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"Ecco perche' spendo 29 miliardi in armi"

12 giugno 2010

Lo stanziamento complessivo per il 2010 ammonta a 20.364,4 M€ che rispetto al bilancio previsionale approvato dal Parlamento per il 2009 sostanzia un incremento di 70,2 M€, con una variazione del +0,3% in termini percentuali.
http://www.difesa.it/NR/rdonlyres/E006A984-0E90-42F4-A2CA-BDCAACADDFCE/0/Nota_Aggiuntiva_2010_definitiva_Gaeta_09_04_2010.pdf

Mentre i primi equipaggi dell’Aeronautica Militare destinati all’impiego sul sistema d’arma Predator B (che può trasportare oltre ai missili Hellfire le bombe a guida laser Gbu-12 Paveway II e le Gbu-38 Jdam) hanno completato l’addestramento sulla base americana di Holloman nel Nuovo Messico, il ministro La Russa in una intervista a Il Giornale dichiara che i nostri bombardieri volano in Afghanistan senza bombe.

Ma allora perchè spende per i sistemi missilistici 218,9 milioni di euro? (spesa per il solo anno 2010).

Ministro, ma servono tutti questi cacciabombardie­ri?
«Se uno fa il mutuo per costruir­si una casa anti sismica non spera che venga il terremoto. Mica dice: qui serve una bella scossa così giustifico la spesa».

E' per questo che spenderà per lo sviluppo del velivolo Joint Strike Fighter 158,9 milioni di euro (nel solo anno 2010)?
L'Italia ha già speso 1,9 miliardi di dollari.
Nell'intervista dice che non ha ancora firmato l’or­dine. Firmerà? «Vedremo».

"The Italian Parliament approved the Ministry of Defence plan to enter into the next phase of their involvement in the program, including the purchase of 131 F-35 aircraft and construction of a final assembly facility at Cameri Air Base. (Apr. 2009)".
Sempre nel Current as of April 1, 2010 Produced by F-35 Communications Team della Lockheed Martin, si parla ancora di 131 aerei.
http://www.lockheedmartin.com/data/assets/aeronautics/products/f35/F-35FastFactsApril12010.pdf

"ECCO PERCHE' SPENDO 29 MILIARDI IN ARMI"
intervista al ministro La Russa
http://www.ilgiornale.it/interni/ecco_perche_spendo_29_miliardi_armi/12-06-2010/articolostampa-id=452428-page=1-comments=1

Dice di aver tagliato 25 EFA: saranno solo 96
Dice di aver tagliato 4 fregate. saranno solo 6
Dice di aver tagliato l'aereo spia degli israeliani e il sistema anticarro.
Totale 5 miliardi

Signor Ministro, la spesa per l'aereo israeliano non era previsto nella finanziaria 2010, ma faceva parte di impegno siglato durante la visita di Berlusconi a Gerusalemme nel febbraio 2010 per l'acquisto di armamenti israeliani per un valore di 120 milioni di euro.
Spese che sfuggono dal bilancio della Difesa come quelle stornate nel Ministero dello Sviluppo Economico.

Dice che molti acquisti sono stati decisi dai predecessori. Vero. Destra e sinistra si trovano unite sul fronte militare. Vedere risposta sul Manifesto a proposito di un articolo dell'Unità.

