
GUERRA E INFORMAZIONE
GUERRA E INFORMAZIONE
Il Ruolo del giornalismo nel raccontare i conflitti.
Ne parliamo con: Giuliano Battiston, Michele Giorgio, Sara Lucaroni, Sara Manisera, Nancy Porsia, Cecilia Rinaldini.
Moderano: Alfio Nicotra e Angela Mona, Un Ponte Per.
La Prima Guerra del Golfo nel 1991 ha cambiato radicalmente il modo di fare informazione dai teatri di conflitto e di guerra.
Alla spettacolarizzazione di allora – la notte “verde” di Baghdad - ha fatto seguito la sistematizzazione dell’informazione embedded, a seguito delle truppe occupanti o dalle basi militari da cui venivano sferrati gli attacchi. Una informazione sempre più “pilotata” dall’alto, anestetizzata dalla sofferenza di chi, nei vari conflitti, le bombe e i missili, li subiva. Iraq, Afghanistan, Palestina, ex Jugoslavia, Libia, Siria, Ucraina, sono solo alcuni dei luoghi in cui l’incrocio tra guerra e informazione tende a cedere alla propaganda bellicista e a narrare verità artefatte.
Una tendenza che, negli ultimi anni, è stata però contrastata da un nascente panorama di giornalismo indipendente che ha visto una nuova generazione di professioniste e professionisti del settore cambiare le regole del giornalismo "embedded" e avventurarsi nei teatri di conflitto in modo indipendente, nel tentativo di restituire un punto di vista più autentico e slegato dalle dinamiche di potere che ruotano intorno al sistema dell'informazione.
In questi 30 anni di guerre spurie e sporche, sovente abbellite come guerre umanitarie, anche Un Ponte Per ha scelto di raccontare la guerra dall'unico punto di vista possibile: quello delle vittime. La verità raccontata da profughi/e, da chi ha perso le persone care a causa di un bombardamento o di una rappresaglia armata, di chi ha dovuto abbandonare le proprie case e i propri affetti per cercare altrove una possibilità di sopravvivenza. È una verità che disturba, che mette in evidenza tutte le ipocrisie di chi scatenando le guerre, non vorrebbe vederne le conseguenze sulle proprie coste e nelle proprie città.
La criminalizzazione degli operatori e delle operatrici indipendenti dell’informazione, l’essere spiati/e dal proprio Paese solo per svolgere il proprio mestiere con onesta e obiettività, il dare fastidio alla narrazione dominante rendendo visibili i volti e le voci delle vittime, dimostrano come le scelte di guerra sono sempre più incompatibili con i valori e i principi delle libertà democratiche.
Un nuovo modo di raccontare i conflitti però si sta facendo largo, costruisce una contro narrazione, un nuovo modo di essere giornalista.
Ne parliamo il 3 maggio, Giornata mondiale della libertà di stampa, con:
- Giuliano Battiston, freelance, direttore “Lettera22”
- Michele Giorgio, corrispondente de Il Manifesto da Gerusalemme
- Sara Lucaroni, freelence collaboratrice de L’Espresso e L’Avvenire
- Sara Manisera, reporter indipendente, collettivo Fada
- Nancy Porsia, freelance, consulente e ricercatrice
- Cecilia Rinaldini, inviata esteri del Giornale Radio RAI
Moderano:
Alfio Nicotra e Angela Mona, Un Ponte Per.
La diretta fa parte del ciclo di eventi organizzati in occasione dei trent'anni di Un Ponte Per.
#30AnniDiAttivismo #30AnniDiPonti
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