Latina

Guatemala, un gioco delle parti ipocrita

Al ballottaggio tra persecuzione ed arresti
27 luglio 2023
Giorgio Trucchi

Mercato guatemalteco

Le elezioni del 25 giugno in Guatemala hanno sancito l'immagine di un Paese istituzionalmente in 'scacco matto', prigioniero di un sistema politico-istituzionale corrotto e di un modello economico neoliberista estrattivista profondamente predatorio, che costringe milioni di guatemaltechi a sopravvivere nella miseria.

Elezioni manipolate fin dall'inizio da istituzioni piegate agli interessi dei centri di potere di fatto e delle élite criollas, che hanno impedito la partecipazione di quelle candidature che rappresentavano una vera minaccia per lo status quo, una fra tutte quella del Movimento di liberazione dei popoli (Mlp), braccio politico del Comitato per lo sviluppo contadino (Codeca), composta dalla leader indigena Thelma Cabrera e dall'ex procuratore per i diritti umani Jordán Rodas.

Elezioni inserite in un contesto paese con istituzioni impegnate nella strenua difesa degli interessi delle élite nazionali e del capitale multinazionale, con persecuzioni a tappeto contro chi difende la terra, i territori e i beni comuni, con più di trenta, tra giudici e pubblici ministeri, costretti all'esilio per avere indagato e cercato di inquisire politici corrotti.

Un paese militarizzato, con territori sottomessi a misure speciali e stati d'emergenza, controllati da forze armate sempre più aggressive, messe a difesa di progetti estrattivi, energetici e di espansione delle monocolture.

Ha vinto la protesta

Il vincitore della prima tornata elettorale è stato senza dubbio il voto di protesta. Il 17% di chi ha votato - circa il 60% - ha annullato il proprio voto e un altro 7% ha lasciato la scheda in bianco.

Ciò significa che il 24% di chi è andato alle urne ha seguito l'appello di diversi settori della società guatemalteca, in particolare le organizzazioni indigene, a esprimere un voto di protesta o comunque non crede a questa farsa.

Se consideriamo che i candidati giunti nelle prime due posizioni, l'ex primera dama Sandra Torres dell'Une (Unità nazionale della speranza) e il professore e deputato Bernardo Arévalo del Movimento Semilla, hanno ottenuto rispettivamente il 16% e il 12%, risulta evidente il rifiuto della società guatemalteca nei confronti, non solo delle elezioni e della politica in generale, ma anche della nuova e vecchia destra nazionale e del conservatorismo in generale, indubbiamente tra i principali sconfitti al primo turno.

Destra sconfitta

Sono stati sconfitti quei partiti che incarnano la corruzione e la repressione, tra gli altri il filogovernativo Vamos e il Partito Vision con valores ​​(Valor), guidato dalla figlia dell'ex dittatore e genocida Efraín Ríos Montt, relegati rispettivamente a un misero 7,8% e 6,6%.

L'altra faccia della medaglia è stato il sorprendente risultato ottenuto da Arévalo e dal Movimento Semilla, sorto nel 2015 nel pieno delle proteste contro la corruzione del governo dell'allora presidente Otto Pérez e della sua vice Roxana Baldetti.

Favorito dall'esclusione forzata delle poche proposte elettorali antisistema, Arévalo è riuscito ad attrarre parte del voto anticorruzione e di castigo, con una proposta non certo di cambiamento radicale, né di messa in discussione del modello economico, ma almeno di tendenza progressista, lontana dalla politica tradizionale.

Sicari istituzionali

Chiunque sia il vincitore del ballottaggio del 20 agosto, si ritroverà con un parlamento polverizzato in più di venti partiti, fortemente diviso e funzionale ai centri di potere di fatto, il cosiddetto “patto dei corrotti”. 

Usare, comunque, il condizionale nel contesto elettorale guatemalteco è quasi d’obbligo, poiché il risultato del primo turno sembra avere scosso i timori più profondi delle élite corrotte.

