Latina

Nelle scorse settimane sono state chiuse ben quattordici radio comunitarie

Brasile: i movimenti contestano le posizione del governo in merito al sistema radiotelevisivo del paese

Contestata anche la normativa sulla tv digitale
15 gennaio 2006
David Lifodi

Ultimamente in Brasile ha avuto una grande risonanza il dibattito sul ruolo dei mezzi di informazione, soprattutto in seguito alle ultime dichiarazioni di esponenti del governo Lula che hanno ricevuto critiche e commenti non positivi da parte dei movimenti che lottano per la democrazia nella comunicazione.
Nelle scorse settimane sono state chiuse ben quattordici radio comunitarie (sei nel Rio Grande do Sul e otto nel Minas Gerais), misura che ha sollevato le proteste degli operatori dell'informazione alternativa. Luiz Dulci, ministro della "Secretarìa General de la Presidencia", ha rilasciato un'intervista effettivamente un po' ambigua, sostenendo da un lato l'impegno del governo contro la chiusura delle radio, ma mostrando dall'altro di avere poco chiari i fini, gli scopi e la struttura delle radio stesse. Ha infatti dichiarato che l'intento del governo è quello di voler rendere legali le radio veramente comunitarie, ma spesso, ha spiegato "avviene che politici o imprenditori diano vita ad una radio senza chiedere alcuna autorizzazione e poi affermano che quella è comunitaria".
In realtà le radio comunitarie (2366 in tutto il paese secondo la Agencia Brasil) rivestono tutt'altra funzione rispetto a quelle promosse e sovvenzionate da politici e imprenditori, hanno ribattuto i movimenti sociali, sostenuti soprattutto dal direttore di Abraço (l'Associazione Brasiliana di Radiodiffusione Comunitaria) Joaquim Carvalho. Secondo Carvalho "il ministro non ha considerato che la maggior parte delle radio con la licenza riconosciuta dal governo non sono comunitarie".
Inoltre, nonostante le rassicurazioni del ministro secondo il quale le radio comunitarie non sono nel mirino della polizia federale, i recenti arresti di alcuni redattori compiuti nel Minas Gerais sembrerebbero testimoniare il contrario, oltre a sollevare il problema dei frequenti eccessi della polizia stessa, che Luiz Dulci si è affrettato a condannare.
Ad agitare le acque del mondo dell'informazione brasiliano però non sono soltanto i problemi legati alle radio comunitarie.
Lo scorso 10 gennaio infatti i rappresentanti della società civile brasiliana hanno consegnato al governo un documento contenente proposte sulla installazione della Tv digitale nel paese. Il governo, principalmente per mano del Ministro della Comunicazione Helio Costa, intende avvalersi della tv digitale solo in chiave commerciale, senza alterare in alcun modo il sistema televisivo brasiliano, escludente e monopolista. Secondo le organizzazioni sociali e Gustavo Gindre, coordinatore di Indecs (Instituto de Estudios y Proyectos en comunicaciόn y cultura) la tv digitale può essere utilizzata in molti più ambiti, a partire dalla salute e dall'istruzione fino alle nuove tecnologie. Il prossimo 10 febbraio il ministro Costa regolerà la normativa in materia di tv digitale, e il documento consegnato al governo è l'ultima possibilità nelle mani dei movimenti per convincere il Ministero della Comunicazione a democratizzare il sistema televisivo digitale.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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