Occorre una grande azione pedagogica di divulgazione dei temi complessi

L'empowerment civico

Cittadini che sappiano distinguere consapevolmente la verità dalla propaganda sono cittadini che guidano la politica senza farsi guidare e che controllano il potere senza farsi controllare. Centrale è l'educazione al pensiero critico e il principio di speranza che deve alimentare i movimenti civici.
13 settembre 2025

La più grande sfida oggi è quella di imparare a distinguere la verità dalla propaganda e di non farsi manipolare da quest'ultima.

Riconoscere la propaganda è una cosa complessa quando i temi sono specialistici.

Ma il nostro obiettivo deve essere quello di costruire reti di esperti indipendenti e privi di conflitti di interesse. Assemblea civica a Taranto, piazzetta Gandhi, agosto 2025

Non solo: occorre una grande azione pedagogica di divulgazione e di analisi collaborativa. Dobbiamo promuovere sempre più un'azione popolare di emancipazione dalla propaganda e di crescita dell'empowerment civico.

E' nostro compito far uscire dalla ristretta cerchia degli esperti le verità che ci possono guidare a capire ciò che vogliamo cambiare.  

La visione critica del mondo, l'alfabetizzazione alla terminologia scientifica, la conoscenza dettagliata dei propri diritti, l'accesso all'informazione e un'intelligente strategia di cittadinanza attiva sono le chiavi del successo della nostra mobilitazione.

Contribuire a costruire tutto ciò può generare un "principio di speranza" (si veda il richiamo a Bloch nel campo delle note) fondato non sull'illusione ma sulla consapevolezza.

Cittadini che sappiano distinguere consapevolmente la verità dalla propaganda sono cittadini che guidano la politica senza farsi guidare e che controllano il potere senza farsi controllare.

Note: Per un approfondimento del concetto di empowerment si veda https://nuovadidattica.lascuolaconvoi.it/agire-valutativo/10-la-valutazione-delle-ricadute-della-formazione-e-degli-apprendimenti-nei-contesti-non-formali-e-informali/empowerment/

Strategico nella prospettiva sopra descritta è il critical thinking a cui la pedagogia di John Dewey ha dato un grosso contributo. Si veda https://plato.stanford.edu/entries/critical-thinking/history.html

Il pensiero critico (o critical thinking) è un processo di analisi, valutazione e interpretazione di informazioni, idee e argomenti per formulare giudizi fondati sull'evidenza. Si tratta di una soft skill trasversale che permette di ragionare in modo chiaro e razionale, comprendendo le connessioni logiche tra le idee e mettendo in discussione le convinzioni e i pregiudizi. Sviluppare il pensiero critico è essenziale per prendere decisioni ponderate, risolvere problemi in modo efficace.

Il critical thinking è alla base dell'empowerment e della capacità di separare le informazioni generate dal potere per controllare i cittadini dalle informazioni utili ai cittadini per controllare il potere.

Il pensiero critico è anche alla base del cosiddetto "pensiero di speranza".
Secondo Charles Richard Snyder «La speranza è in realtà un modo di pensare […]; si tratta di una struttura cognitiva basata sulla sensazione di successo che dà come risultato del processo decisionale il raggiungimento di un obiettivo e la pianificazione del percorso per raggiungere l’obiettivo».

La teoria cognitivo-motivazionale della speranza di Snyder descrive la speranza come uno stato cognitivo proattivo, non passivo, costituito da due componenti principali: agentività (la convinzione della propria capacità di raggiungere obiettivi) e percorsi (la capacità di identificare strategie per raggiungere quegli obiettivi). Questa "potere a procedere" consente agli individui di superare ostacoli, acquisire resilienza e resistere alla frustrazione di fronte alle difficoltà.

Sviluppare il pensiero critico in una prospettiva di cambiamento sociale e di cittadinanza attiva consapevole e informata è fondamentale per alimentare la speranza e combattere la rassegnazione.

La dimensione della speranza e dell'utopia è una prospettiva di riflessione critica troppo spesso accantonata come idealismo ingenuo in tempi di grande pragmatismo politico finalizzato al mero compromesso e al "meno peggio". Utile è invece richiamare il principio di speranza a cui Ernst Bloch ha dedicato una importante riflessione che viene qui di seguito schematizzata.

1. Il "principio di speranza" in Bloch
Ernst Bloch (1885-1977) fu un filosofo marxista eterodosso. Scrisse Das Prinzip Hoffnung (Il principio speranza) tra il 1938 e il 1947, in esilio negli Stati Uniti, pubblicandolo poi tra il 1954 e il 1959. L’opera rappresenta una sorta di “enciclopedia dell’utopia”, in cui filosofia, arte, letteratura, religione e politica vengono interpretate come espressioni di una tensione verso ciò che ancora non è, ma potrebbe essere.

2. La speranza come categoria ontologica
Per Bloch la speranza non è un sentimento privato né una vaga attesa passiva, ma un atteggiamento attivo, orientato al futuro, radicato nella condizione umana. L’uomo, a differenza degli altri esseri viventi, è caratterizzato da un “non-ancora-essere” (Noch-Nicht-Sein): una incompiutezza che apre alla possibilità.
Questo orientamento rende la speranza una categoria ontologica e storica, cioè una forza costitutiva dell’essere umano e della realtà stessa.

3. La coscienza anticipante
La speranza opera come “coscienza anticipante” (Vor-Schein), cioè come capacità di immaginare e intravedere possibilità future non ancora realizzate.
Questa coscienza non è mera illusione, ma un’anticipazione che spinge l’azione: prepara il terreno al cambiamento storico.
Esempi di tale anticipazione si trovano nei sogni, nei miti, nelle fiabe, nell’arte, nelle religioni e nelle utopie politiche, che custodiscono immagini di un mondo migliore.

4. La funzione dell’utopia
L’utopia per Bloch non è una fantasia irrealizzabile, ma un orizzonte di senso che alimenta la trasformazione.
Distingue tra:
- utopie astratte: desideri irrealistici, scollegati da un’analisi concreta della società;
- utopie concrete: progetti radicati nella realtà storica, capaci di orientare la prassi politica e sociale verso il cambiamento.
In questo senso, il marxismo per Bloch è una “utopia concreta”: non solo analisi dei rapporti di produzione, ma anche tensione verso una società liberata.

5. Dimensione culturale e religiosa
Bloch rivaluta anche le tradizioni religiose e simboliche: nelle immagini escatologiche (paradiso, messianismo, salvezza) vede prefigurazioni secolarizzabili di una società giusta.
L’arte e la letteratura diventano archivi di speranza, in quanto contengono “tracce del futuro” e immagini del possibile.

6. Attualità del principio speranza
In tempi segnati da crisi ecologiche, guerre e disuguaglianze, il pensiero di Bloch invita a non ridurre il presente a ciò che è dato, ma a riconoscere le potenzialità ancora inespresse. La speranza diventa una forza critica contro il fatalismo e il cinismo, un motore di azione collettiva e trasformazione.

Il “principio speranza” di Bloch è una filosofia della possibilità e dell’apertura al futuro. Non si limita al desiderio individuale, ma diventa coscienza anticipante e forza storica, capace di guidare l’azione politica, culturale e sociale. È una filosofia del “non ancora”, che riconosce nell’uomo e nella storia il seme del cambiamento.

Allegati

  • Le connessioni formative del pensiero critico

    Francesca Coin
    Fonte: Università Ca’ Foscari, Venezia
    1764 Kb - Formato pdf
    Il merito di aver portato l'attenzione sul pensiero critico in tempi moderni viene attribuito al filosofo e pedagogista americano John Dewey.

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