile, traggono parte delle loro risorse trofiche da organismi ivi esistenti). In tempi passati le “banquettes” erano considerate parte integrante del paesaggio costiero e se ne conoscevano gli aspetti positivi tanto che la “convivenza” con tali forme di deposito naturale era più che gradita. Oggi, a causa dello sviluppo delle attività turistico–balneari, alle spiagge sono imposte condizioni di totale artificialità; in particolare la manutenzione e la pulizia meccanizzata degli arenili comportano la rimozione delle masse vegetali spiaggiate delle quali risultano sconosciute le molteplici e strategiche funzioni ecologiche.

Tutto questo determina una sorta di “desertificazione” delle coste sabbiose, che pur essendo ambienti limite, presentano comunque ecosistemi di straordinaria importanza e complessità, strategici in termini di biodiversità; le dune costiere, i cui meccanismi di conservazione sono strettamente collegati a quelli delle spiagge, così come le stesse praterie di Posidonia oceanica, sono infatti considerate habitat prioritari dalla Direttiva 92/43 della UE.

Concludendo, riteniamo lo smaltimento in discarica, tra tutte le soluzioni possibili, quella “culturalmente” meno impegnativa in quanto, oltre alla sottrazione pressoché irreversibile di importanti biomasse si aggiungono altri effetti critici quali:

• la sistematica sottrazione di sabbie da arenili frequentemente interessati da un bilancio sedimentario negativo, ormai divenuto cronico lungo la maggior parte delle spiagge pugliesi;

• il danneggiamento della vegetazione dunale pioniera e delle forme d’accumulo sabbioso embrionali;

• gli alti costi (economici ed energetici complessivi) per la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei materiali organici;

• l’occupazione di volume in discarica.

Per tutto quanto su esposto, - dichiara Marcello Caracciolo – si propone in alternativa di attendere la fine del mese di maggio per valutare l’esigenza di un intervento meccanico di rimozione della frazione di Cymodocea nodosa eventualmente ancora presente sui litorali interessati e comunque procedere alla loro raccolta con strumenti e mezzi atti a evitare quanto più possibile l’asportazione contestuale di frazioni sabbiose.

Chiede che quanto raccolto sia sistemato con la razionalità del caso nelle aree limitrofe alle dune, evitando lo smaltimento in discarica. Sinistra Democratica ha avviato da quasi due anni un percorso che mira a coniugare e valorizzare il binomio inscindibile “ambiente e lavoro” e ritiene che anche questa non debba essere vista solo come una ulteriore “emergenza”, bensì come una fonte di lavoro “verde”.

A tal proposito è utile riportare quanto realizzato nel Comune di Denya, nella regione spagnola di Valencia dove, con il sostegno finanziario dello strumento LIFE Ambiente (concesso dalla Commissione Europea nel 1996 per il carattere innovativo del progetto), la stessa municipalità, sotto la supervisione dell’Università Politecnica di Valenzia, ha realizzato un impianto di compostaggio in grado di trattare circa 15.000 mc/anno di residui vegetali.

• Il progetto è nato dall’esigenza di rimuovere ingenti quantità di alghe e fanerogame marine, spiaggiate in grande quantità lungo la costa della municipalità di Denya, e di smaltire rilevanti quantitativi di scarti di manutenzione del verde pubblico e privato (circa 60.000 mc/anno).

• Il ciclo di trattamento utilizza la tecnica del cumulo rivoltato all’aperto, con aerazione forzata: la capacità di trattamento è di circa 9.000 T di resti vegetali e 3.000 T di Posidonia (con una incidenza di circa il 15 % di alghe).

Secondo l’esperienza spagnola, con tale composizione viene ottenuto un compost di apprezzabili caratteristiche agronomiche, con deboli limitazioni e ricco in oligoelementi, particolarmente indicato per impieghi nella vivaistica, negli interventi di riforestazione o di recupero ambientale. L’ATO1 che vede coinvolti oltre che Taranto, comuni come Massafra, Palagiano, Palagianello, Ginosa, Castellaneta, dove l’agricoltura resta l’attività prevalente, troverà certamente interessante quanto da noi proposto oggi. Il rilancio dell’economia nella provincia Jonica passa anche attraverso una necessaria “cultura” ambientalista.

Sinistra Democratica, - conclude Marcello Caracciolo – interverrà con decisione nel prossimo Consiglio Provinciale tramite la Consigliera S.D. Marilena DINOI per evitare che milioni di euro finiscano letteralmente in discarica.

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