La "Prova di Maturità" dell'associazionismo tarantino
Caro Professor Marescotti,
ho deciso di rivolgermi a lei direttamente dal momento che, come sa, nutro nei suoi riguardi la massima stima, professionale e umanitaria, sociale e didattica, umana e fraterna. Come lei ben sa, sono nuovo dell’associazione ma non per questo mi considero meno degli altri; ho sempre maturato la convinzione che uno spirito libero e aperto sui fatti del mondo e della vita, capace di guardare alla vita con occhio critico, ha modo di traguardare orizzonti che spesso, presi nel tram tram quotidiano non siamo in grado di cogliere.
Così come si è in grado di apprezzare un tramonto solo se lo si guarda dalla giusta distanza, perché se lo guardi troppo lontano non cogli colori e sfumature e se lo guardi, invece, troppo vicino rischi di rimanerne accecato; così io, giovane ed inesperto, iniziato alla vita associazionistica (alla quale però mi sono sempre sentito legato), sono forse in grado di cogliere quei dettagli, quelle sfumature che lei, grande uomo, non è in grado di cogliere, perché troppo preso dai fatti del quotidiano, dai fatti della vita, dai fatti di Taranto nei quali, con l’estrema passione che la caratterizza, si è buttato.
Sono convinto del fatto di parlare a nome mio e a nome di una buona fetta della popolazione di Taranto (non voglio sembrarle presuntuoso) ma sono consapevole del fatto mio e del fatto che, ciò che mi appresto a chiederle, intercetta i sentimenti di molti che per timore o per ignavia non hanno il coraggio di chiederglielo direttamente.
Ho letto attentamente l’editoriale pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno a firma dell’ing. Biagio De Marzo e non entro nel merito delle diffamazioni che secondo me sono state rivolte, a lei e ad Antonia Battaglia, alle quali avete prontamente e dettagliatamente risposto oggi (15 gennaio 2016).
Tutto l’editoriale dell’ing. De Marzo è, a mio avviso, opinabile; tranne un passaggio e cito testuale:
“Il tentativo della “presa del Comune di Taranto”, purtroppo, fallì soprattutto per la vena un po’ anarchica e parecchio individualista che caratterizza il mondo del volontariato e dell’associazionismo tarantino”
Su questo passaggio, non posso che essere d’accordo con l’ing. De Marzo. Troppe volte l’associazionismo tarantino è apparso come una squadra di talenti, di estremi fenomeni, tutti molti bravi, eccellenti, ma incapaci di fare gioco di squadra. Troppe volte l’associazionismo tarantino è apparso agli occhi dei più (e qui lo dico in virtù del fatto che ho potuto vedere dall’esterno tutto questo) come una scolaresca indisciplinata nella quale ognuno ha avuto il desiderio di mostrarsi più bello e più virtuoso agli occhi dell’insegnante, facendo in modo di denigrare il suo compagno facendolo apparire meno bravo e meno dotato.
Sono a conoscenza delle accuse che le furono rivolte dal “Comitato dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti” all’indomani del suo sostegno al candidato Sindaco Bonelli nel 2012 e sono consapevole dello stato d’animo che deve provare, oggi, a vedere lo stesso Movimento seduto a Montecitorio al fianco del Movimento 5 Stelle. Per non parlare di Matacchiera. Si è persa una pedina importante, forte e strategica, che va recuperata. Una risorsa importante, come lei del resto.
Caro professor Marescotti, mi rivolgo a lei perché conoscendola so che è una persona moderata che possiede un dono oggi raro, in un’epoca di parolieri ed acrobati, che è il dono di sapere usare le parole.
Il fronte associazionistico va recuperato, va riunito attorno ad un tavolo, tutti; nessuno escluso.
Una data deve essere impressa nella nostra mente, da oggi sino a quando arriverà il momento, e la data è quella della primavera 2017, periodo nel quale si tornerà a votare per eleggere il nuovo Sindaco di Taranto.
