Mamme, scendete in piazza il 2 aprile
Mancano pochi giorni allo svolgimento della marcia organizzata dal Fondo antidiossina contro l’inquinamento industriale a Taranto, in programma il prossimo 2 aprile . A sostegno dell’iniziativa di Fabio Matacchiera giunge la testimonianza, l’adesione e l’invito a partecipare di una tarantina speciale: la cantante Mariella Nava. Ve la proponiamo integralmente.
«Ero ragazza, frequentavo la Scuola Media Statale Dante Alighieri, insieme a tanti ragazzi della mia città. Crescevamo con i sogni e gli stenti e i problemi degli adolescenti, con i visi e le espressioni della curiosità, dell’entusiasmo, della speranza e della certezza della nostra ricca eredità, piena di tante fatiche, ma di tanta illustre storia del nostro amato Sud.
I giorni della primavera lasciavano il passo a quelli dell’estate, e così, finalmente , l’ultimo giorno di scuola arrivava puntuale, tra i sorrisi e qualche lacrima di qualcuno, posati sulle pagelle e i quadri esposti di chiusura anno scolastico, mentre già, comunque, la consolazione arrivava a inondarci e a rinfrescarci dal caldo sole di giugno, con il pensiero di giorni di vacanza meritata e di spensieratezza, di tuffi infiniti e incontenibili nell’acqua rinfrancante del nostro mare.
Ecco, un flashback, una fotografia. Una corsa in motorino o a prendere in fretta dopo averlo rincorso, un autobus che, con poche fermate dalla città, alla fine di Viale Virgilio, ci portava nel primo stabilimento balneare. Praia a Mare. Così si chiamava. Lo ricordo ancora, con i suoi muri bianchi e, qua e là, su di esso, dei grandi oblò azzurri, che preparavano i nostri occhi alla vista di una distesa di sabbia bianca fine, pini marittimi, e filari di cabine curate, poste con cura come un invito fino quasi alla riva. Era un’estate molto calda quella. E, in quel mattino, l’aria era già infuocata e la ricordo bene, perché partimmo presto da casa per essere già adeguatamente “in ammollo”… prima che la sabbia diventasse rovente e l’acqua, di conseguenza, un brodino caldo. La palla volava in acqua: “Tira dai, passa a me… ma non così… ma… dove guardi?”
Dall’altra parte, quasi come un fermo immagine o un’azione a rallenty… ecco… la ricordo come adesso… la mia amichetta dell’epoca, Concetta è il suo nome, immobilizzata.
Il suo sguardo andava oltre me… alle mie spalle, mentre tutti pian piano uscivano lentamente dall’acqua… “Ma… che accade?” Qualcuno stava mettendo dei cartelli nell’acqua, dei pali infilzati lungo tutta la spiaggia. E nel mare piantati nel fondo sabbioso, tra le boe e il bagnasciuga. Non capivamo, guardavamo questa scena surreale, mentre pian piano riuscivamo a distinguere che su ognuno di quel cartello, c’era chiaro un simbolo, un teschio, due ossa incrociate. Avevo visto quel simbolo solo nei film dei pirati… sotto, ben distinta, una scritta prendeva forma e minacciosa diceva “divieto di balneazione”.
Ecco, da quell’attimo qualcosa dev’essere cambiato. Da lì a pochissimo quello stabilimento chiuse, e in quel mare nessuno più potè refrigerarsi. Noi c’eravamo dentro. Eppure pensammo ci si sposterà più in là… che fa? E così facemmo. I nostri lidi diventarono altri. Ma intanto, nel rincasare, verso sera, il rosso di ogni tramonto si infuocava più del dovuto e l’aria già avara di ossigeno per il caldo, nelle nostre serate di finestre spalancate e sedute boccheggianti sui balconi, prendeva qualcosa di amarognolo, mentre una polvere più grigia si addensava sulla paletta accoppiata alla scopa che la mia mamma accuratamente passava sul pavimento. “Ma cos’è – diceva- non solo è grassa e si attacca, ma poi non finisce mai e fa diventare grigie e rosse pure le foglie dei miei gerani”.
