Bangalore può morire di tecnologia
Bangalore (India) - Il nome di Bangalore è ormai da anni legato all'Information Technology e all'industria dell'alta tecnologia che proprio nella grande città indiana trova uno dei poli di massima vivacità del mondo. Ma è una città che potrebbe morire per una sorta di autodistruzione indotta dallo smaltimento davvero poco intelligente della tecnologia.
Stando ai consulenti dell'Istituto per la gestione dell'ambiente e la ricerca sulle politiche ambientali, ente di ricerca che fa parte del Consiglio per il controllo delle emissioni del governo locale, Bangalore è diventata una bomba ecologica a causa dei rifiuti tecnologici.
"Se non ci svegliamo subito - ha dichiarato un esponente dell'Istituto - nei prossimi cinque anni tutto questo si ritorcerà contro di noi".
Il problema centrale sta nell'enorme quantità di materiale tecnologico che viene gestito nell'area di Bangalore e nell'assenza pressoché totale di impianti di smaltimento adeguati. Sono centinaia le imprese spesso improvvisate che fanno riciclaggio dell'e-waste nell'area urbana, utilizzando perlopiù sostanze chimiche altamente tossiche ed inquinanti per ottenere dai rifiuti hi-tech materiali da rivendere. Non solo, gran parte dell'hardware dismesso sia dai riciclatori che da enti, aziende e privati, finisce nella normale catena dello smaltimento, ossia viene bruciato a basse temperature, liberando quindi nell'aria una serie di sostanze dannose come la diossina. Tonnellate di materiale tossico finisce anche nelle discariche abusive che circondano la città: l'infiltrazione nel terreno di componenti chimici tragicamente tossici raggiunge i massimi livelli.
Secondo l'Istituto, sono più di mille le diverse sostanze dannose che vengono oggi liberate nell'ambiente senza alcun controllo. Basti pensare che nel corso di un anno si stima che la produzione di rifiuti tecnologici a Bangalore comprenda 1000 tonnellate di ferro, altrettante di plastica, 350 di rame, 300 di piombo, 43 di nickel e 0,23 di mercurio. Si tratta di numeri in continuo aumento e strettamente legati allo sviluppo del distretto tecnologico di Bangalore. "I risultati - hanno spiegato gli esperti - sono allarmanti anche perché non esistono regole certe e non ci sono sistemi di smaltimento scientifici".
Le conseguenze sulla salute di sostanze come il berillio, il piombo o il mercurio liberate nell'ambiente e nelle acque, sono da molti anni conosciute e gravissime: dall'infarto a danni irreversibili al fegato il quadro è assolutamente preoccupante.
A tutto questo si aggiunge, come già accadeva in Cina e in altri paesi asiatici fino a qualche tempo fa, l'importazione di rifiuti hi-tech occidentali, in particolare americani.
Con grandi risparmi economici, infatti, le industrie americane esportano in molti paesi l'e-waste prodotto negli Stati Uniti. Ciò accade perché proprio gli USA sono tra i pochi paesi a non aver firmato la Convenzione internazionale di Basilea sui rifiuti nata proprio per contrastare le esportazioni di sostanze tossiche: sebbene l'India l'abbia firmata, la mancata adesione degli USA non impedisce l'importazione di questi materiali.
"Entro sette anni - ha dichiarato un portavoce della coalizione Toxic Links, una organizzazione non governativa - si avrà il caos. Il Governo tende a reagire ma non riesce a prevenire. Lavora con i suoi ritmi. Si sono svegliati ma la risposta è troppo lenta".
E c'è qualche altro esperto che prevede entro pochi anni una emergenza ambientale in tutta l'area.
Articoli correlati
- La lunga vita dei rifiuti di platica
Flacone vecchio di 50 anni ritrovato nelle acque del porto di Ancona
«Ritrovare un oggetto come questo può sembrare assurdo, ma va considerata la particolare durabilità della plastica perché un prodotto di questo genere può resistere 400-500 anni in mare».7 gennaio 2021 - Maria Pastore - E' stesso sito in cui POSCO non riuscì a creare un'acciaieria per l'opposizione della popolazione
India: via libera a nuova acciaieria di JSW Steel
L’impianto, da 13,2 milioni di tonnellate all’anno, sorgerà in Odisha: «Pronti a qualsiasi stanziamento»Marco Torricelli - Lo riferisce il sito di siderurgia Siderweb
"La nuova acciaieria a Odisha rischia di provocare un'autentica sollevazione popolare"
In India i cittadini della regione sono contrari al progetto di Jindal e difendono l'ambiente dal rischio di deforestazione. E' previsto un taglio di un'area forestale per far posto a un maxi-stabilimento della JSW Steel da 12 milioni di tonnellate annue di acciaio25 maggio 2020 - Redazione PeaceLink Mafie, emergenze ambientali, immigrazione sta andando tutto come prima ...
... tra i soliti teatrini e le identiche indifferenze che puzzano di omertà e connivenza9 settembre 2020 - Alessio Di Florio
Sociale.network