Forum: Segnalazioni

15 ottobre 2003

Cara mamma che bello stare in Iraq

Un'altra bufala: negli Usa i giornali locali pubblicano lettere in cui i soldati narrano meraviglie della loro esperienza irachena: «I bambini ci dicono grazie». Solo che le lettere sono tutte uguali. E false
Autore: Alessandro Marescotti
Fonte: FRANCO PANTARELLI - 15.10.2003 - Il Manifesto

«Sono fiero del lavoro che stiamo facendo qui in Iraq e spero che anche voi lettori lo siate»: la frase fa parte di una lettera firmata dal soldato Adam Connell, impegnato nella zona di Kirkuk, uscita sul Boston Globe. I suoi responsabili, credendo di avere nelle mani una testimonianza di prima mano di chi sta rischiando la vita al fronte, l'hanno pubblicata con molta evidenza senza curarsi troppo del fatto che le cose che il soldato scrive appaiono del tutto in linea con ciò che da qualche giorno il presidente George Bush va ripetendo a ogni occasione.

«Stiamo costruendo una nuova forza di polizia», racconta infatti il giovane Adam, «abbiamo rimesso in piedi il corpo dei vigili del fuoco di Kirkuk», aggiunge con un certo orgoglio e ripete perfino quel «i bambini sono ritornati a scuola», che è il tema preferito delle esternazioni di Bush.

Uno che legge - trepidando per la sorte dei «nostri ragazzi» laggiù - è portato a pensare che allora deve essere proprio vero anche tutto il resto che il presidente va dicendo, e cioè che «non bisogna credere ai giornali» e che le cose in Iraq «vanno molto meglio di ciò che loro scrivono», e ritrova allo stesso tempo un po' di consolazione e un po' di consenso nei confronti del condottiero della Casa bianca.

C'è però un problema: quella lettera, si è scoperto, il soldato Adam Connell non l'ha mai scritta.

E' stata sua madre Amy, che vive a Sharon nel Massachusetts (l'area di diffusione del Boston Globe) a consegnarla al giornale, ben sapendo che il figlio ventenne «con la sua conoscenza della lingua non sarebbe stato capace di scriverla», come poi ha confessato.

Timoty Deaconson, invece, che non vive nell'area di Boston ma a Buckley, una cittadina del West Virginia, quella stessa lettera la vede direttamente sul giornale locale con la firma del figlio Nick - anche lui in Iraq, nella zona di Kirkuk - e rimane sorpreso di come sia scritta bene. Riesce a mettersi in contatto con Nick, si congratula per la «bella lettera» da lui scritta e il ragazzo cade dalle nuvole: «Quale lettera?».

Una rapida indagine e si scopre che sono almeno una dozzina i giornali locali che hanno pubblicato la stessa lettera con firme diverse, tutte di giovani soldati le cui famiglie vivono nelle aree di diffusione dei giornali in questione.

Un'altra indagine un po' più approfondita e si scopre che laggiù a Kirkuk c'è stato un sergente che ha mostrato la lettera ai suoi soldati chiedendo loro, a) di firmarla e b) di dirgli qual è il giornale del posto in cui vivono. Alcuni, si scopre ancora, hanno accettato di firmarla, ad altri invece è stata firmata per così dire «d'ufficio».

La situazione che la lettera standard descrive è tale da farti provare un'invidia furibonda per quei fortunati soldati: «Kirkuk è una calda, polverosa città di poco più di un milione di abitanti. La maggioranza ha accolto la nostra presenza a braccia aperte. Dopo circa cinque mesi che siamo qui, la gente continua a lasciare le case, con il caldo che fa, per venirci a salutare quando passiamo di pattuglia. I bambini ci sorridono e corrono verso di noi per stringerci la mano e dirci in un inglese stentato `Grazie, signore'».

Interpellato in proposito, il portavoce del Pentagono Bryan Whitman dice di non essere al corrente di «un'azione coordinata» per inondare i giornali americani di lettere di sostegno della guerra, ma aggiunge che in fondo non è soprendente che i soldati abbiano preso un'iniziativa del genere, visto che si sentono «scoraggiati» dal modo negativo in cui i giornali di casa loro parlano dell'avventura irachena.

Però il Pentagono è sembrato rendersi conto che tutti cominciano a sospettare che la cosa possa essere partita dall'alto e così a un certo punto arriva puntuale la «confessione», attraverso una e-mail mandata al network televisivo Abc, del comandante della zona di Kirkuk, colonnello Dominic Caraccilo. «Sono stato io», dice. «Ho voluto dare ai ragazzi l'opportunità di far sapere a casa quanto di buono stiamo facendo qui».

Resta una domanda: se le cose sono così idilliache, se in Iraq si sta così bene perché i soldati continuano a morire? Perché aumentano i casi di suicidi e di rientri anticipati negli Stati uniti per seri disturbi mentali?

Prossimi appuntamenti

PeaceLink News

Archivio pubblico

Dal sito

  • Ecologia
    PeaceLink sollecita il presidente della Regione Michele Emiliano

    Perché la Regione Puglia non ha aggiornato lo studio epidemiologico del dottor Forastiere?

    Si apre l'appello del Processo Ambiente Svenduto con una grave mancanza: il non aggiornamento dello studio fondamentale per comprendere il nesso causa-effetto tra gli inquinanti prodotti dall'ILVA e la salute dei cittadini.
    18 aprile 2024 - Associazione PeaceLink
  • CyberCultura
    Organizzato da Pax Christi e PeaceLink

    È iniziato il primo corso di Intelligenza Artificiale generativa per la pace

    Ci si pone l'obiettivo di "alfabetizzare" i partecipanti all'utilizzo dell'Intelligenza Artificiale generativa per la creazione di testi e prodotti utili al giornalismo online e al mediattivismo.
    17 aprile 2024 - Redazione PeaceLink
  • MediaWatch
    Il servizio pubblico tende a schivare la delicata questione dei disertori

    Ucraina, quello che la RAI non ci racconta

    Vi è una sorta di reticenza nel raccontare il fenomeno diffuso della renitenza alla leva dei giovani ucraini. E delle donne ucraine che chiedono in piazza il ritorno a casa dei soldati. Si preferisce parlare dei soldati feriti che vogliono ritornare al fronte a combattere per difendere la patria.
    17 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
  • Conflitti
    Il morale tra le truppe è cupo mentre i giovani stanno schivando la leva militare

    Perché l'Ucraina sta perdendo la guerra

    L'incapacità dell'Occidente di inviare armi a Kiev sta mettendo Putin sulla buona strada per la vittoria. Nei recenti incontri con POLITICO, i leader politici del paese hanno riconosciuto che gli spiriti pubblici stanno cedendo mentre l'Ucraina sembra scivolare verso il disastro
    17 aprile 2024 - Jamie Dettmer (opinion editor di POLITICO Europe)
  • Editoriale
    Israele ha annunciato un nuovo attacco contro l'Iran

    Contro la logica della vendetta: perché la guerra non è la risposta

    Come pacifisti chiediamo che l'intera comunità internazionale, in sede ONU, prenda le distanze dal ciclo infinito di ritorsioni, superando le divisioni e mettendo da parte i calcoli geopolitici in nome di un solo obiettivo: allontanare il più possibile lo spettro di una terza guerra mondiale
    16 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)