La carica delle menzogne: quei pericolosi ultrà di Israele
Bruttisporchicattivi. Anche falsiefarisei. Inaccettabili. Scusateci la raffica di aggettivi. E’ dedicata tutta alla serie di titoli che abbiamo sotto gli occhi, stamattina (ieri). Titoli di grandi e medi giornali, in cima le testate “autorevoli”, quelle che fanno opinione o hanno la presunzione di farla, quelle dalle firme altisonanti e dalle tirature oceaniche.
Purtroppo sì, in cima viene il gran Corriere della sera (che è poi lo stesso che ha dedicato paginoni e paginoni al pensiero, si fa per dire, della signora Fallaci). Il titolo a otto colonne - “Strage di bambini, Israele sospende i raid” - è da sepolcro imbiancato, falso in ragione dei fatti, della logica e della consequenzialità. La “strage di bambini” - quella appunto che è efferatamente avvenuta là a Cana - non è “avvenuta” per mano di sconosciuti killer, come può sembrare dal titolo; e Israele, che l’ha compiuta, non ferma i raid per orrore della strage, come può sembrare dal titolo, ma solo come una pausa temporale, 48 ore che gli fanno comodo. Tanto più che la “colpa” ricade interamente su chi è stato bombardato, ucciso, straziato, su quegli innocenti e su quei bambini, “rei” di essersi lasciati usare come scudi umani. Là a Cana, cioè nelle loro case, nei loro letti, nella loro terra.
Non è solo malversazione, tendenziosità, voluta confusione. C’è molto di più: c’è la cosciente, precisa e sfacciatamente perseguita scelta di rovesciare la verità, di far sembrare bianco ciò che è nero, di mistificare la realtà. Operazione nefasta, soprattutto se costruita così, attraverso i grandi mezzi di informazione, la formidabile barriera di carta.
Sì, è così, egregio Riotta, è “la feroce verità della guerra”. Proprio quella insopportabilmente feroce verità della guerra, proprio quella che però vale anche per lei. Ci dispiace. Riotta per molto tempo ha camminato dalla “nostra” parte, lui “sa”: per questo è ancora più inaccettabile il suo fondo, quello che, peraltro assai “degnamente” accompagna il suddetto titolo. No, la difesa di Israele, che pure è da fare - noi affermiamo non a caso e da molto “Due Stati due popoli” - non passa, non può passare attraverso una lente deformante come la sua, che mette sotto i piedi insieme verità e intelligenza. Non la furia di uno Israele strapotente e fulminatore, come accusano (ingiustamente!!, secondo il Riotta) «il governo di Beirut, gli europei, l’Onu di Kofi Annan», è la causa della strage di bambini e innocenti là a Cana, no. La causa - lui tremendamente scrive - è che «Hezbollah intreccia miliziani e civili, rampe di missili e case, moschee e ospedali, rendendo impossibili (il corsivo è nostro, scusateci) i raid senza vittime tra i non combattenti». E, a guardar bene, la colpa è anche del «maestro di guerriglia» Che Guevara, di quelle «dieci, cento, mille» Cana nelle quali Hezbollah «vuole tirare Israele», sic. Andiamo, la faziosità non dovrebbe oscurare il raziocinio (e del resto già una volta, non molto tempo fa, furono tirate in ballo le terribili armi segrete di Saddam...).
Purtroppo anche La Stampa segue a ruota, con un titolo che risente della medesima morale al tartufo: “La strage dei bambini ferma Israele”. Strano, è lo stesso Israele identico che, quella strage, l’ha fatta, strano. Però, sotto, un commento di Igor Man (“Questo non è difendersi”) salva un po’ la faccia: «E’ vero che Israele ha il diritto di reagire, ma un paese democratico deve avere il coraggio di sottrarsi alla perversa spirale della violenza cieca». Almeno.
Anche la Repubblca è reticente, nel suo “innocente” titolo di “pura” cronaca: “Libano, strage di bambini”, Israele è soavemente lì, sullo sfondo, mentre non risparmia, anch’essa, di sottolineare nell’occhiello vistoso, che “Hezbollah usa la popolazione come scudo”.
Tocchiamo il fondo; al peggio, è risaputo, non c’è mai fine. Ecco a voi Il Giornale, il suo titolo a nove colonne, per la serie gli inqualificabili: “Gli hezbollah fanno uccidere 37 bambini”. Né più né meno. Ci rifiutiamo di commentarlo, si commenta da sé, vigliacco ma anche stupido. E tutt’uno con il fondo che gli sta sotto, a firma di R. A. Segre: «Gli hezbollah hanno iniziato una guerra che fa stragi come quella di Cana». Sì, avete letto bene, gli hezbollah hanno fatto la strage di Cana...
Brutto, triste, mortificante spettacolo. Una stampa di questo timbro non serve a noi, non serve a nessuno né per capire né per giudicare; e non diciamo l’ovvio, che non serve alla famosa causa della pace. No, diciamo che non serve nemmeno per difendere Israele. Non così. Mai così. Mai più così. Perché questa è la via che non porta alla salvezza di Israele, ma che sicurissimamente porta all’odio di Israele. L’odio razzista, l’odio hitleriano, quello marca Auschwitz. Quello che appunto evoca il Tempo, col suo titolo di stampo naziskin: “La stella di Davide”.
Non suona molto bene, vero?
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