Manovra di guerra Tagli agli stipendi e comprano armi
Unita 06 Giugno 2010

Fuori dai ministeri, tra gli statali che da qui ai prossimi tre anni dovranno sacrificare i loro stipendi per versare allo Stato 5 miliardi di euro contro la crisi, il grido pacifista si è già fatto largo: «Vendessero i cacciabombardieri di La Russa». In realtà più che di vendere si tratterebbe di non acquistarne di nuovi. Idea tutt’altro che peregrina. È quello che sta decidendo di fare la Germania in queste ore, per dire. Il Pd stima che si potrebbero risparmiare almeno 2 miliardi l’anno. Ovvero sei miliardi nei tre anni su cui opera la manovra. Una stima prudenziale, visto che la spesa in armamenti si aggira intorno ai 3,5 miliardi l’anno. Nella manovra finanziaria di Tremonti, però, di tagli agli armamenti non ne troverete traccia. E sì che in programma il governo italiano non ha solo l’acquisto di nuovi cacciabombardieri. Sul bilancio dello stato, al momento, incombono ben 71 programmi di ammodernamento e riconfigurazione di sistemi d’arma, che ipotecano la spesa bellica da qui al 2026. Tutti passati inosservati sotto lo sguardo vigile del ministro dell’Economia.
Cifre astronomiche
Eppure parliamo di cifre astronomiche, che il governo si è impegnato a versare all’industria bellica per acquistare una varietà incredibile di nuove armi. La lista è lunga. Prendiamo solo qualche esempio. Partiamo proprio dai cacciabombardieri. Programma di ammodernamento numero 65. Un piano faraonico, che impegna l’Italia a comprare dagli Usa 131 cacciabombardieri F-35. Aerei progettati per essere invisibili ai radar (solo che nel frattempo i radar si sono evoluti). Roba da guerra fredda. Solo nel triennio interessato dalla manovra appena varata l’acquisto programmato sulle casse dello stato per circa 2,5 miliardi di euro. Totale della spesa prevista da qui al 2026: 15 miliardi. Che si sovrappone per altro alla spesa per l’acquisto, già programmato, di 121 Eurofighter (80 sono stati già comprati e c’è ancora un’ultima tranche). Ma andiamo oltre. Al programma numero 67, per esempio. Si chiama «Forza Nec»: serve a dotare le forze armate di terra e da sbarco di un sistema assai sofisticato di digitalizzazione. Roba da Vietnam, ovvero da conflitti ad alta intensità - la guerra in Iraq era considerata a media intensità. Per ora siamo alla fase di progettazione, che da sola costa circa 650 milioni di euro. L’esborso finale, non ancora formalizzato, si aggirerà intorno agli 11-12 miliardi. Ma andiamo oltre. Passiamo ai sommergibili. Difficile prevedere una battaglia navale nel Mediterraneo che li richieda, eppure nella lista dei futuri armamenti non mancano due sommergibili di nuova generazione. Costo stimato: circa 915 milioni. Più della metà da versare già nei tre anni della manovra. Una cifra minore ma non per questo più sensata sarà spesa invece per comprare nuovi sistemi di contracarro di terza generazione: 120 milioni di euro.
Cifre da capogiro. Tanto che lo stato italiano fa fatica a stare dietro agli impegni presi. E l’industria bellica è costretta a ricorrere alle banche. Con il risultato che l’indebitamento fa lievitare ulteriormente i costi. Negli ultimi tre anni, l’Italia ha speso in armamenti circa 3,5 miliardi di euro l’anno. Una cifra destinata a lievitare, tanto più che nemmeno la manovra prova a scalfirla.
Una cifra molto opaca, secondo il Pd, che domani in Commissione difesa del senato presenterà una risoluzione per chiedere che il governo inizi a fare i conti con le armi e con i miliardi che i 71 fatidici programmi continuano a sottrarre al bilancio dello Stato. Sono tutti così indispensabili? Il Pd chiede di verificarne utilità, tempi d’attuazione e costi. E di adottare quella che definisce una «moratoria ragionata». Obiettivo: ottenere risparmi consistenti. E costringere il governo ad adeguare la spesa ai costi della crisi. E al modello di difesa adottato alla luce della Costituzione.
L’Italia ripudia la guerra, appunto. E però continua a buttare miliardi in armi, oltretutto (per fortuna) inutili. Negli ultimi 15 anni infatti le forze armate italiane sono state impegnate in 35 missioni di peacekeeping. «Ma se dobbiamo portare la pace, che ce ne facciamo dei bombardieri F-35?», osserva il capogruppo del Pd in Commissione Difesa, Gian Piero Scanu, primo firmatario della risoluzione, che illustrerà domani al senato: «Semmai - aggiunge - abbiamo bisogno di addestrare i militari, di provvedere alla manutenzione dei mezzi di trasporto che utilizzano».
Ecco appunto, di quelli invece la manovra si occupa: un taglio di quasi un miliardo in tre anni, che si aggiunge agli 1,5 miliardi di risparmi sul bilancio di esercizio già programmati dalla prima finanziaria del governo Berlusconi. Forse anche per questo quel grido d’allarme lanciato dal dipendente statale pacifista ormai comincia a diffondersi anche tra le forze armate. «Il rapporto difesa-industria va cambiato, ci sono costi e appetiti che lo rendono non ottimale, l’industria non può imporre ciò che vuole», ha denunciato pubblicamente lo stesso sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica, Maurizio Ludovisi.
«Fin qui il governo non ha ancora risposto: quale è il modello di difesa a cui finalizza la spesa?», osserva Roberta Pinotti, appoggiando l’iniziativa del capogruppo. «Non è che da domani debbano rientrare gli uomini in missione - spiega Achille Serra, vicepresidente della Commessioni -, ma spendiamo soldi per armi inutili ed è doveroso tagliare davanti alla crisi è doveroso».

