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Con grande dolore informiamo della perdita di un grande essere umano, fratello e compagno di viaggio

Ciao Salvatore

I funerali si celebreranno a Taranto, venerdì 13 alle ore 10:00, presso la parrocchia Sant’Antonio
13 aprile 2012
Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”

Con grande dolore, informiamo tutti gli attivisti del Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune” della perdita di un grande essere umano, fratello e compagno di viaggio.  Salvatore de Rosa

 

Ieri 12 aprile 2012, Salvatore De Rosa, storico militante e attivista di Taranto, si è spento. 

Non dimenticheremo mai - oltre al lato umano, generoso e limpido - lo straordinario supporto, la solida preparazione, la lucidità di lettura della storia e dei meccanismi di potere, la determinazione nel portare la tematica e la pratica della “Democrazia” anche all’interno delle vertenze territoriali e nazionali, indicando la scelta del metodo come condizione sostanziale e imprescindibile per consentire una reale partecipazione.

 

Rimarrà sempre con noi il ricordo dell’intelligente ironia utilizzata come modello comunicativo.

Al famoso slogan del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua “Si scrive Acqua e si legge Democrazia”, rispondeva sempre con “ Il nostro impegno deve far si che il senso delle parole non si inverta e che la Democrazia non diventi acqua…”. Poche parole che racchiudono il concetto più alto a cui tutti ci ispiriamo.

 

Grazie Salvatore… 

 

Il Comitato esprime il suo più sincero affetto e vicinanza ai cari e ai familiari di Salvatore e inoltra qui di seguito quello che è l’ultimo contributo scritto da Salvatore per il Comitato pugliese e, probabilmente, il suo ultimo scritto in assoluto. Una riflessione, inviata solo qualche settimana fa (un paio di giorni prima del fatale incidente), per una discussione collettiva sulla democrazia, la partecipazione e il metodo del consenso. Un contributo che ora, per noi, diventa un testamento.

I funerali si celebreranno a Taranto, domani, venerdì 13 alle ore 10:00, presso la parrocchia Sant’Antonio.

La sudditanza sempre più diretta  dei governi occidentali alla finanza internazionale vanifica i tradizionali istituti democratici, sottraendoli alla mediazione tra esigenze capitalistiche ed esigenze popolari. E, ancor più di quanto originariamente si prospettava, la gestione dei beni comuni chiama in causa la concezione e la pratica della democrazia.  Risulta evidente  che il grande sforzo dei comitati territoriali per permettere che la volontà popolare si esprimesse non può avere come effetto secondario la completa delega ad affrontare un potere tetragono, deciso a ignorare o a minimizzare il più possibile il risultato  del referendum. I comitati si trovano oggi davanti a una svolta: o vengono accantonati da un fluire sostanzialmente immodificato degli eventi, lasciando campo a una nuova tappa della trasformazione dei cittadini in sudditi, oppure occorre che diventino  gli embrioni di una nuova espressione democratica, che non sia ferma alla sola rivendicazione dei propri diritti ma dimostri, con le proprie soluzioni, di essere in grado di organizzare una gestione della società controllata dal basso, e quindi priva di quel fenomeno di autonomizzazione degli eletti dalla volontà popolare che la democrazia delegate mostra in tutto l'Occidente.

  Lungi dal considerare chiuso il numero di partecipanti  dei comitati, occorre aprire a chiunque consideri strategica per la democrazia la gestione dei beni comuni. È perciò necessaria una credibilità che consenta  di diventare punto di riferimento per uno sforzo di rinnovamento di forma e sostanza della democrazia. Con dispiacere registriamo il fatto che l'area dell'opposizione storica, parlamentare e non, non è riuscita a invertire il proprio processo di disgregazione e frammentazione – ormai pluridecennali – e non ha finora sottoposto a discussione progettuale i propri metodi e la propria esperienza storica. In questo contesto l'esempio di collegialità e trasparenza che viene dalla Val di Susa costituisce una positiva controtendenza; riteniamo indispensabile non soltanto sostenerlo ma anche studiare il suo successo nella ricomposizione delle culture e delle eterogeneità. Siamo convinti che i nostri sforzi, i nostri risultati non possono che essere effimeri se non opponiamo alla strategia privatrizzatrice dei beni comuni un progetto di ampio respiro, sostenuto da un metodo sempre più idoneo a consentire la partecipazione di tutti i cittadini interessati a sottrarsi all'attuale deriva liberista.

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