Non sorprende, quindi, che, subito dopo l'annuncio da parte del Tribunale supremo elettorale (Tse) dei risultati finali preliminari, i partiti di destra abbiano presentato diversi ricorsi per ostacolare la loro ufficializzazione.

Ciò ha ritardato l'intero iter, generando incertezza e preoccupazione, fino al 12 luglio, quando i magistrati non hanno potuto fare altro che annunciare il ballottaggio tra Torres e Arévalo.

Ma mentre ciò accadeva, il giudice Fredy Orellana, su richiesta della Procura, disponeva la sospensione provvisoria della personalità giuridica del Movimento Semilla, per il presunto reato di falsificazione di firme raccolte per costituire il partito.

Un'azione del tutto illegale, dal momento che la legge elettorale guatemalteca vieta la sospensione di un partito durante lo svolgimento delle elezioni e fino alla loro conclusione.

Impossibile non leggere, dietro a questo provvedimento, l'intenzione dei gruppi di potere di fatto guatemaltechi di sbarazzarsi di un candidato quanto meno "scomodo".

Gioco delle parti

In un surreale gioco delle parti, i magistrati del Tse - quegli stessi che hanno tagliato varie teste prima delle elezioni e che, probabilmente, avevano sottovalutato il potenziale del Movimento Semilla - hanno chiesto l'annullamento della decisione del giudice Orellana, richiesta poi accolta dalla Sala Costituzionale.

In questo modo si dovrebbe quindi garantire il ballottaggio del 20 agosto tra la Torres e Arévalo. Anche qui vale la pena usare il condizionale, visto che la Procura prosegue imperterrita la sua azione inquisitoria contro il Movimento Semilla.

Durante la scorsa settimana, agenti della Procura speciale contro l’impunità (Feci) hanno fatto irruzione nella sede dell'Anagrafe elettorale, una dipendenza del Tse, sequestrando documenti e presunte prove del crimine. Lo stesso hanno fatto nella sede del Movimento Semilla, mentre venivano emessi avvisi di garanzia e mandati di cattura contro membri dell'Anagrafe e del partito.

Parallelamente all'offensiva persecutoria, il Tribunale elettorale ha presentato un nuovo ricorso, questa volta contro varie autorità, tra cui i ministri della Sicurezza e degli Interni, il capo della Polizia, il Procuratore generale e il direttore della Feci, in quanto potenziali minacce per lo svolgimento del ballottaggio.

Questa volta la Sala Costituzionale ha respinto il ricorso, sostenendo che quello del 12 luglio ne garantiva già la realizzazione.

Un gioco ipocrita, in cui ogni attore agisce secondo un disegno predefinito, recitando una parte scritta su misura dai settori che formano il patto dei corrotti.

Reazioni

La Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) ha espresso la sua preoccupazione per "le continue ingerenze nel processo elettorale, in un contesto di mancanza di indipendenza della Procura".

Ha inoltre esortato lo Stato ad "assicurare il principio della separazione dei poteri" e a "garantire il diritto alla partecipazione politica".

Il Segretario generale delle Nazioni unite, António Guterrez, attraverso un comunicato, ha invitato lo Stato del Guatemala al rispetto della volontà popolare e dei diritti umani.

Dichiarazioni di profonda preoccupazione per quanto sta accadendo in Guatemala sono state rilasciate anche dalle diverse missioni internazionali di osservazione elettorale accreditate nel Paese.

Intanto la giornata del 23 luglio è stata caratterizzata da nuove mobilitazioni di protesta, che si stanno moltiplicando in varie parti del territorio nazionale.

Nella capitale si è svolta la "marcia dei fiori", in cui centinaia di persone hanno chiesto le dimissioni del Procuratore generale, Consuelo Porras, del Direttore della Feci, Rafael Curruchiche, e del giudice Fredy Orellana, per la loro ingerenza nel processo elettorale e per ostacolare lo svolgimento del ballottaggio.

 

Fonte: Rel UITA 1 e 2 (spagnolo)

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