Un grido contro le morti bianche «Sicurezza e rispetto dell'uomo»
TARANTO — C’erano operai della Thyssen Krupp di Torino e dell’Ilva di Taranto, dei cantieri navali di Palermo e di una fabbrica di Trento, delegati di Porto Marghera e dei comitati di quartiere tarantini, ambientalisti, lavoratori di Molfetta, studenti della Federico II di Napoli e amministratori. Tra questi il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, affiancato dal suo vice Cervellera e dagli assessori Cataldino, Nistri e Contino. Unico sindacato, i Cobas; unico partito, Rifondazione. Un lungo serpentone di persone, tutte unite dall’obiettivo del lavoro senza morti, del lavoro nelle massime condizioni di sicurezza, contro la precarietà e l’incertezza, contro l’inquinamento e per la salute.
Una miscela di motivazioni, locali e generali, ha accomunato ieri poco meno di un migliaio di persone che hanno marciato, sotto l’egida della «Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro», dal quartiere Tamburi, emblema cittadino di ambiente malato per la vicinanza allo stabilimento siderurgico, a piazza Garibaldi nel cuore della città. La manifestazione, di carattere nazionale, s’è svolta il 18 aprile in memoria di Antonino Mingolla, l’operaio morto lo stesso giorno di tre anni fa per aver inalato gas nello stabilimento siderurgico. E s’è fatta a Taranto proprio perché è l’epicentro di inquinamento industriale e di infortuni sul lavoro.
Tra l’altro il corteo s’è svolto all’indomani della presentazione da parte dell’Ilva del rapporto sulla sicurezza 2008 nel quale l’azienda ha elencato le statistiche relative alla situazione in fabbrica. Si tratta di numeri che indicano un netto miglioramento delle condizioni di lavoro, degli infortuni e della sicurezza, immediatamente criticati proprio dal «Comitato 18 aprile» organizzatore della manifestazione perché distribuiti senza un minimo di confronto con le pareti sociali. Il dispositivo delle forze dell’ordine era da G20, ma il corteo è stato del tutto tranquillo.
In piazza Garibaldi ha parlato per prima la vedova di un operaio morto in Ilva che s’è rivolta ai giovani operai presenti. «Non accettate il ricatto occupazionale - ha detto Franca Caliolo - e spero che i sindacati riprendano il proprio ruolo. Io vedo sindacalisti ma non sindacati ». Un operaio tarantino, Aldo Ranieri, ha poi sottolineato che «a Taranto la produzione viene anteposta alla sicurezza e alla salute. Basta, la fabbrica deve rispettare la città».
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