di Tommaso Di Francesco, Manlio Dinucci
MANOVRA-SPESE MILITARI
L'UNITÀ ANNUCIA I TAGLI DEL PD. IL PD SMENTISCE
La campagna del Pd contro le spese per armamenti è «pregiudiziale e demagogica»: così sul Corriere della Sera Arturo Parisi, già ministro della difesa nel governo Prodi e parlamentare Pd. Ce l'aveva con la copertina de l'Unità del giorno prima («Manovra di guerra») e con l'articolo(«Tagliano gli stipendi e comprano armi»). Vi si annunciava che il Pd avrebbe chiesto al governo, con risoluzione in commissione difesa del Senato, di rivedere la spesa militare in base a una politica di «verifica, trasparenza e risparmio». Parisi attacca l'articolo per l'affermazione che i 71 programmi di armamento sottraggono miliardi al bilancio dello Stato.
Parisi rivendica ciò che l'Unità tace (non sapendo o fingendo di non sapere?): cioè che il Pd, soprattutto con l'ultimo governo Prodi, ha contribuito all'aumento della spesa militare. Come già ricordato sul Corriere dall'autorevole ex sottosegretario alla difesa Lorenzo Forcieri, «il governo Prodi, in due sole finanziarie di rigore e risanamento dei conti dello stato, è riuscito a invertire la caduta libera delle spese per la Difesa, che sono aumentate dei 17,2% nel biennio 2007-08». Fu il governo Prodi a istituire, in Finanziaria 2007, un «Fondo per la realizzazione di programmi di investimento pluriennale per esigenze di difesa nazionale, derivanti anche da accordi internazionali», con una dotazione di 1.700 milioni di euro per il 2007, 1.550 per il 2008 e 1.200 per il 2009. Un «tesoretto», aggiunto al bilancio della difesa, in eredità al governo Berlusconi. Grazie a questo impegno bipartisan, l'Italia si colloca al decimo posto mondiale come spesa militare, e al sesto come spesa procapite, con un ammontare annuo - per il Sipri - di 30 miliardi di euro.
Emblematica la storia della partecipazione italiana al programma del caccia F-35 della statunitense Lockheed, che solo ora l'Unità definisce giustamente «piano faraonico», ricordando che costerà all'Italia 15 miliardi di euro. Il primo memorandum d'intesa venne firmato al Pentagono, nel 1998, dal governo D'Alema; il secondo, nel 2002, dal governo Berlusconi; il terzo, nel 2007, dal governo Prodi. E nel 2009 è stato di nuovo un governo presieduto da Berlusconi a deliberare l'acquisto di 131 caccia, già deciso dal governo Prodi nel 2006. L'Italia partecipa al programma dell'F-35 contribuendo allo sviluppo e alla costruzione del caccia. Si capisce quindi perché, quando il governo Berlusconi ha annunciato l'acquisto di ben 131 F-35, l'«opposizione» (Pd e IdV) non si sia opposta. Eppure già si sapeva che il costo del caccia F-35 era lievitato da 50 a 113 milioni di dollari per aereo.
F-35 e altri armamenti «roba da guerra fredda», obsoleta per l'Unità, «oltretutto (per fortuna) inutili». E poi, perché gli F-35 «destinati a missioni d'attacco in lontani teatri bellici?». Ma Parisi critica chi nel Pd «denuncia pregiudizialmente e genericamente l'inutilità» delle spese per gli armamenti. Perché questi armamenti non sono purtroppo «inutili» e le 31 missioni dell'esercito italiano non sono tutte di «peacekeeping». È proprio una caratteristica, la capacità stealth dell'F-35 - colpire con «velocità e da lontano», certifica la Lockeed - a spiegare che l'aereo è destinato proprio a guerre d'aggressione, in Afghanistan e in quelle «nuove».
Dulcis in fundo, le argomentazioni de l'Unità il giorno dopo sono state ignorate - smentite - dalla senatrice Roberta Pinotti, membro della commissione difesa: ha detto di condividere l'impostazione di Parisi, assicurando che i dirigenti Pd sono «consapevoli che la Difesa è uno dei compiti fondamentali dello Stato». Altro che tagli agli armamenti.

 

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