Appello per la Lombardia

23 ottobre 2006
Emilio Molinari

Questo Appello è rivolto in particolare a tutti i consiglieri comunali e provinciali della Lombardia , ai sindaci e presidenti di province lombarde, all'Unione delle Province Lombarde (UPL), ma anche agli eletti di tutte le istituzioni locali italiane, in quanto riteniamo che quanto è in gioco in Lombardia peserà su tutta la politica nazionale in materia di gestione dei servizi idrici.

Con questo Appello, come Contratto Mondiale sull'Acqua chiediamo a tutti di esprimersi, far conoscere la propria opinione, prendere impegni coerenti con quanto sostenuto in molte occasioni e con quanto si va affermando nel Governo nazionale.

L'informativa.
Con l'ultimo atto del Consiglio dei Ministri, che ha impugnato per incostituzionalità la legge della Regione Lombardia n. 18/2006 sui servizi pubblici locali, si fa un ulteriore passo verso l'affermazione della natura pubblica del servizio idrico italiano, sia nella proprietà che nella gestione.
E' bene elencare i passi fatti finora dalla coalizione governativa:

  • L'affermazione scritta nel programma elettorale dell'Unione che l'acqua è pubblica nella proprietà e nella gestione.
  • La proroga al 31 Dicembre 2007 della scadenza posta dalla legge nazionale per l'affidamento dei servizi idrici a livello di ATO.
  • Il disegno di legge c.d. Lanzillotta che esclude le reti e il servizio idrico dalle liberalizzazioni.
  • L'impugnativa alla legge regionale della Lombardia.

Se le parole hanno un senso, questi atti vanno tutti in un'unica direzione, quella di sottrarre l'acqua alle privatizzazioni, anzi: con quanto detto e scritto dalla maggioranza si può dire che nel nostro paese è fatto divieto di ricorrere alla gestione privata dei servizi idrici.

Ma siccome la legge lombarda va in tutt'altra direzione e non verrà fermata dall'impugnativa dei Ministri, si viene a creare nel nostro paese un pericoloso precedente , si palesa una complessa situazione legislativa, una macroscopica incertezza del diritto per tutti gli enti locali e per tutti i cittadini su una materia di principio, come quella della natura giuridica di un bene comune e di un diritto imprescrittibile come l'acqua e i servizi che ne garantiscono l'accesso .

Due parole sulla legge regionale della Lombardia .
La legge lombarda obbliga gli ATO provinciali a privatizzare i propri servizi idrici attraverso la messa a gara obbligata del servizio di erogazione. Concepita in sordina, nella calura del fine luglio-inizio agosto, mesi degli agguati istituzionali, nella regione economicamente più importante, la legge prospetta colossali fusioni societarie tra SpA a capitale pubblico e private: AEM, MM, ASM, AMSA, ecc…, è perciò un qualcosa che viene calato come un maglio sui percorsi legislativi in atto a livello nazionale, con il duplice intento: di vanificare i passi intrapresi finora dal governo dell'Unione e creare un colossale precedente per tutta l'Italia.
Con quanto scritto nella legge regionale si può dire che in Lombardia è fatto divieto di ricorrere alla gestione pubblica dei servizi idrici.
Un bel contrasto con quanto matura a livello nazionale
La legge perciò si presenta come una pesante offensiva politica delle multiutility italiane: ACEA, HERA, ASM, AMGA,… e internazionali: SUEZ, VEOLIA, …, delle banche: Intesa, Fideuram (quella che si è comprata la pubblicità su tutti i maggiori giornali italiani per dire che l'acqua sarà il business del futuro prossimo), Monte dei Paschi di Siena… e dei soliti affaristi all'italiana Caltagirone e soci.
La legge è incostituzionale e in palese contrasto con la legge Galli e con le modifiche introdotte con le finanziarie al Testo Unico sui servizi locali.
E in generale è in contrasto con tutta la legislazione nazionale ed europea esistente , dal momento che non vi è alcuna altra norma che obbliga ad andare a gara per privatizzare.
I contrasti di legittimità e costituzionalità della legge lombarda si sostanziano in almeno tre questioni di fondo:

  1. L'invenzione dell'erogazione.
    Illecita ed incostituzionale è l'introduzione di tale concetto.
    E' fatta al solo scopo di aggirare tutte le legislazioni esistenti, le quali pur essendo fortemente caratterizzate in senso liberista, non obbligano mai alla privatizzazione, ma nella peggiore delle ipotesi parlano di proprietà pubblica e di affidamento della gestione che può avvenire secondo tre modalità: con gara che privatizza totalmente, con gara che privatizza almeno il 40% del pacchetto azionario o con società totalmente pubblica attraverso l'affidamento “in house”.
    Tutte le regioni italiane nel legiferare si sono mosse dentro questi vincoli nazionali.
    Invece la Lombardia, unico caso al mondo, accanto alla proprietà e alla gestione, si inventa una ulteriore divisione, quella dell'erogazione del servizio che, a detta della Regione, può e deve essere esclusivamente privata. La sottile differenza tra la gestione e l'erogazione del servizio, è un incredibile mistero. Siamo quindi di fronte ad un vero e proprio imbroglio.
  2. L'obbligatorietà alla privatizzazione.
    Illecita ed altrettanto incostituzionale
    Nessuna regione può obbligare gli ATO a privatizzare i servizi idrici, limitandone i poteri, e non può porsi in contrasto con la legge nazionale.
    Invece la Regione Lombardia fa obbligo a tutti gli ATO provinciali di mettere a gara l'erogazione, fatto salvo per l'ATO della città di Milano.
    Un attacco diretto oltretutto a quegli ATO, come quello della provincia di Lodi, che hanno espresso chiaramente la volontà di gestire in house il proprio servizio idrico.
  3. La questione di Milano città.
    La legge regionale lombarda fa una deroga all'obbligatorietà solo per l'ATO della città di Milano e questo per il semplice fatto che nel disegno di Letizia Moratti e di Formigoni, il servizio idrico della città deve essere privatizzato non tramite gara ma tramite assorbimento di MM (dove sta parcheggiata l'acqua) da parte di AEM.

