Siamo tutt* NO TAV. Manifestazione a Pescara venerdì 2 marzo

PeaceLink Abruzzo e l'Ass. Antimafie Rita Atria esprimono la loro solidarietà e vicinanza alla lotta del movimento NO-TAV e aderiscono al presidio di solidarietà che si terrà a Pescara venerdì 2 marzo.
1 marzo 2012
Alessio Di Florio (Referente Abruzzo; Associazione Antimafie Rita Atria; Alessandro Marescotti, Presidente di PeaceLink)

Bandiere NO-TAV Quanto sta accadendo in questi giorni in Val Susa, dove la lotta contro la distruzione della Valle è in corso da vent'anni, è l'emblema della drammatica situazione in cui versa la democrazia in Italia. Un paese nel quale in questi mesi si sta cercando, nel silenzio dei grandi media e nella connivenza e partecipazione degli stessi politici che oggi attaccano il movimento NO-TAV, di calpestare il voto democraticamente espresso da milioni e milioni di Italiane e Italiani nel giugno scorso.

Il Movimento No-TAV è tra i movimenti più trasparenti e democratici di questi anni. Qualsiasi decisione viene presa in assemblee pubbliche e aperte a tutti, dove ognuno esprime il suo pensiero e si confronta esponendosi in prima persona. Le azioni portate avanti dal movimento sono parte integrante della storia e delle pratiche nonviolente da Gandhi a Martin Luther King, da Danilo Dolci ad Aldo Capitini. Definire insurrezionalista, violenta, questa storia dimostra quale democrazia perseguono alcuni: addomesticata alle grandi lobby, dove i cittadini sono ridotti a puri yes-men di decisioni prese altrove, dove devono subire soltanto e non hanno alcuna possibilità di incidere nei processi decisionali. I manganelli, le cariche indiscriminate, i pestaggi, la militarizzazione, l'avvelenamento quotidiano con gas, il furto di case e terreni agricoli con la cacciata di chi vi vive, la distruzione e devastazione di un territorio fanno invece parte delle più tristi, violente e peggiori pagine della storia d'Italia e mondiale.

La TAV Torino-Lione è l'emblema delle "cattedrali nel deserto", delle mega opere inutili che non arrecheranno alcun beneficio reale al Paese, gonfieranno gli affari di alcune cricche e lasceranno alle generazioni future soltanto immensi danni ambientali distruggendo territori interi. I 35 milioni che lo Stato Italiano dovrà spendere per la costruzione della TAV sono "uno spreco ingiustificato", documenta e denuncia il prof. Marco Ponti (docente di Economia dei Trasporti al Politecnico di Milano) che conclude in una recente intervista definendola "una stupidità fenomenale". E, mentre si vogliono spendere queste cifre per quest'opera inutile e dannosa, come già viene sottolineato nell'appello a partecipare al presidio, i pendolari italiani vengono abbandonati alle difficoltà e alle avventure di un trasporto ferroviario locale che sempre più viene sopraffatto dall'inefficienza e dallo scarsissimo ammodernamento di mezzi e linee. Rilanciamo, a proposito, quanto già documentato e riportato nel 2005 e 2006
lists.peacelink.it/news/2006/03/msg00041.html
lists.peacelink.it/news/2006/12/msg00023.html
lists.peacelink.it/news/2006/10/msg00045.html
lists.peacelink.it/news/2005/12/msg00069.html

Il movimento NO-TAV viene accusato di violenza. Oggi in Italia le peggiori violenze hanno due nomi ben precisi: mafie e devastazioni ambientali. Il giudice Ferdinando Imposimato da anni denuncia e documenta le infiltrazioni mafiose nella costruzione della TAV Torino-Lione. Non un estremista "anarco-insurrezionalista" ma un magistrato con decenni di carriera alle spalle. Non viene minimamente ascoltato e preso in considerazione, né da chi deve decidere sul destino della Val Susa né dai grandi media. Le mafie oggi penetrano in moltissime regioni, si spartiscono appalti, affari nel ciclo del cemento e dei rifiuti e segnano il presente e il futuro dei territori. Ma questa terribile violenza, dalla Sicilia all'Abruzzo, dalla Campania alla Lombardia, dalla Liguria alla stessa Val Susa avviene nel silenzio e nelle connivenze. I giornali e le TV, tranne rare eccezioni, tacciono e chi opera nelle "stanze dei bottoni" spesso non soltanto non resiste ma le agevola.

Non si può tacere, poi, di fronte al saccheggio e alla distruzione sistematica dell'ambiente. In questi giorni è in corso l'ennesimo allarme ambientale a Taranto: un incendio ha investito un impianto dell'ILVA. L'ILVA che ha prodotto in passato oltre il 90% della diossina industriale in Italia, l'ILVA accusata da anni di inquinare una città e la salute dei cittadini, l'ILVA i cui proprietari (omaggiati e sostenuti in questi anni dagli amministratori tarantini e pugliesi) stanno oggi subendo un procedimento penale con l'ipotesi di reato di disastro ambientale. L'ILVA su cui, tranne rare eccezioni, non vediamo i riflettori della cronaca nazionale o le condanne della classe politica. Questa disparità di trattamento tra le "violenze" dei manifestanti in Val Susa e quanto accade a Taranto (che non può che essere definita una "violenza" sui cittadini e sull'ambiente) è inammissibile.

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