Invidiando l'Inghilterra

15 miliardi di euro di investimento in fibre e computer, per la rete delle meraviglie. L'ex monopolista britannico, BT, sta cominciando a costruire la rete convergente del XXI secolo. E comincia ad attivarla dall'«arretrato» Galles
21 settembre 2006
Franco Carlini
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Tra poco più di un mese gli abitanti di Cardiff, nel Galles, cominceranno una migrazione storica, non fisica, ma virtuale. Succederà dunque che i loro collegamenti telefonici precedenti verranno per così dire staccati dalla vecchia rete (PSTN, Public Switched Telephone Network) e passati a una rete tutta nuova che con una qualche enfasi Bt Group (ex British Telecomunications) ha chiamato 21CN, ovvero rete (network) del 21esimo secolo. Il Galles del sud è la prima zona a staccare e riagganciare e a godere delle nuove prestazioni, ma la migrazione di massa durerà fino al 2009.
L'investimento è di quelli pesanti: 10 miliardi di sterline (grosso modo 15 miliardi di euro) in 5 anni, ma Bt sostiene che a regime risparmierà un miliardo di sterline all'anno grazie all'efficienza della tecnologia dispiegata. Il progetto venne delineato nel 2005 e l'anno seguente vennero stipulati i contratti con i fornitori di tecnologia.
In che cosa consiste il nuovo? Per i cultori della tecnica molte spiegazioni sono disponibili sul sito del progetto (http://www.btplc.com/21CN/), ma sostanzialmente di questo si tratta: tutta la rete fissa di Bt diventa «a commutazione di pacchetto», il che significa che voce, dati, suoni, immagini, non solo sono digitali, bit, ma vengono spediti e smistati (commutati) con la stessa tecnica già oggi usata nell'internet: un unico documento o filmato viene spezzato in blocchi e questi viaggiano indipendenti sulla rete, ricomponendosi solo a destinazione. Questo consente un'eccezionale efficienza.
La situazione attuale della rete Bt, ma anche degli altri operatori di telefonia fissa è figlia di una storia secolare che ha portato all'accumulo di diversi segmenti e tecniche, sia nei mezzi di trasmissione (cavi di rame, fibra ottica, ponti radio) che di centrali di smistamento, con regole di scambio e commutazione diverse. Questo ha creato complicazioni tecniche enormi e costi elevati, vista la complessità del sistema.
L'artefice di questa svolta è l'olandese Bernardus J. Verwaayen, alla guida del gruppo dal 2002. Allora Bt aveva debiti per 19,5 miliardi di dollari, in larga misura dovuta alla pazzesca gara inglese per le licenze di telefonia mobile di terza generazione; per i primi due anni Verwaayen si dedicò a tagli drastici, ma subito dopo ha lanciato il suo progetto per il futuro che senza dubbio è il più ambizioso tra tutte le aziende al mondo.
Il ragionamento in fondo è semplice: se i profitti derivanti dalla telefonia tradizionale stanno scendendo e continueranno a farlo, allora il vero patrimonio di un gruppo come BT sono i suoi 29 milioni di clienti, nelle cui case e uffici i fili arrivano. Ognuno di loro parla per telefono, scambia dati e naviga sull'internet e, almeno in casa, vede un sacco di televisione. Per chi ami le sigle dunque, si telefonerà alla VoIP (Voce su protocollo Internet) e analogamente si vedrà la televisione con tecnologia IpTV. Ma, soprattutto, agli abbonati si offra una rete unica, con solo bocchettone in casa, che si possa diramare ai diversi apparati, (anche a quelli senza fili come i telefoni cellulari) e un'unica bolletta, meglio se a tariffa piatta, tutto compreso. Chi se lo può permettere, infatti, è disposto anche a pagare di più, pur di avere una gestione semplificata, tecnica e commerciale. E' lo stesso modello dell'italiana Fastweb, ma con l'ambizione di estenderlo in soli 5 anni a tutta l'isola britannica.
Un'operazione del genere, al di là dell'Atlantico, la sta facendo una delle grandi telco d'America, Verizon, la quale va stendendo fibra ottica a più non posso, specialmente nei grandi centri urbani: una famiglia con telefono, televisione, internet a banda larga e due cellulari spende 220 dollari al mese, che sono tantissimi, ma meno di quanto costerebbero gli stessi servizi se acquistati separatamente da operatori diversi. L'offerta di Verizon si chiama FiOS, ovvero Servizio di Fibra Ottica. Proprio la scelta della fibra rende l'investimento molto oneroso: costa tantissimo infatti stendere i cavi sottoterra o anche semplicemente da un palo all'altro. Il costo per far «cadere» la fibra dentro un appartamento è di circa mille dollari, cui ne vanno aggiunti altri 700 circa di lavoro umano e di apparati per sistemare in casa tutti i collegamenti. Anche questa, come quella di Bt, è dunque una scommessa ardita sul futuro del business della comunicazione: chi ha visione e finanziatori sposta decisamente in avanti il livello delle prestazioni e dei servizi disponibili, pur sapendo che i ritorni dell'investimento saranno di là negli anni. Il che si può fare a due condizioni: che gli azionisti non pretendano un recupero immediato e che ci sia una mucca da mungere in continuazione, la quale produca denaro contante giorno dopo giorno, per coprire gli investimenti. Verizon Wireless, la società cellulare di Verizon serve anche a questo scopo, come sarebbe stato anche il caso di Tim, se non fosse che la sua «cassa» è stata usata per pagare gli interessi sul debito della scalata, piuttosto che per preparare la rete fissa del futuro.

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