
Eat Up! #1 L'importanza del CIBO: Mangano ∼ De Michele
Eat Up! Stand Up for Your Chow! | #1
L'importanza del CIBO
2 aprile ORE 18:30
Incontro in diretta streaming con
Antonello Mangano autore del libro "Lo sfruttamento nel piatto: Quello che tutti dovremmo sapere per un consumo consapevole" ed. Laterza;
Daniele de Michele autore del film di "I villani"; con la partecipazione di Alberto Violante (ricercatore ISTA -Si Cobas) e altri interlocutori. Facilitano Michele Colucci e Manuela Costa
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Il cibo è troppo importante per affidarlo ai giochi del mercato!
Per le opulente società occidentali la pandemia ha reso evidente - anche a chi sinora l’avesse ignorato - quanto il procurarsi cibo sia una questione massimamente etica e non una mera transazione tra domanda e offerta. Reperibilità, qualità, accesso e costi sono diventati, nella crisi, aspetti determinanti per tutt@ e tragicamente centrali per una parte non minoritaria della popolazione, giunta sotto la soglia di povertà dalle pratiche e dalle logiche del libero mercato.
In questo scenario le file indiane fuori dai supermercati ne rappresentano l'aspetto più superficiale.
Il sistema agroalimentare globale sta manifestando le sue crepe, e possiamo considerarlo parte del problema, anche rispetto alla diffusione pandemica in conseguenza alla distruzione degli ecosistemi associate alle produzioni intensive che ben poco hanno di naturale.
La pandemia sta portando con se un'emergenza alimentare nel nostro paese e il governo in carica, cerca di cavarsela spingendoci ancor più nelle spire degli artefici di questo paradigma: l’agro-industria, la GDO, la logistica.
Una volta elargita, per alcun@, l’elemosina di stato – e sicuramente garantiti i profitti dei pochi - si mantiene inalterato l’impianto, senza alcun controllo sui prezzi dei beni di prima necessità - che nel mese di marzo, nel nostro paese in deflazione; sono aumentati dell’1,2% - senza garantire il lavoro e tutelare la salute di migliaia di lavoratrici e lavoratori, per lo più invisibili, nella produzione e distribuzione del cibo. In questa crisi globale è il lavoro dei meno garantiti, braccianti, facchini, fattorini, commessi, riders che sta tenendo gli scaffali pieni di prodotti,e se incrociassero le braccia?
Cronache di questi giorni.
Le aste al ribasso - che strozzano i contadini, inquinano la qualità del cibo, abbassano ulteriormente il costo del lavoro, disprezzano la filiera corta, ci riducono a consumatore passivo - in cambio di un “cartoccio di fusaglie” - tossiche - l'individuo, che pure ci si accapiglia per averne.
Allarme sui braccianti! Quelli stranieri residenti in Italia, sommersi, irregolari, clandestini, in nero, sotto caporale, ammassati nelle baraccopoli o nelle tendopoli,ad alto rischio contagio.
Quelli stagionali comunitari e non dell’Est Europa, che quest'anno non arriveranno.
Confagricoltura per le prossime stagioni di raccolta, chiede “corridoi“ che permettano ai lavoratori stagionali di attraversare l’Europa e arrivare nei campi italiani, per garantirsi almeno la manodopera italiana, richiede la rintroduzione dei voucher in agricoltura e di utilizzare come forza lavoro, i beneficiari del "reddito di cittadinanza".
È chiaro a questo punto quanto sia necessario, vitale, ripensare e agire fin da ora, collettivamente anche se distanti e con celerità. Per sostenere le lotte dei lavoratori, garantire il reddito dei piccoli produttori, per avviare un’alternativa alla produzione e alla distribuzione del cibo-merce, in grado di arrivare in ogni casa. Rafforzare, allargare, riprodurre le reti solidali locali, contadine, ecologiche, di piccola scala, già presenti, con dei processi realmente partecipativi e non autoreferenziali.
Su questi presupposti “Eat Up! Stand Up for Your Chow!”: dall'esperienza del festival "Eat Up! Cibo Territori Conflitti" uno spin off, un appuntamento periodico online con degustazioni di saggi, pellicole, fabule varie alla verifica della crisi presente.
Cercheremo così di individuare le contraddizioni, le lotte in corso, comprendere i passaggi necessari per recuperare una cultura del cibo-benessere che rispetti le risorse ambientali, gli equilibri naturali, le culture culinarie territoriali.
Inauguriamo con l’incontro in streaming indagando da due punti di vista diversi, quello di Antonello Mangano, autore dell'indagine "Lo sfruttamento nel piatto: Quello che tutti dovremmo sapere per un consumo consapevole" per i tipi di Laterza, e quello di Daniele de Michele in arte 'donpasta’ attivista gastrofilosofo ed autore del documentario “I Villani”, un viaggio poetico alla scoperta dei territori e della vita che c'è dietro un piatto gustoso.
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Lo sfruttamento nel piatto | https://tinyurl.com/swe4zbj
«Al supermercato siamo contenti di trovare passate di pomodoro e arance ‘sottocosto’. Spesso le compriamo, soddisfatti del risparmio. Poi capita di indignarci leggendo certe notizie spaventose sui lavoratori delle campagne. C’è un filo comune che lega quelle notizie ai nostri comportamenti d’acquisto. Questo libro indaga la filiera di alcuni prodotti agricoli ad alto rischio, dalle arance ai pomodori, all’uva. Andando a ritroso dal supermarket ai centri di distribuzione, fino alle serre e ai campi, scopriamo che la brutalità del caporalato e la ‘modernità’ della globalizzazione convivono senza scontrarsi. E che l’economia globale porta i contadini di Rosarno a competere con quelli brasiliani; i pugliesi con i cinesi; i piemontesi con gli spagnoli. I ghetti sono la parte visibile del problema. Le cause vanno cercate in una filiera dominata dagli intermediari e sovrastata da oligopoli capaci di imporre i prezzi, a ogni costo.»
I Villani | https://tinyurl.com/yx7ms9k7
«Questa gente mi raccontava il suo stare al mondo, il suo rapportarsi alla terra e alla storia del luogo che le aveva dato nascita. Era in questo intessersi delicato, talvolta ironico, talvolta doloroso tra i racconti intimi del loro vissuto e il loro cucinare con perizia, intelligenza, senso dell’osservazione che veniva fuori il senso più profondo della cucina italiana: il suo essere saggia, gustosa, parsimoniosa, rispettosa dei prodotti della terra e del mare. Questa gente mi mostrava in quei gesti sicuri di quanto la modernità andasse in conflitto radicale con quella cultura. Per questo il film arriva alla fine di un lungo periodo di ricerca, dopo il quale voglio finalmente poter vivere del tempo con le persone che questa lunga ricerca mi ha dato la possibilità di scoprire.»
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