Sono consapevole delle paure che la attanagliano. So che teme l’insorgenza di voci di chi, ad una prima sua parola a riguardo, dirà: “Ecco, faceva tutto questo per interesse politico”, “Ecco PeaceLink è come tutti gli altri”. So che teme di perdere la storia decennale di PeaceLink, so che ha paura e timore di perdere quella purezza che, sino ad oggi, PeaceLink ha rappresentato. So che teme tutto questo; lo so perché me l’ha detto lei.
Ma sono convinto di un’altra cosa, sono convinto che questo non sia più il tempo della paura bensì questo è il tempo del coraggio. Sono convinto che questo sia il momento nel quale tutto il mondo associazionistico tarantino deve fare quello che io definirei la “Prova di maturità”, vale a dire la prova nella quale ognuno di noi è disposto a rinunciare ad un interesse particolare per fare spazio a qualcosa di più grande per rappresentare quella che Rousseau nel “Contratto Sociale” chiama Volontà Generale.
La volontà generale del popolo tarantino è di vedervi uniti e non divisi, forti e non deboli, corali e non solisti.
E questo è il tempo del coraggio.
Dopotutto questa è una partita nella quale ognuno ha da perdere qualcosa: Riondino ha da perderci la faccia (dopo tutto chi gliel’ha fatta fare di abbracciare la “Questione Taranto”?), i “Liberi e Pensanti” hanno da perdere il lavoro (sono stati i primi ad esporsi da lavoratori di Ilva già quando il siderurgico era ancora privato), lei ha da perdere PeaceLink.
Quello che deve accumunarvi tutti quanti è il desiderio di mettersi al servizio del Popolo di Taranto il quale è quello che, in questa partita, rischia di perdere la posta in palio maggiore: la salute.
Caro professore, caro Alessandro (ti do del tu per la prima volta, perdonami) riunisci un tavolo e chiama a raccolta tutto l’associazionismo tarantino, tutti, nessuno escluso, anche i ragazzi di Ammazza che Piazza meritano quella visibilità che non è gli è stata ancora concessa.
Caro professore chiama una tavolo nel quale sia base comune la consapevolezza che Taranto viene prima di tutto, che quel che è stato non deve più essere, che le divisioni e le accuse reciproche cessino, che si abbia la maturità di andare oltre e di guardare avanti, che si sia in grado di perdonarsi così come si perdona un amico che ha sbagliato.
Riappropriamoci di quel senso di squadra che è stato perduto ultimamente e più in generale riappropriamoci di quel senso comune di appartenenza ad una squadra che l’industria ha cercato per anni di toglierci, perché per anni le conveniva vederci divisi e non uniti.
PeaceLink (e le associazioni tarantine tutte) fa politica, la fa già. Le associazioni tarantine fanno oggi la migliore politica che Taranto abbia conosciuto da cinquant’anni ad oggi. Non facciamoci contaminare dal cattivo significato di politica che oggi abbiamo, ma recuperiamo l’orgoglio noi, come tutto l’associazionismo tarantino, di difendere ed essere orgogliosi della buona politica che abbiamo fatto, della nobiltà che l’associazionismo ha restituito al termine polis ovvero cosa comune e coltiviamo il desiderio di continuare a fare la buona politica, uniti, insieme.
Un anno e qualche mese ci separa alla primavera del 2017 e non c’è molto tempo per riunire le forze associazionistiche per capire (e sottolineo anche solo capire) quale debba essere la possibile strada da percorrere. Potrebbe emergere anche (perché escluderlo) che l’associazionismo voglia andare diviso, ma quantomeno non potrai avere il rimpianto di non averci provato col solito coraggio che ti ha caratterizzato e che caratterizza tutto il tuo operato.
Sicuro che le mie parole non verranno fraintese, ti ringrazio per tutto quello che hai fatto e continui a fare.
Un abbraccio fraterno.
Gianmarco Tedesco
Sociale.network