Il futuro di Kabul
«Nel 2006, i ricercatori statunitensi hanno effettuato missioni aeree per condurre indagini magnetiche, gravitazionali e iperspettrali sull'Afghanistan. Le rilevazioni aeree hanno determinato che l'Afghanistan può contenere 60 milioni di tonnellate di rame, 2,2 miliardi di tonnellate di minerale di ferro, 1,4 milioni di tonnellate di elementi delle terre rare come lantanio, cerio e neodimio e filoni di alluminio, oro, argento, zinco, mercurio e litio. Ad esempio, il giacimento di carbonatite Khanneshin, nella provincia di Helmand in Afghanistan, ha un valore di 89 miliardi di dollari, pieno com'è di terre rare». (Rare Earth: Afghanistan Sits on $1 Trillion in Minerals – 5 settembre 2014)
Le terre rare sono 17 metalli che sono fondamentali per l’industria elettronica e delle tecnologie avanzate essendo indispensabili per la produzione di batterie al litio, pale eoliche e pannelli solari. La Cina ne controlla quasi interamente la produzione mondiale: gli Stati Uniti e l’Europa dipendono rispettivamente per l’80% e il 98% dalla Cina per la fornitura di terre rare.
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Ricercatrice indipendente, da molti anni ha orientato i suoi studi all'analisi dei conflitti in Medioriente e Nord Africa e delle politiche che le potenze occidentali attuano in queste regioni. Ha collaborato con testate giornalistiche sia on-line che a stampa. E' autrice de L'impero si è fermato a Baghdad (edizioni Achab, verona 2006) e L'incendio del Medioriente, le connessioni inattese (Prospettivaeditrice, Civitavecchia 2015). Articoli sul sito http://www.valeriapoletti.com
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Kabul, chi tace acconsente?
Valeria Poletti662 Kb - Formato pdf
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