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lucetta sanguinetti - 12 marzo 2003
Osare la preghiera




La preghiera per i credenti è LA FORZA CHE SPOSTA LE MONTAGNE.
La certezza che questa forza può riuscire là dove altri sforzi umani da soli non arrivano deve permetterci di utilizzare al massimo questo potenziale straordinario, spingendoci fin dove non siamo ancora mai arrivati...
Pregare, pregare con intensità e fervore, pregare tutti insieme, pregare con la convinzione di essere uniti a milioni di esseri umani in questa preghiera di pace: ecco, se riusciremo a innescare questo processo irreversibile di forza spirituale, capace di trasformare prima di tutto noi stessi – a livello individuale e collettivo –, allora questo processo sarà in grado affrontare in modo nuovo le logiche considerate ineluttabili degli apparati militari.

Il coraggio della preghiera ci deve portare lontano.
“Essere visibili”, ci chiede il nostro interlocutore Federico, che si definisce ateo: visibili perché la preghiera diventi segno, visibili per operare un contagio, visibili perché chi si assume la responsabilità di decidere delle sorti del mondo sappia che i popoli stanno pregando perché prevalga la scelta della nonviolenza.
Dunque per essere visibili – e questo non sostituisce comunque ogni altra forma personale di preghiera fatta in segreto, nella propria camera – è importante definire un luogo e un tempo in cui darsi pubblico appuntamento. Alcune ipotesi:
· Tutti i giorni, a mezzogiorno, le campane delle chiese potrebbero suonare a distesa per 10 minuti e tutti potrebbero sospendere il loro lavoro, le auto e i mezzi pubblici si fermerebbero immobilizzando il traffico, piccoli gruppi si riunirebbero nelle strade, nelle aule, nei corridoi, nelle fabbriche... con un canto, una Lettura, una preghiera individuale o collettiva, una pausa di silenzio... in ginocchio o in piedi. Tutti quelli che aderiscono all’iniziativa possono portare addosso un segno – come la stella gialla degli Ebrei della discriminazione razziale – ben visibile, con una scritta “preghiamo per la pace”, per riconoscersi e avvicinarsi al momento stabilito. Ognuno potrebbe preparare precedentemente una parte della preghiera che vuole condividere con gli altri.
· Tutte le domeniche, alla fine della Messa, il celebrante potrebbe invitare l’assemblea a uscire di chiesa, a raccogliersi nella piazza (o nella via) adiacente per una preghiera collettiva volta a scongiurare questa guerra, per la benedizione da estendere a tutti i passanti e per un commiato che inviti ognuno a portare il segno della pace a tutti quelli che incontrano (anche se in quaresima di solito viene omesso dalla liturgia), accompagnati da un canto di pace.
· Dichiarare questa quaresima “Quaresima di Pace”, in cui ognuno si interroghi quale piccolo gesto può fare ogni giorno per allargare il coinvolgimento della preghiera per la pace, curando nella liturgia i segni che portano a scegliere vie di pace – offertorio con lettere di bambini e adulti, preghiere dei fedeli orientate alla ricerca di pace... – e concentrare gli studi biblici di preparazione alla Pasqua sui temi della nonviolenza e dell’impegno dei costruttori di pace.
· Stabilire una grande giornata di preghiera mondiale per la pace nelle piazze maggiori delle capitali dei 54 stati che hanno aderito alla manifestazione straordinaria del 15 febbraio (e se possibile ancora di più!), con testimonianze, concerti gospel, letture, omelie partecipate, danze di preghiera, proiezioni...
· La stessa giornata di preghiera potrebbe essere celebrata a Baghdad dal Papa in persona – scudo umano, non per Saddam, ma per il popolo iracheno – e da tutti i giovani, i gruppi, le associazioni del popolo della pace che vogliano seguirlo in Iraq.

A questa preghiera sarebbero chiamati a partecipare tutti i portatori di altre esperienze spirituali, ciascuna con i suoi modi e con le sue liturgie, ma sempre concentrati negli stessi luoghi e negli stessi tempi, in modo da celebrare l’unione interconfessionale dei credenti, consapevoli che la forza di Dio unisce e non può dividere. Neanche i non credenti dovrebbero sentirsi tagliati fuori, perché sarebbero chiamati ad assistere, se lo vogliono, e a esprimere il loro pensiero come condivisione, in una sorta di preghiera laica che unisce e arricchisce la parte umana più profonda di entrambi.
Grazie Federico.

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