Conflitti

In Somalia Bush ignora l'opposizione pubblica alla guerra

4 gennaio 2007
Bob Naiman e Patrick McElwee (membri di Just Foreign Policy (www.justforeignpolicy.org))
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: Zmag - 25 dicembre 2006

L'indifferenza del presidente George W. Bush alla volontà di americani e iracheni, e la conseguente insistenza nella continuazione – e forse anche nell'inasprimento – dell' occupazione in Iraq è ben nota. Quasi altrettanto citate dai giornali sono le sue continue minacce all'Iran di un attacco militare; ha appena deciso di inviare una seconda portaerei a largo delle acque territoriali iraniane, in una pericolosa escalation. Ciò di cui invece all'opinione pubblica americana, che si è espressa fortemente contro la guerra nelle ultime elezioni per il Congresso, non si fa sapere è il supporto di questa amministrazione alla guerra in Somalia.
Nelle elezioni di novembre, gli americani hanno dimostrato il rifiuto per la politica di guerra del presidente Bush in Medio Oriente. Recenti sondaggi mostrano che la maggioranza vorrebbe le truppe USA fuori dall'Iraq entro fine 2007. In un sondaggio di Newsweek di ottobre, la maggioranza si è detta contraria ad attacchi aerei americani sull'Iran, anche se la domanda era posta in un modo che predisponeva ad una risposta positiva: sarebbe favorevole a 'attacchi aerei contro obiettivi militari e sospeti siti nucleari in Iran' nela caso in cui l'Iran 'continuasse il proprio impegno nello sviluppo di armi atomiche'?(nb. Finora il fatto che l'Iran stia sviluppando armi nucleari rimane un'accusa non provata).
Ma l'amministrazione Bush sembra pensare che il sentimento anti-guerra della maggioranza non conti. La Casa Bianca vuole aumentare il numero di soldati USA in Iraq, nonostante l'opposizione dei Capi di Stato maggiore. E sta pericolosamente aumentando le minacce militari all'Iran inviando navi da guerra nel Golfo Persico.
E ora, riporta questa settimana il Washington Post, l'amministrazione ha dato l'ok all'Etiopia per l'invio di truppe in Somalia per combattere contro le Corti islamiche unite (ICU). L'ICU ha recentemente acquisito il controllo di quasi tutto il paese, inclusa la capitale, un'unificazione che il martoriato paese non aveva più visto dopo l'abbattimento della dittatura nel 1991. L'ex ufficiale del Dipartimento di Stato John Prendergast dice che il sostegno americano all'incursione militare etiope ha 'incalcolabilmente rinforzato' l'appeal delle Corti per il nazionalismo somalo.
Il Post riporta un'opinione difusa nella capitale etiope, secondo cui il Primo Ministro Meles starebbe usando il conflitto in Somalia per distrarre la gente dai problemi interni e per giustificare ulteriori repressioni dei gruppi di opposizione. Gli oppositori etiopi alla guerra dicono che Meles sostiene l'accusa secondo cui ci sarebbero attivisti di Al-Qaeda tra i membri delle Corti in modo da garantirsi il supporto degli USA, basandosi su un flusso di informazioni dell'intelligence etiope che secondo alcuni analisti sarebbero di dubbia validità.
In effetti, anche il direttore dell'intelligence nazionale John Negroponte avrebbe espresso scetticismo sul fatto che le Corti siano controllate da Al-Qaede.
Ma questo non ha fermato l'amministrazione Bush nel supportare la guerra in Somalia, paese che occupa una posizione strategica lungo l'accesso meridionale al Canale di Suez.
Fino a questa settimana, l'escalation del conflitto in Somalia non aveva attirato molta attenzione sulla stampa americana. Se sarà permesso alla situazione di evolvere fuori controllo, si potrà aggiungere una nuova guerra civile alla lista di quelle fomentate dall'amministrazione Bush. Non è troppo tardi per tornare indietro; l'Unione Europea sta promuovendo colloqui di pace tra le Corti islamiche e il governo somalo spalleggiato dagli USA.
Gli abitanti di Etiopia e Somalia hanno già patito molto per colpa della guerra. Il minimo che gli Stati Uniti possono fare è non promuoverne un'altra. Il Congresso deve farsi sentire e controllare l'operato dell'amministrazione, Un recente tentativo al Congresso di sanzionare il governo etiope per diffuse violazioni dei diritti umani è fallito dopo che l'ex leader dei Repubblicani Dick Armey, con un'azione di lobbying a favore del governo etiope, ha sostenuto che gli USA hanno bisogno dell'Etiopia per combattere il terrorismo.
I rappresentanti del Congresso devono ascoltare i loro elettori, che non vogliono che gli Stati Uniti siano responsabili di una nuova guerra.
Mentre il nuovo Congresso si prepara a prendere posto, ci troviamo in un momento chiave in cui i Democratici, di nuovo al potere, e la loro controparte Repubblicana devono tener conto del messaggio delle elezioni e promuovere la pace, altrimenti la democrazia sarebbe tradita da una politica guerrafondaia. La Somalia, dopo Iraq, Iran e Afghanistan, diventa un importante test per la forza e il rispetto della democrazia americana.

Note: Testo originale (in inglese):
http://www.zmag.org/content/print_article.cfm?itemID=11703§ionID=11
Tradotto da Chiara Rancati per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile per scopi non commerciali citando la fonte, l'autore e il traduttore.

Articoli correlati

PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)