Ecco, voglio fermarmi qui, perchè altrimenti il mio scritto diventa malinconico. Però, nei miei ritorni, ogni volta, rivedo queste scene, quando avvicinandomi da Massafra, con la mia macchina, aspetto con ansia di rivivere l’abbraccio di quel luogo che mi è rimasto così dentro, la mia Taranto, la mia insostituibile città, con la sua incomparabile posizione, sui suoi due mari. Regina.
Il mondo cambia, lo so, deve farlo, deve andare avanti, è la legge delle cose, del tempo. il Giappone ci sta insegnando tanto in questi giorni, ci sta dicendo che per ogni forma di apparente comodo progresso, ci sono prezzi alti da pagare. E questo lo abbiamo capito a nostre spese, con la nostra salute. Però è anche vero che lo stesso progresso ci suggerisce il modo di convivere, di trovare le nuove soluzioni per non rinunciare a niente, ma per eliminare quello che del progresso stesso non è servito a migliorarci la vita, bensì a peggiorarne le condizioni. La vita, che bella parola! Io l’ho descritta, l’ho cantata, e in fondo, non so fare grandi discorsi, scrivo piccole canzoni, cerco solo parole nel mio cuore per donarle a quello degli altri, ma le cerco forti e sincere.
La vita, dicevo, riguarda tutti. Ci appartiene. Non esiste parte politica qui. E il mondo si sta svegliando su questo, c’è una marea di gente nelle piazze, in tutte le piazze del mondo, ognuna con le proprie ragioni, ma, in fondo, finalmente una cosa ci accomuna si sta gridando la vita. Si stanno svegliando le sue ragioni.
I social network di tutto il mondo le stanno rimbalzando da un punto all’altro il diritto alla vita sta urlando sta smuovendo e ridisegnando tutte le cartine, tutte le idee, tutte le strategie. Sta vincendo. Non c’è più nè forza, nè paura che la fermi. E proprio sul social network, un po’ di tempo fa un messaggio inviato a me “Mariella, chissà se ti ricordi di me? Eravamo negli stessi banchistessa scuola media, sezione G, ti ho sempre seguita, io sono Fabio, Fabio Matacchiera, eri brava a scuola e sei diventata una bandiera per la nostra città, lo sai? Mi serve il tuo aiuto sarebbe bello se…”.
Vedi Fabio? Non solo ricordo te, ma ho ricordato sempre tutto. E in nome di questi miei ricordi mai sbiaditi, e nel nome di un futuro più bello, di cielo e di mare sanati come vorremmo, scrivo queste parole e chiedo alle redazioni di pubblicarmele. E faccio un vivo appello, a tutte le donne della città, a quelle che saranno e già sono mamme, magari proprio con i loro bambini tenuti per mano, per il loro tempo da preparare, per i loro domani vicini, di scendere in piazza il 2 aprile, al tuo fianco, e al fianco di tutti coloro che sono anche importanti, che amano davvero quanto noi la città, e che capiscono, ormai, che cercare insieme soluzioni ottimali per salvarla, non può che tornare utile a tutti, sia individualmente che collettivamente, sia civilmente che politicamente, da ogni parte.
Io sarò impegnata nello stesso giorno, in una serata dedicata ai malati oncologici bisognosi, in provincia di Avellino, ma vi assicuro che sarò con voi ad ogni vostro passo, ad ogni slogan, perchè la mia Taranto ritorni ad essere come la vogliamo ancora tutti, bella, pulita e fiorente, con il suo lavoro, sì, con il suo progresso, con la sua ricchezza, ma anche con il suo smalto, non più impolverata di fumi, ma con il suo buon odore di mare indimenticabile.
Glielo dobbiamo!»
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