Libertà e Giustizia per la Pace
Da giorni i circoli di Libertà e Giustizia prendono parte a mobilitazioni unitarie in tutte le città in cui sono presenti, per condividere il ripudio e l’orrore della violenza che dal 7 ottobre è stata scatenata contro i civili in Israele e Palestina. Il conflitto tra i due popoli – ma, ancor di più, tra uno Stato e un popolo che di quello Stato è privato – procede da oltre 75 anni portando una semina di odio, dolore, umiliazione, razzismo istituzionalizzato, relativizzazione del diritto internazionale, per giungere oggi a mettere in discussione la stabilità del Medio Oriente, le sue relazioni con un’Europa lacerata da una guerra interna, e il senso stesso delle istituzioni internazionali nate dopo la Seconda guerra mondiale a protezione dal rischio di altri genocidi. Chiediamo il cessate il fuoco immediato e incondizionato da parte di tutti gli attori attivi nel conflitto, a protezione dei civili intrappolati tra le macerie delle proprie case, degli ospedali, delle chiese, senza più acqua, cibo, medicine, sotto una pioggia di missili, resi obiettivi involontari di una guerra di cui non hanno colpa, nella prigione a cielo aperto che è Gaza. Chiediamo con urgenza l’attivazione di corridoi che consentano stabilmente l’accesso ai convogli umanitari nella Striscia, per salvare una popolazione ridotta ormai allo stremo. Chiediamo l’immediato rilascio immediato degli ostaggi e la convocazione di una Conferenza di pace che avvii un processo per porre fine al regime di occupazione, aprendo la via alla libertà e all’eguaglianza di diritti per tutti i palestinesi, alimentando così da entrambe le parti una cultura di pace. A parlare devono essere oggi la diplomazia e i negoziati, non la distruzione cieca, la vendetta, l’ulteriore accaparramento di territorio, come è per le colonie in Cisgiordania. Chiediamo che l’Unione Europea attivi la Direttiva Protezione temporanea 2001/55, già attivata per far fronte al flusso di profughi dall’Ucraina e, prima ancora, adottata per chi scappava dalla guerra nella ex Jugoslavia. La Direttiva contempla flussi di sfollati e movimenti “imminenti”, considerando anche evacuazioni e violenza endemica, e l’istituto della protezione temporanea è in grado di prevedere una diaspora coordinata presso familiari che già si trovino sul territorio dell’Unione. La Scozia, che non è più nell’Unione, ha già dato disponibilità ad accogliere profughi palestinesi, e così due Stati membri: Olanda e Portogallo. L’Europa non può più limitarsi a dichiarazioni di principio. Ricordiamo che l’articolo 21 del Trattato sull’Unione Europea (TUE), afferma che «l’azione dell'Unione sulla scena internazionale si fonda sui principi che ne hanno informato la creazione, lo sviluppo e l'allargamento e che essa si prefigge di promuovere nel resto del mondo democrazia, Stato di diritto, universalità e indivisibilità dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, rispetto della dignità umana, principi di uguaglianza e di solidarietà e rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale». Per questo, ci uniamo alla richiesta di Amnesty International di dar vita a presidi e marce silenziose in tutta Italia, nel pomeriggio e nella sera del 27 ottobre. Insieme, chiediamo che si fermi il massacro annunciato di migliaia di civili innocenti, tra cui moltissimi minori, che hanno la sola colpa di essere nati nella Striscia di Gaza, privati delle garanzie connesse alla cittadinanza di uno Stato.
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