Il problema posto dall'iniziativa della Regione Lombardia va quindi al cuore di un problema che è costituzionale e di cultura giuridica.
Pone la questione: l'acqua, il diritto al suo accesso, le modalità con le quali vengono garantiti questo diritto e determinati i suoi costi e a chi sono a carico, è questione nazionale e costituzionale che riguarda l'eguaglianza dei cittadini italiani?
Oggi anche in virtù del colpo di mano lombardo, siamo in presenza della più totale disparità e indeterminatezza.
Perché ad una legislazione già confusa si sovrappone una interpretazione del federalismo e della modifica al titolo V della Costituzione che dà alle regioni poteri in materia di servizi idrici.
Ma se questa fosse la vera interpretazione, la legge Galli non avrebbe più alcun valore e nemmeno il Testo Unico degli enti locali, risulterebbe del tutto inutile il disegno di legge Lanzillotta, del tutto impossibile per l'Italia formulare una posizione nazionale in seno alla UE e al Parlamento Europeo in merito ai servizi pubblici privatizzabili da sottoporre alla direttiva Bolkestein.
E d'altro canto tutte le altre leggi regionali sono state concepite nel rispetto della legge Galli e del Testo Unico, anche dopo la modifica del Titolo V della Costituzione.
La stessa legge regionale lombarda ha dovuto inventarsi l'erogazione per by-passare le leggi nazionali.
La realtà è che siamo in presenza di una assurda e anarchica confusione legislativa e in materia di principi costituzionali, di leggi quadro nazionali, che dovrebbero orientare il nostro paese sulla natura giuridica del servizio acqua.
La natura economica e privata (cioè che “priva” di un diritto collettivo) o la natura pubblica e garantita del diritto naturale ad un bene comune come l'acqua potabile, è questione di principio che riguarda l'intero territorio nazionale, pena la perdita di una identità nazionale, la possibilità del nostro paese di esprimere posizioni politiche nelle sedi internazionali: della UE, della Banca Mondiale, in merito ai negoziati del WTO.

Conclusioni
L'escalation delle contraddizioni iniziate con la legge Galli sono ormai arrivate nel concreto delle scelte locali all'ingestibilità e si scontrano con la volontà espressa dal Governo attuale.
La legge della Lombardia rischia di far naufragare ogni certezza del diritto in tutto il paese .

Alcune proposte per la discussione
Il problema del che fare.
Mettere ordine nelle scelte di principio sull'acqua , questo si pone ormai come esigenza improrogabile.
Per prima cosa ci chiediamo se non è il caso di rivedere il federalismo da apprendista stregone, del titolo V della Costituzione che sta creando non pochi disastri. Il presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti ha parlato di modifiche, lo prendiamo in parola e in particolare per quanto riguarda l'acqua e il servizio idrico.
Inoltre chiediamo a tutti gli eletti nelle istituzioni locali lombarde, in particolare a quelli della provincia di Milano, di non stare più in questo inspiegabile silenzio. Fatevi sentire, finora solo la Provincia di Lodi si è fatta sentire in maniera chiara.
Con questo Appello Vi chiediamo due impegni:

  1. Vi chiediamo di aderire e di aiutarci a raccogliere le firme sulla proposta di legge d'iniziativa popolare sull'acqua , elaborata dal Forum dei Movimenti per l'Acqua ( www.acquabenecomune.org ).
  2. Più nello specifico per la Lombardia, Vi chiediamo di aprire la discussione nei Vostri Consigli Comunali e Provinciali sulla possibilità di abrogazione della legge regionale lombarda n. 18/2006 . In base allo Statuto regionale è sufficiente che a richiederlo siano 50 consigli comunali o 3 consigli provinciali.

Due impegni molto semplici, ma in linea con quanto detto e scritto dall'Unione.

Emilio Molinari
(presidente del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull'Acqua)
Milano, ottobre 2006

PS. Dopo la Campania anche la Sicilia: da Il manifesto di Domenica 22 ttobre.

L'isola possibile

Ladri d'acqua

Cresce in Sicilia la protesta contro la privatizzazione dell'acqua: si moltiplicano i comitati di cittadini ed è pronta anche una legge di iniziativa popolare. E le amministrazioni si dividono tra pro e contro. Una intervista con Rita Borsellino in edicola mercoledì 25 ottobre sul “il manifesto”.

Perciò ribadiamo : Perché il ritardo lombardo dei partiti, dei militanti, delle istituzioni e dei governi locali dell'Unione nei confronti della legge Formigoni? Perché la solitudine della Provincia di Lodi e di qualche gruppo consigliare regionale?

Se ci siete battete un colpo.

Inviate le adesioni a: info@contrattoacqua.it , indicando nell'oggetto: APPELLO PER L'ACQUA PUBBLICA IN LOMBARDIA, specificando cognome, nome e carica ricoperta.

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