Zelensky si appella alla religione per contrastare l’aumento dei renitenti alla leva

“Dio è nostro alleato e ha i galloni ucraini sulla spalla”

Kiev affronta una situazione sempre più difficile nello scontro militare con la Russia. I giovani ucraini non vedono più una prospettiva d’uscita ma solo la retorica della vittoria che cozza contro una serie di continue e sanguinose sconfitte.

Da quando è scoppiata la guerra nel febbraio 2022, l'Ucraina ha lottato con tenacia contro le forze russe, sperando prima nella resistenza all'invasione e poi nel 2023 in una vittoria.

La controffensiva ucraina che avrebbe dovuto segnare una svolta vittoriosa nella guerra si è rivelata un calcolo azzardato e ha portato a un bagno di sangue.

Il 2024 che avrebbe dovuto vedere la sconfitta della Russia (e forse anche il suo smembramento) racconta una storia diversa: l'Ucraina sta perdendo la guerra con la Russia. Zelensky

In un impeto di disperazione Zelensky ha proclamato che "Dio è nostro alleato e ha i galloni ucraini sulla spalla”.

Anche il vescovo cattolico di Odessa non sa più che altro fare se non invitare i renitenti alla leva a ritornare in patria e a combattere.

Sono segnali di allarme estremo perché indicano lo sfaldamento della coesione sociale e l'appello alla mistica dell'estremo sacrificio mentre la maggioranza degli ucraini (il 54%) comprende le ragioni dei renitenti. 

Ma cosa è successo sul campo di battaglia? Perché questo progressivo tracollo militare e morale?

L'illusione di una vittoria imminente è svanita nel bel mezzo del 2023, quando i soldati ucraini si sono resi conto che il prezzo della loro controffensiva contro la Russia era sproporzionato. Mentre i leader ucraini avevano dipinto un quadro di successo imminente, la dura realtà della guerra ha rivelato una verità più amara: il costo umano era insostenibile. La Nato aveva preteso troppo dall'esercito ucraino illudendolo di una vittoria con l'invio dei carri armati americani Abrams e di quelli tedeschi, i Leopard. Quei carri armati sono adesso esposti a Mosca come trofei militari mentre i russi fanno la fila per vederli.

Nel frattempo le forze armate russe hanno creato un mix micidiale di droni e di super bombe plananti lanciate da aerei da guerra che volano fuori dalla portata dei sempre più depauperati sistemi di difesa ucraini.

E' cominciata così una strage sistematica che - sotto un devastante fuoco di sbarramento - ha falciato i battaglioni d'assalto ucraini. Poi la Russia ne ha approfittato. Infatti gli ucraini non avevano preparato linee fortificate alle loro spalle. Avevano l'illusione che il 2023 avrebbe premiato il loro slancio offensivo. Non c'era un piano B, o la vittoria o la sconfitta, lo avevano anche detto i vertici politici ucraini. E' stata una follia non preparare una difesa fortificata alle spalle e aver scartato ogni ipotesi di ripighiegamento. E così la situazione si è rovesciata senza trovare una linea difensiva capace di contenere la pressione dei russi.  

Questo cambiamento di prospettiva ha avuto un impatto significativo sul morale delle truppe.

I giovani ucraini, che un tempo erano pieni di fervore patriottico, ora esitano ad arruolarsi e schivano la chiamata alla leva.

Coloro che vengono portati al fronte coattivamente mostrano poca volontà di combattere, minando ulteriormente la fiducia delle truppe sul campo.

Combattere e morire "per la patria" non è più sentito come un dovere supremo.

I giovani vedono con orrore l'invito all'estremo sacrificio.

E' una cosa su cui occorre riflettere.

Non è vigliaccheria.

Si rifiutano di diventare carne da cannone.

E ora che diranno gli editorialisti della "guerra giusta" che si gonfiavano il petto attendendo la vittoria contro il malefico Putin?

Daranno la colpa a noi pacifisti?

La situazione è aggravata dalla scarsità di risorse e dalla superiorità numerica delle forze russe. I soldati ucraini al fronte si trovano spesso in condizioni critiche, con scorte limitate di munizioni e in netta inferiorità numerica rispetto al nemico.

Ma questa spiegazione non basta: mancano gli uomini. Le armi si possono fabbricare e inviare, i soldati ucraini no. E i mercenari non sono più disposti a farsi ammazzare anche in cambio delle più laute ricompense. Stendiamo un pietoso velo su Macron e la sua idea di mandare i suoi in guerra. Se i primi a non voler combattere sono gli ucraini è difficile pensare che i fanti francesi vogliano sostituirli.

Al fronte i soldati ucraini vedono con scetticismo i mobilitati privi di convinzione. In questa situazione la mancanza di fiducia nei mobilitati è diventata il vero problema per le forze ucraine.

In conclusione, i giovani ucraini stanno riconsiderando il loro ruolo nel conflitto, riconoscendo di essere diventati carne da cannone in un gioco geopolitico più grande di loro. La retorica della vittoria è stata sostituita dalla dura realtà della guerra, e i soldati sono sempre più riluttanti a sacrificare le proprie vite per una causa che sembra ormai disperata, tanto che si immagina un Dio con i galloni ucraini che ferma l'avanzata di Putin.

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