Un'esperienza in Kossovo Mitrovicë/Kosovska Mitrovica: ricostruire la pace in una società ferita.
IL PROGRAMMA
9.30
- Saluto
On.le Claudio Cecchini - Assessore alle Politiche Sociali e della Famiglia Provincia di Roma
- Introduzione
Mons. Guerino Di Tora – Direttore Caritas Diocesana di Roma
10.00 Interventi
- Balcani: appunti di un viaggio nella società civile.
Aldo Bonomi – Direttore Aaster, ricercatore sociale
- Kossovo: sostare nel conflitto. La presenza della Caritas di Roma a Mitrovica.
Oliviero Bettinelli – responsabile S.E.P.M. Caritas Diocesana di Roma
- Mitrovica: i compagni di viaggio. La sfida della rete per un territorio protagonista di pace
Don Claudio Desii – Formatore “Progetto Ibar”
13.00 Conclusioni
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Sarà possibile visitare la Mostra Fotografica “Balcani: vite da narrare” , a cura del S.E.P.M.
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La Caritas Diocesana di Roma da anni opera a vari livelli nel campo della solidarietà internazionale.
La guerra nei Balcani ha rappresentato un teatro di azione che ha visto migliaia di volontari e di associazioni interrogarsi e fare delle scelte operative estremamente radicali, sofferte e decisamente faticose.
Essere presenti nelle aeree di crisi significava di volta in volta chiedersi come starci, come schierarsi, che metodologie individuare e soprattutto che cosa fare.
La storia non dà tregua: nelle regioni balcaniche si continua a vivere nella memoria di ciò che rappresenta tutt’ora quel momento drammatico: in Kossovo il tempo pare si sia fermato dall’estate del 1999. Le stesse paure, gli stessi linguaggi, gli stessi sospetti con in più tanta rabbia e delusione. Sentiamo che vale la pena chiederci che cosa significa per noi e per le persone che incontriamo l’esperienza che stiamo facendo.
Il convegno:
Mitrovicë/Kosovska Mitrovica: ricostruire la pace in una società ferita
è soprattutto la fotografia di una esperienza. Come tutte le foto lascia trasparire gli sfondi e i primi piani, i chiaroscuri, i personaggi principali e i contorni. Aldo Bonomi è un ricercatore sociale attento ai vari movimenti culturali che caratterizzano la vitalità della società civile. Il suo libro “La comunità maledetta” è il racconto di un viaggio ma non solo, che gli ha permesso di fatto di intercettare le contraddizioni e le ricchezze di coloro che, volontariamente, e con la pretesa di stare in mezzo, si sono catapultati nell’inferno balcanico cercando di capire e, laddove è stato possibile, di incontrare e di mediare. Dal suo punto di vista non contaminato dall’appartenenza può venire, e speriamo che ciò accada, una riflessione più ampia e sociologicamente stimolante su ruoli e identità di una società civile che vuole esserci ma che spesso o non sa di esserlo o non riesce a cogliere la portata delle propria presenza.
L’intervento di Oliviero Bettinelli si focalizzerà sull’esperienza storica della presenza a Mitrovica. Mitrovica “la città dell’odio”, Mitrovica la città simbolo del Kossovo diviso, Mitrovica la “Berlino dei Balcani”. Nella metafora del viaggio rappresenta una sosta decisamente forzata dalla storia e per questo volutamente provocatoria. Una sosta che non permette di riposare ma che, paradossalmente, esaspera il continuo movimento nel tentativo di andare al di là degli slogan ad effetto per condividere la realtà locale stando dalla parte dei più poveri.
Claudio Desii, formatore degli staff di Mitrovica, ci introdurrà in una metodologia che caratterizzata dall’imparare facendo ha cercato sempre più di costruire con gli operatori una identità organizzativa e formativa per accompagnarli alla consapevolezza che loro, abitanti di Mitrovica, possono essere l’unica e vera speranza per Mitrovica. Una esperienza faticosa e stimolante per spostare il baricentro della nostra presenza sui veri protagonisti della società civile kossovara.
Non sembri fuori luogo in questo momento parlare di percorsi di pace in Kossovo: anzi proprio gli avvenimenti di questi ultimi giorni ci hanno confermato che dobbiamo fermarci per chiederci insieme se e come è possibile non farci travolgere dall’impotenza in un momento in cui non pare ci siano alternative alle grandi autostrade illuminate e pianificate dalla politica militare: autostrade che non permettono deviazioni e che conducono, purtroppo, a destinazioni già viste. Ma forse un’alternativa c’è, sono i tanti sentieri tracciati dalle centinaia di persone che si sono avventurate sui pendii della solidarietà e della cittadinanza e che possono diventare sempre più visibili e sicuri se ogni giorno qualcuno continuerà a calpestarli.
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