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6 aprile 2003

WAR IS STUPID

Dedicato a mio padre, carabiniere a Cassino negli anni '50.

A Milano, oggi e' una bella giornata ed io sono di riposo. L'ideale per fare le compere con calma. Ma un capo di abbigliamento nero, di nessuna pretesa, mi scatena una ridda di pensieri. Sul capo c'e' stampato: "War is stupid", "La guerra e' stupida".
Autore: Giovanna Frungillo
Fonte: 06.04.2003

Milano, giugno 1998

War is stupid.

Dedicato a mio padre, carabiniere a Cassino negli anni '50.

A Milano, oggi e' una bella giornata ed io sono di riposo. L'ideale per fare le compere con calma. Ma un capo di abbigliamento nero, di nessuna pretesa, mi scatena una ridda di pensieri. Sul capo c'e' stampato: "War is stupid", "La guerra e' stupida".

Giovanna era una bambina curiosa, troppo curiosa, la mamma glielo rimproverava sempre. Quel giorno di giugno - circa 40 anni fa - il sole a Cassino era accecante. Giovanna, i fratelli e la mamma non erano abituati perche' provenivano dal Nord.
L'attenzione di Giovanna era stata richiamata nella hall della stazione dei pullman da 4 quadretti, a suo dire, tutti uguali. "Che buffo, appendere alle pareti quadretti uguali! Macerie, macerie, solo macerie. Sono 4 fotografie uguali di macerie!".
La mamma disse che non erano tutti uguali e che non era buffo per niente, perche' quella era Cassino appena terminata la guerra, non un albero, non un palazzo in piedi, tutto distrutto ad est come ad ovest, a nord come a sud. Una doccia fredda: Giovanna divenne triste e pensosa, perche' era sensibile, troppo emotiva, con le lacrime in tasca e questo dispiaceva anche al papa' che diceva che i suoi figli li voleva soldati. Li educava al suo meglio, non li picchiava, ma pretendeva l'educazione ed era orgoglioso perche' erano bene educati.
"Prima della guerra, dopo della guerra", cosi' dicevano il papa' e la mamma, anche prima di andare a Cassino. Giovanna aguzzava le orecchie: il babbo e la mamma parlavano della guerra perche' l'avevano conosciuta, ma lei non l'aveva conosciuta. La guerra doveva essere una specie di spartiacque: prima della guerra c'era Mussolini, poi non c'era piu'; prima della guerra c'erano i centesimi, poi non c'erano piu', prima della guerra erano nati il papa' e la mamma, dopo la guerra lei e i fratellini. Tutto sommato, sembrava persino giusto.
La mamma era piu' drammatica quando raccontava dei bombardamenti a Milano, dove il babbo era arrivato con gli americani, carabiniere ventenne. Egli era piu' pacato: non raccontava di cose paurose, che pure doveva aver visto, ma raccontava delle tante citta' incontrate nella lenta risalita verso Milano. Il papa' ai suoi racconti dava un sapore di fiaba; preferiva raccontare d monumenti e di ... signorine, asessuate, pero', si badi bene. Sulla gavetta aveva inciso il nome di quelle conosciute. Parlava della sua guerra come di una passeggiata lenta e faticosa, pero' una passeggiata. Il papa' non raccontava mai di piloti inglesi caduti con il loro aereo nel centro d Milano. La mamma era andata a vederlo: aveva ancora su l'orologio.
Ma per Giovanna adesso la guerra non era piu' uno spartiacque, diventava qualcos'altro, diventava una cosa di cui avere paura ed orrore, diventava qualcosa - se ne rendeva conto - che le era stata sbattuta sul muso: inutile far finta di non sapere e di non vedere: i suoi effetti erano ancora li'.
Non a caso in una piazza di Cassino c'era un carroarmato, issato (tenuto fermo?) su una base di sassi. Giovanna non si fidava e tormentava la mamma: "E se di notte, quando non lo vede nessuno, viene giu' e si mette a sparare?". La mamma si spazientiva. "Lo vuoi capire che il carroarmato non va se non lo guida un uomo? Lo zio Giovanni era carrista in Africa, cioe' guidava il carroarmato. Una bomba ha centrato in pieno quello del suo comandante, a due passi da lui". Lo zio si salvo'.
