Orrore in Afghanistan, uccisi 39 civili dalle forze speciali australiane
Dopo un'intensa attività di denuncia dell'avvocato militare David William McBride,
il generale Angus Campbell, capo delle forze armate australiane, lo scorso 19 novembre ha ammesso che uomini dei reparti del reggimento speciale (SAS) hanno “ucciso illegalmente” 39 civili in Afghanistan. Nessuno dei crimini è stato commesso durante i combattimenti.
Cosa è successo nel SAS australiano?
I militari più anziani ed alti in grado imponevano ai più giovani di uccidere i civili per dimostrare di poter commettere il loro “primo omicidio”.
Fra le testate che denunciano tutto ciò c'è Fanpage che racconta: "Civili afgani inermi sono stati sgozzati e i corpi utilizzati alla stregua di "trofei di caccia", coi quali fotografarsi con gli smartphone per vantarsi poi coi commilitoni".
Tutto ciò non è un caso isolato o una deviazione fortuita. Militari del SAS sono finiti sui giornali anche per aver sventolato la bandiera nazista (vedere la foto).
Ma a finire sotto accusa in Australia è per ora solo l'avvocato David William McBride, che ha rivelato i crimini di guerra.
David William McBride è un avvocato dell'esercito australiano che dal 2014 al 2016 ha messo a disposizione dell'Australian Broadcasting Corporation (la TV nazionale australiana) le informazioni sui crimini di guerra commessi dai soldati australiani in Afghanistan. McBride è stato accusato di violazione di segreti militari. Il giudice Paul Brereton ha reputato "informazioni credibili" quelle di McBride e ha avviato un'inchiesta interna ai corpi militari.
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McBride - essendo stato in missione militare in Afghanistan - ha documentato le esecuzioni sommarie compiute come come riti di iniziazione. Ora rischia addirittura una condanna a vita per aver spezzato il muro di omertà e complicità nell’esercito.
Scrive Lino Rialti: "McBride, durante tutte le sue missioni, aveva rapportato ai suoi superiori di torture ed uccisioni gratuite di civili innocenti e di molteplici comportamenti deplorevoli, come riti d'iniziazione, ai quali le reclute erano sottoposte. I soldati, alle prime esperienze di guerra, erano praticamente costretti a sporcarsi le mani di sangue, ad uccidere prigionieri o persone sotto la loro custodia, ma anche contadini e civili inermi, inscenando teatri di combattimento, posizionando armi da sparo, granate o anche manuali e riviste militari così da far sembrare combattenti delle persone inermi e pacifiche, che venivano torturate e poi uccise. Questi atti, secondo i comandanti sul campo, avrebbero dovuto instaurare un legame fortissimo tra i commilitoni, un cosiddetto "spirito di corpo".
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