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Il porto di taranto tra crisi e rilancio

Da decenni il porto di Taranto viene indicato come l´elemento intorno al quale garantire sviluppo e benessere per l´intera Provincia Jonica. Oggi, però, lo scalo sembra una grande incompiuta dalle potenzialità inespresse.
5 maggio 2009
Alessandro Ladiana
Fonte: Repubblica

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Da decenni il porto di Taranto viene indicato come l´elemento intorno al quale garantire sviluppo e benessere per l´intera Provincia Jonica.

E´sempre stata evidenziata la sua invidiabile posizione geografica che negli ultimi anni ha reso lo scalo sempre più Gateway per i collegamenti a vari Hinterland terrestri e sempre più Porto HUB per il Transhipment (Evergreen) nel Mediterraneo con aumento di volumi per i trasferimenti dei container dalla nave madre alle navi feeders dirette ai Porti Regionali di recapito.

Oggi, però, lo scalo sembra una grande incompiuta dalle potenzialità inespresse. Da una parte ha mantenuto la seconda posizione nella graduatoria italiana dietro Genova confermandosi porto essenzialmente industriale con pochi margini per i traffici passeggeri e per il settore commerciale ma con un aumento dei container del 6%.

Dall´altra lo scalo ha risentito della crisi internazionale e del prezzo oscillante del greggio. La crisi economica su scala mondiale, con il rallentamento dei mercati delle auto e degli elettrodomestici bianchi, ha frenato i traffici legati ai prodotti siderurgici influenzando negativamente le attività portuali in questo settore. Inoltre oggi l´area necessita di urgenti lavori di bonifica fondali, di programmazione dragaggi; va avviata la piattaforma logistica e l´infrastrutturazione dell´area retro-portuale (Distripark).

Va ultimata la caratterizzazione ambientale del fondo marino del molo polisettoriale, propedeutica ai dragaggi. Le prime risultanze confermano che l´80% dei fanghi non è inquinato e può, quindi, essere utilizzato per operazioni di colmata.

Non va più sprecato tempo e denaro. Sullo sfondo c´è l´intesa commerciale tra TCT, il braccio operativo di Evergreen e Hutchinson Wampoa, il più grande terminalista del mondo che intende aprire finestre dalle prospettive interessanti sul molo polisettoriale di Taranto; c´è la prospettiva del probabile arrivo di altri vettori internazionali come Cosco e Zin.

Nel 2010 con l´apertura dell´area di libero scambio, il Mediterraneo sarà destinato a riacquistare un ruolo di primo piano grazie alla centralità dei rapporti Europa (allargata alle realtà slave, balcaniche e alla Russia) e Asia nel commercio mondiale e grazie ai processi già avviati di integrazione mondiale nella movimentazione marittima dei containers. Merci prodotte dalla Cina, dalla Corea, da Taiwan, da Singapore e dall´India passeranno dal canale di Suez (per quella data raddoppiato) facendo dell´Italia il ponte privilegiato fra Europa ed Asia ma anche tra Asia e America del Nord.

Fondamentale sarà il ruolo di transit time che il porto di Taranto saprà assumere: primo porto di approdo delle navi oceaniche appena entrate nel Mediterraneo e l´ultimo in uscita, vera e propria porta d´accesso «golden gate» di questo importante canale di transito dell´interscambio internazionale delle merci.

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