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Monsanto e la soia argentina

Secondo produttore di transgenici e terzo produttore di soia nel mondo, l'Argentina subisce un attacco sempre più duro da parte della Monsanto, perchè paghi le licenze sull'uso dei semi di soia
26 marzo 2005
Silvia Ribeiro

 Argentina L’Argentina, il secondo produttore mondiale di alimenti transgenici e il terzo nella produzione mondiale di soia, subisco sempre di più gli aggressivi attacchi della Monsanto per guadagnare quello che secondo la multinazionale “le appartiene”: i privilegi per l’uso del suo brevetto sulle soia transgenica.

Affermazione di certo temeraria, visto che Monsanto non ha alcun brevetto per la soia valido in Argentina. Questo però non le ha impedito di minacciare il paese di far pagare una “multa” di 15 dollari per ogni tonnellata di soia argentina esportata in Europa.

Questo caso è paradigmatico perché mostra chiaramente sia le strategie - legali e illegali – di giganti genetico sia i rischi a cui si espongono i paesi che permettono le coltivazioni transgeniche.

Monsanto detiene il brevetto europeo numero 301749, concessa originariamente a marzo 1994 alla compagnia Agracetus. È aberrante perché funziona come un “brevetto di specie”: concede al suo proprietario il monopolio esclusivo su tutte le varietà e i semi di soia modificata geneticamente, senza tener in considerazione i geni utilizzati o la tecnica impiegata.

Quando Agracetus ottenne questo brevetto, il gruppo ETC (al tempo RAFI), Greenpeace, altre organizzazioni e la stessa Monsanto intentarono una causa contro Agracetus sostenendo, tra gli alri argomenti – con un documento di appello di 292 pagine, che era un brevetto assurdo perché non c’era né “novità” né “invenzione” e che “doveva essere revocata in toto” a causa del controllo che concedeva a una sola impresa.

Due anni dopo, Monsanto comprò Agracetus, brevetto incluso, e immediatamente cambiò idea riguardo a questi avvenimenti.

In pratica, Monsanto acquisì il monopolio mondiale della soia transgenica, e visto che il suo brevetto non ha validità legale in nessun paese, per ottenere gli stessi risultati lo fa illegalmente. In Argentina, per esempio, il brevetto non ha mai avuto validità, visto che non sono mai stati portati a termine, in modo adeguato, i passaggi previsti dal registro nazionale.

Questo non ha però impedito a Monsanto di aver riscuotere le proprie regalie, inclusa una percentuale nel prezzo a cui vengono venduti i semi. In questo paese solo il 18% della soia transgenica viene comprata dai distributori. Il resto viene venduto senza certificazione o è un prodotto che gli stessi agricoltori tengono come riserva per la semine successive.

La maggioranza degli agricoltori del mondo ha l’abitudine di conservare i semi. Non solo i coltivatori dei campi, per i quali questa metodologia è ovvia, ma anche molti altri agricoltori commerciali. Questa tradizione è riconosciuta dalle Nazioni Unite come parte dei diritti degli agricoltori, come un piccolo riconoscimento per il lavoro che da 10.000 anni aiuta i coltivatori a migliorare gli alimenti dell’umanità.

In Argentina, gli agricoltori hanno il diritto di conservare e ripiantare le sementi, il che è stabilito anche dalla Legge sulle sementi. Dunque, i reclami di Monsanto sono illegali e. già dal 1999, la multinazionale ha stabilito (attraverso due suoi distributori) il concetto di “regalie estese”: chi compra la soia transgenica certificata può conservarne una parte ma,m per poterla utilizzare, deve abbonare una percentuale all’industria, il che ovviamente contravviene alla Legge argentina sulle sementi.

Nel febbraio 2004 il segretario dell’Agricoltura ha presentato una proposta ancor più scandalosa: la redazione di una Legge di “regalie globali”, chiamato Fondo di Compensazione Tecnologica. Secondo questo meccanismo tutti gli agricoltori dovranno pagare una percentuale al momento della vendita. Questa percentuali verrà riscossa dal governo, e poi consegnata alle imprese di sementi. Di fatto, il governo applicherà tasse per garantire gli interessi delle multinazionali contro gli stessi agricoltori, contro i diritti stabiliti dalle nazioni unite e contro la Legge sulle sementi del paese.

In seguito alla massiccia protesta degli agricoltori, la legge è ancora sospesa. Monsanto minaccia ora di imporre una tassa più alta, da applicarsi nei porti di entrata delle destinazioni di esportazione della soia.

Monsanto ha già ottenuto che il governo brasiliano e quello paraguaiano legalizzassero e si coalizzassero per la riscossione delle regalie per la soia, introdotta di contrabbando dall’Argentina.

Secondo Carlos Vicente, di GRAIN Argentina, “la formula sembra riguardare le coltivazioni che rendono più denaro (cotone, soia, mais), trovare un punto di accesso, contaminare la fornitura di semi e poi prende il controllo totale (..) la storia di quello che è accaduto in Argentina è un grave allarme di quello che accade quando si permette di far fare radici alle culture transgeniche”.

Con i transgenici, sia attraverso il cammino legale, come in Argentina, dove Monsanto prima ha lasciato estendersi le coltivazioni e poi ha preso misure drastiche, sia quello illegale, come il contrabbando o la contaminazione con geni imparentati con altre radici, andiamo verso una violazione globale, che intacca i diritti degli agricoltori.

Non è solo una questione giudica ma coinvolge direttamente tradizioni fondamentali per l’agricoltura e l’alimentazione di tutta l’umanità.

 

Note: Fonte: La Jornada
http://www.jornada.unam.mx/2005/mar05/050321/023a2pol.php
Traduzione a cura di Nuovi Mondi Media

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