Latina

Un vuoto legislativo mette a rischio il Programa Nacional de Resarcimiento

Guatemala: lo stato cancella gli indennizzi per i familiari dei desaparecidos

E il presidente Otto Pérez Molina nega le responsabilità dello stato nel genocidio maya
21 dicembre 2013
David Lifodi

internet I familiari delle vittime del conflitto armato guatemalteco, che tra il 1960 e il 1996 ha causato oltre 250mila morti, rischiano di ritrovarsi senza alcun indennizzo economico per il 2014. La notizia trapela dal Proyecto Presupuestario de Recetas y Gastos in via di approvazione al Congresso Nazionale, dove non c’è alcuna traccia del consueto Programa Nacional de Resarcimiento (Pnr), che obbliga lo stato del Guatemala a risarcire i familiari delle vittime civili causate dal conflicto armado ed è stato varato nel 2003.

Gli accordi internazionali stabiliscono che le riparazioni debbano essere proporzionali alla gravità delle violazioni e del danno sofferto e conformemente alle violazioni stesse di cui è responsabile lo stato. Inoltre, le leggi internazionali sanciscono anche l’obbligo, da parte degli stati firmatari degli accordi legati ai diritti umani, di non potersi sottrarre alle riparazioni dovute per i danni causati alle persone. Ad escludere il Programa Nacional de Resarcimiento dal Proyecto Presupuestario de Recetas y Gastos è stato il ministro delle Finanze guatemalteco, adducendo come scusa un vuoto legale: il Pnr perderebbe valore al 31 dicembre 2013, cioè al termine dell’anno, per cui non è legale inserire nel bilancio del 2014 una spesa di denaro pubblico per il Programa Nacional de Resarcimiento, il cui valore legale scade alla fine di quest’anno. Eppure, denuncia l’organizzazione internazionale Impunity Watch, l’incertezza sul Pnr, che quest’anno raggiunge i dieci anni dalla sua applicazione, fa crescere ancora di più la rabbia tra i familiari delle vittime del conflitto armato, che peraltro hanno sempre ritenuto il Programa Nacional de Resarcimiento una misura insufficiente. Del resto, lo stato guatemalteco ha sempre dimostrato una certa freddezza ed una scarsa propensione ad accogliere le richieste dei familiari dei desaparecidos, limitandosi ad offrire dei tavoli di negoziato spesso assai fumosi. In ogni caso, l’atteggiamento dello stato guatemalteco non sorprende. In più di una circostanza Otto Pérez Molina, l’attuale presidente del paese e all’epoca del conflitto armato uno dei militari più spietati nelle operazioni di contrainsurgencia, ha sempre sostenuto che parlare di genocidio dei maya è esagerato e che si è trattato solo di un conflitto armato tra l’esercito e la guerriglia. Di recente l’ex delegato Onu della Comisión para el Esclarecimiento Histórico, Christian Tomuschat, ha ribadito che in Guatemala ci fu genocidio e non ha scartato la possibilità che “Mano Dura”, questo il poco raccomandabile soprannome del presidente Molina, sia indagato  e giudicato per aver commesso crimini contro l’umanità all’epoca della sua militanza nell’esercito. Il rapporto Memoria del Silencio, realizzato nel 1999, tre anni dopo gli accordi di pace di fine dicembre 1996, ha evidenziato che il 93% dei massacri contro la popolazione civile fu commesso dall’esercito e dai paramilitari, soprattutto nel biennio in cui fu presidente il dittatore Efraín Ríos Montt, che ha giocato tutte le carte in suo possesso pur di non essere condannato. Il 25 febbraio di ogni anno, a seguito del 1999, data in cui la Comisión para el Esclarecimiento Histórico dell’Onu ha divulgato il rapporto Memoria del Silencio, in Guatemala si celebra il Dia Nacional de la Dignidad de las Víctimas del Conflicto Armado Interno, convocato dalla Coordinadora Genocidio Nunca Más. Quest’anno l’incertezza relativa alla cancellazione del Pnr potrebbe rendere molto amare le celebrazioni, che hanno sempre chiesto justicia, resarcimiento y reparación integral nel segno di una coerenza assai lontana da raggiungere per uno stato guatemalteco che tuttora continua a perseguitare le comunità indigene e a lottare per l’impunità degli assassini di stato. La Coordinadora Genocidio Nunca Más ricorda tutti i caduti che “sparirono per razzismo, povertà, discriminazione ed esclusione”. Nel frattempo, viste le pessime premesse relative al Pnr, la Red de Organizaciones de Víctimas del Conflicto Armado Interno ha deciso di rilanciare, sollecitando Pérez Molina a confermare per ulteriori dieci anni il Programa Nacional de Resarcimiento in segno di rispetto per i familiari dei 250mila morti e dei due milioni di sfollati durante il conflitto armato. 

Per il Guatemala, come per tutto il Centroamerica, la primavera è ancora ben lontana dall’arrivare. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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