Dall'Illuminismo al mediattivismo
Nella “Scienza della legislazione” (1780-5) l’illuminista napoletano Gaetano Filangieri esprime una moderna valutazione della funzione dell’opinione pubblica e sulla libertà di stampa. Scrive Filangieri: “Vi è un tribunale, che esiste in ciascheduna nazione, che è invisibile (…) ma che agisce di continuo, e che è più forte dei magistrati e delle leggi, de’ ministri e dei re (...) Questo tribunale, io dico, è quello della pubblica opinione”. Secondo Filiangieri il mezzo della pubblica opinione è la libertà di stampa: “La libertà, dunque, della stampa è di sua natura fondata sopra un dritto , che non si può né perdere né alienare finché si appartiene ad una società”. Per questo motivo, secondo Filangieri, la libertà di stampa non deve essere trascurata dal legislatore, ma codificata e protetta. Lo esige la stessa giustizia. Per Filangieri, infatti, c'è infatti un diritto essenziale, comune a tutti, che non può essere né soppresso, né ceduto, perché dipende dallo stesso dovere, che ognuno ha, di contribuire al bene della società alla quale appartiene: è il diritto di manifestare le proprie idee, quelle che egli crede possano accrescere il bene o eliminare il male sociale. Filangieri esamina anche i “rischi” della libertà di stampa e, parafrasando il suo linguaggio settecentesco, questa è la sua argomentazione: “L'obiezione più comune che si fa contro la completa libertà di stampa è che essa potrebbe anche finire col permettere a qualche autore di diffondere, volutamente, degli errori. Niente paura: è la stessa libertà di stampa ad eliminare tale rischio, perché un errore non è mai veramente pericoloso quando è riconosciuto "errore", quando, cioè, si può far conoscere come tale. Grazie all'assoluta libertà di stampa, espressione della pubblica opinione, inevitabilmente trionferà la verità: solo la verità ci guadagnerà sempre ad esser resa pubblica”.
Queste idee di intransigente difesa della libertà di stampa verranno riprese da Thomas Jefferson, presidente degli Stati Uniti dal 1801 al 1809, il quale disse: “Preferirei vivere in un Paese che abbia giornali e non abbia governo, anziché in un Paese che non abbia giornali e abbia governo”.
Le idee di Filangieri furono alla base dell’etica e della metodologia di giornalisti come l’americano Joseph Pulitzer (1847-1911) il quale scrisse: “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
L’idea che la società si possa trasformare creando l’opinione pubblica genererà da una parte l’esigenza di controllo sui mass media ma per converso aprirà anche – nell’era di Internet – una nuova pagina per la strategia di cambiamento nonviolento della società, quella del “mediattivismo”.
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Titolo: "Media Activism"
A cura di Matteo Pasquinelli
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