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28 gennaio 2005

The Agronomist

Un bellissimi film-documentario che racconta la vita di un militante per i diritti umani di Haiti
Autore: Francesco Castracane

THE AGRONOMIST

Regia: Jonathan Demme
Interpreti:Jean Dominique
Anno: 2003
Origine: USA
Durata: 90’
Genere: Documentario
Distribuzione: BIM
Presentato nell’edizione 2003 della Mostra di Venezia, THE AGRONOMIST, è uno dei più bei film usciti in quell’anno. Uno stupendo documentario, tenero e appassionato, sulla vita del giornalista e attivista per i diritti umani Jean Dominique, assassinato il 3 aprile del 2000 davanti alla sua emittente: Radio Haiti Inter. Nel 1991, anno in cui il regista Jonathan Demme vinse l’oscar per “Il silenzio degli innocenti”, Dominique viveva in esilio negli Stati Uniti. Demme, da sempre attento osservatore della cultura e della storia haitiana avvicina Jean Dominique e lo comincia ad intervistare. Ne esce un ritratto di un uomo eccezionale e coraggioso, che assieme alla moglie, si impegna per il proprio paese. I primi anni del suo lavoro lo vedono impegnato a svolgere la professione di agronomo con i contadini poveri di Haiti. Ma questa sua attività non piace ai latifondisti che riescono a farlo incarcerare. Nel 1968, fonda la prima radio libera del paese, Radio Haiti Inter appunto. Le trasmissioni avvengono non solamente in francese, lingua dei dominatori, ma anche in creolo, lingua usata dai ceti più poveri della popolazione. Il film srotola gli avvenimenti di Haiti, raccontando il ritorno di Dominique nel suo paese, la riapertura della radio, la sua nuova chiusura e le difficoltà che incontra nel paese. Demme ha riordinato, cercando di limitare il più possibile la sua opinione, tutto il materiale registrato in anni di incontri col giornalista, intervista la compagna di vita e di lotta, aggiunge filmati di repertorio e resoconti e attraverso il racconto di Dominique si scopre non solamente la sua storia personale ma anche la storia del paese, dalla caduta del regime di Duvalier agli attuali tentativi di instaurare ad Haiti un regime democratico, accennando coraggiosamente al ruolo non positivo avuto dagli Stati Uniti in questo paese.
La particolarità di questo personaggio emergono anche dalle modalità scelte dal regista per raccontarne la storia: Dominique spiega le cose che gli sono accadute con una ironia e una capacità affabulatoria che affascinano chi guarda e che inducono curiosità. La sequenza finale del film, con la moglie Michele Montas che dalla radio, appena dopo la morte, racconta agli ascoltatori che Dominique non è morto ma continua a girare per Haiti con la sua pipa, è commovente e lascia uno strappo nel cuore di chi guarda. Il regista ricorda che anche se la persona viene a mancare, le sue idee continueranno a circolare.
In questa modalità del racconto emerge la bravura del regista, che ha saputo montare in maniera sfavillante e per nulla noiosa una storia che altrimenti avrebbe potuto risultare difficile da digerire. A differenza di Micheal Moore, presenza ingombrante e alla moda, qui invece Demme ha il coraggio di tirarsi indietro e cercare di far parlare da sole le storie raccontate da Dominique. Il regista decide di rimanere sullo sfondo, di non emergere e aggiunge una colonna sonora stupenda, accompagnata dalle musiche di Wycleaf Jean e Jerry 'Wonda' Duplessis.
Insomma, un film straordinario che meriterebbe di essere visto da una platea più vasta di quanti fino ad oggi lo hanno visto e che dimostra che Jonathan Demme, impegnato in opere importanti come “Il silenzio degli innocenti” e “Philadelphia”, in realtà sia più portato per la realizzazione di lavori dove possa esprimere più liberamente la propria vena di Filmaker.

P.S.: un anno fa Radio Inter Haiti ha dovuto chiudere per le minaccie subite e a tutt’oggi ancora non ha riaperto.

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