Per la mamma, tutte le occasioni erano buone per raccontare del fratello scampato alla morte in Africa e a Taranto, dove era affondato con la distruzione della flotta italiana. "Diceva che quando l'hanno ripescato, aveva gia' visto il Signore con il tondino in testa", concludeva sempre la mamma. Lo zio Giovanni era stato poi prigioniero in America, la mamma conservava ancora le posate con inciso: "U.S.". Prigioniero negli Stati Uniti era tutt'altra cosa che prigioniero in Germania: in America erano trattati da signori. Ma che cosa fosse successo in Germania ai prigionieri italiani non era dato di sapere, ne' dal papa' ne' dalla mamma. Poi, dopo tante disavventure, lo zio era tornato, ammalato, a morire di fatica in Italia nel tentativo di mantenere moglie e figlio in una Milano esausta che da mangiare offriva ben poco ai reduci, e ai milanesi in genere.
Ma il papa' no. Al papa' non mancava niente perche' era al seguito degli americani: aveva persino il caffe'.
Giovanna s'impressionava sentendo i racconti della guerra di Cassino che la signora Pomponio faceva alla mamma. Ma non voleva assolutamente andar via. Orrore e morte. Oro nascosto, persino damigiane d'olio seppellite con l'intenzione di ritrovarle in seguito. Oro e olio che in molti casi erano rimasti senza padrone. Naturale che poi la sera Giovanna non volesse dormire perche' aveva paura dei soldati.
Anche l'abbazia avevano fatto saltare: infatti lo si vedeva che era tutta nuova. Giovanna passava i pomeriggi a guardare le corriere che andavano su e giu'. La mamma la rimproverava perche' preferiva osservare o ascoltare anziche' giocare con i fratelli. E passava i pomeriggi, soprattutto quelli nuvolosi, ad immaginare i soldati grandi come le montagne, sdraiati su di esse, vestiti tutti allo stesso modo, perche' non aveva ancora imparato che la divisa era come la bandiera: ogni popolo ha la sua.
Certe sere chiedeva al babbo e alla mamma se si era proprio sicuri che non ce n'erano piu' di soldati su quella montagna. Del papa' si fidava di piu', in genere, ma in questo caso neanche lui la tranquillizzava del tutto.
Dopo un po' imparo' che i nemici erano i tedeschi.
Gli americani erano quelli del piano Marshall, quelli che dispensavano ai bambini cioccolati a forma di formaggini, quelli della colonna sonora del Ponte sul Fiume Kwai, che Giovanna conosceva bene, perche' la sezione locale della DC in occasione delle elezioni faceva suonare quella musica tutto il giorno. Era una bella musica, al papa' piaceva tanto: la fischiava spesso. Il papa' era un papa' moderno, anzi possiamo dire precorritore dei tempi e gli piaceva prendersi cura dei suoi figli, e ogni momento libero li portava a spasso e li fotografava. Intanto li istruiva, trasmettendo il suo sapere e mostrando loro le cose interessanti della citta'.
Spesso li portava al Cimitero inglese a rendere omaggio a quelli che non erano potuti tornare in patria. Che tristezza!
Un giorno - si stava andando verso il Garigliano - si fermo' una macchina di stranieri che chiesero al babbo il perche' di quelle zone disboscate sulle montagne, zone che erano ordinate come righe. Il papa' non lo sapeva e dovette chiedere a qualcuno del luogo. Gli dissero che era per contrastare il fuoco, in caso di incendio. Il papa' lo spiego' pazientemente agli stranieri che l'annotarono sul loro taccuino.
- Chi erano?
- Dei tedeschi.
- Hai parlato con dei tedeschi? Hai parlato con quelli che hanno ucciso tutti quei giovani del Cimitero inglese?
- La guerra e' finita. Adesso siamo tutti amici, americani, francesi, inglesi, tedeschi, italiani.
Finita? E il teschio che e' stato trovato quando costruivano la strada vicino a casa nostra? E le granate antiaereo che i cercatori di ferro hanno trovato e nascosto nel torrente e tu le hai fatte portare via? E le case sventrate? E la gente morta? E la mia paura che torni il carroarmato, che tornino i morti, che tornino i tedeschi? E la muta che ha una figlia, che tu e la mamma parlate sottovoce e neanche capisco che cosa le hanno fatto?
- La guerra e' guerra - disse il papa' carabiniere.

Giovanna Frungillo

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