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Forum: Lettere

7 febbraio 2006

Bolle di sapone

Autore: Giacomo Ambrosino


Stamane, mentre facevo la doccia, mi son trovato circondato da una decina di bolle di sapone le quali, protette da chissà quale magia, salivano lentamente verso il mio volto.
Sono rimasto ad osservarle, e penso che abbiano fatto la stessa cosa, soprattutto quando si sono incrociate con i miei occhi, bagnati, luminosi, puliti. Come davanti ad uno specchio ho visto me nella loro lucentezza, nel loro splendore; ognuna di esse proiettava un immagine diversa di me, rappresentato in stati diversi della mia vita. Ad un certo punto ne sono scoppiate 6, lasciando così alle restanti 4 l’arduo compito di mettermi al confronto con la mia vita.
Nella prima c’era la mia fanciullezza, la mia infanzia, lì vestito con il grembiule dell’Istituto Montessori; fotografie di attimi che spesso varrebbe la pena rivivere per gustarsela nuovamente in modo da abbandonare un po’ la vita di oggi.
Nella seconda ero al liceo, in mezzo alle manifestazioni studentesche, alle occupazioni e alle figuracce e non davanti ai prof e ai miei compagni; le liti con papà, le mazzate che ho preso, le cazzate con gli amici, i primi amori, le conseguenti delusioni; l’impegno ricreativo e sociale attraverso il teatro, gli amici e tanto altro.
Nella terza il mio desiderio di riscatto, le giornate passate a studiare per riprendermi ciò che mi era stato negato dalla mia stupidità e dalla mia svogliatezza, l’impegno sociale attivo con WWF. Emergency, il commercio equo, istantanee di un periodo pieno di amore, di soddisfazione, di lotta e conquista dei miei spazi, di quegli ideali che mi hanno accompagnato nell’area maturità. Il desiderio di amore che era vivo e voleva esplodere, come una supernova, emergere come un artista; le delusioni, la tristezza, le serate trascorse a piangere, a disperarmi e a far disperare; il mio ingresso nel mondo del lavoro, la realizzazione di alcuni sogni, i primi viaggi da solo. Accompagnato però dalla paura e dalla preoccupazione dei miei genitori e dall’entusiasmo di amici e fratelli e sorelle.
Nel frattempo l’acqua scorreva sul mio corpo a volte fredda, talvolta tiepida e le bolle che andavano via, mentre solo una restava lì, quasi attaccata a me.
Nell’ultima bolla era difficile vedere il contenuto, a parte qualche piccola istantanea, qualche breve frame di una clip che deve essere ancora completata, girata. Vedevo ciò che sto provando a costruire, un castello di occasioni ancora da visitare, un volo ancora da prendere, dei frutti ancora da maturare. Sono i miei sogni, i miei progetti, le mie future e possibili fonti di soddisfazioni.
All’improvviso vedo l’immagine di Laura, sorride; cerco di sfiorarla, la bolla si scosta e fugge via. Resto lì, immobile, fisso a guardare un punto vuoto, l’acqua continua a scivolare sul mio volto, chiudo gli occhi, mi strofino e li riapro. E penso, sarà stato un sogno oppure un piccolo segno per farmi capire, ancora una volta, che bisogna inseguire i propri sogni in modo da provare a realizzarli cosicché dar vita ad una nuova bolla di sapone, custode della nostra vita, fatta interamente di sogni, avverati e non.

Fine

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